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Channel: A Game of T.A.R.D.I.S.
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Teaser Tuesday #147

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Ed ecco di nuovo la rubrica settimanale Teaser Tuesday, creata dal blog Should Be Reading, che si divide in poche, semplici fasi:
1_ prendi il libro che stai leggendo
2_ apri una pagina a caso
3_ scrivi un breve brano (stando attenti a non spoilerare)
4_ scrivi titolo e autore

"Pensi che il re dell'Oltretomba apprezzerà questi pochi fiori, anche se non sono belli come quelli che ho colto per te?"
Per un momento, gli occhi scuri di mia madre, profondi come la terra, si strinsero, tramutandosi in fenditure d'abisso.
"Non parlare del sovrano dell'Averno," mi ammonì, "il suo potere è pari a quello di tuo padre, e il suo regno cento volte più vasto. Tutto ciò che vedi prima o poi finirà per appartenere a lui, e non ha bisogno dei nostri doni. Guarda, Persefone."
Senza lasciare i miei fiori, mi indicò, il mischio che cresceva al lato di tramontana, sultronco rugoso di un ciliegio vecchissimo. Da quella parte, dove il sole arrivava poco o niente, il legno era nero; toccai il muschio, nell'ombra del sottobosco, e lo sentii umido e freddo, nonostante fosse una giornata calda, con il sole che splendeva a raggiera, tra i capelli di mia madre.
"Non puoi donargli qualcosa che gli appartiene già: potrebbe pensare che sei un'arrogante che crede di sottrargli i propri diritti. Il suo potere è grande, il suo orgoglio smisurato. Lui nega tutto ciò che sei, e tutto ciò che sono io."
Anche mia madre era orgogliosa. Rimasi in silenzio, in segno di rispetto per l'insegnamento che mi impartiva, ma in cuor mio pensavo che, se il dio dei defunti era un sovrano tanto potente, non sarebbe stato così meschino da credere che volessi derubarlo.
 - Regina di fiori e radici, Laura Mac Lem

Shadowhunters

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Mettiamo subito in chiaro una cosa: se avete amato questa saga letteraria, se avete amato il pilot di questa serie televisiva, se desiderate davvero che il telefilm diventi qualcosa di epico... questo post non vi piacerà. Quindi fermiamoci al 'il pilot non mi è piaciuto' e amici come prima.

Con Shadowhunter e Cassandra Clare ho un rapporto complesso, anche se forse è più onesto dire che ho un rapporto: l'idea di base del suo mondo mi piace (forse perchè l'idea base del suo mondo è Harry Potter) ma non mi piacciono i suoi libri e come scrive. Le ho dato cinque possibilità prima di dirle addio, tuttavia negli adattamenti ci spero sempre un po': il film ha fallito, ma dove un film cade un telefilm può riuscire (vedi Buffy)... peccato che non sia questo il caso.
Il primo episodio di Shadowhuntersè brutto, anche per gli standard di un primo episodio (con la gloriosa eccezione di The Walking Dead i pilot tendono ad essere la parte più debole di una serie perchè devono presentare il mondo, che attori e sceneggiatori magari non conoscono ancora alla perfezione).
Per me i problemi sono iniziati con la prima scena, dove Jace, Alec e Isabelle stalkerano un demone mutaforma. Il pedinamento avviene di notte, sottofondo una canzone in stile Florence + the Machine, comparto effetti speciali piuttosto imbarazzante e Izzie indossa una parrucca che manco i cosplayer prima di e-bay. Lì ho capito che o si salvavano in calcio d'angolo, o male male.

A quest punto faccio prima a dire che il telefilm fallisce più o meno in ogni ambito: gli effetti speciali vagano tra il fatto male e il ridicolo, tipo che per evitare di avere sangue in scena (paura del rating?) i demoni espodono in glitter che credo dovrebbe essere fuoco e i cacciatori gli shadowhunters hanno le ferite che luccicano. Le lenti a contatto di Magnus sono abbastanza finte, così come gli occhi di Luke quando emerge il lato lupesco. Non voglio neanche parlare di quando saltano.
Le coreografie dei combattimenti sono epiche come quelle dei Power Rangers e succedono cose a caso: Clary per qualche motivo prende in mano una spada (leggi: per farci capire che è una shadowhunters - in caso avessimo perso i cinquecento memo sparsi dal pilot) e uno dei demoni ci si impala praticamente da solo (vergogna a te e alla tua famiglia, demone). O Dorotea che deve attaccare senza farsi notare e - giuro - fa levitare una mazza ferrata e la lancia contro gli invasori... attraverso una vetrinetta, perchè spostarla dieci centrimentri a sinistra e non sputtanare l'effetto sorpresa era troppo intelligente.
Le vere chicche, tuttavia, stanno nella sceneggiatura: qui faccio una premessa. Per qualche motivo gli sceneggiatori hanno deciso che in questa serie non ci deve essere praticamente nessun mistero, e volano informazioni che neanche il pilot di Sleepy Hollow. La cosa non solo non ha molto senso, ma è anche gestita tramite scene, dialoghi e reazioni che non stanno né in cielo né in terra: dopo aver reso chiarissimo che Jocelyn nasconde qualcosa c'è un flashback che mostra sia come la donna sia una shadowhunter, sia che Clary non ricorda nulla perchè Magnus e le ha cancellato la memoria. Jecelyn dice a Clary che deve parlarle, ed è ovvio che si tratta di una cosa importante, ma la ragazza - inspiegabilmente - la ignora (non dico che avrebbe dovuto immaginare che c'entravano i demoni, ma sarebbe stato normale se avesse pensato che volesse parlarle della sua famiglia). Non solo ci fanno vedere Valentine, ma c'è anche una scena ridicola in cui un suo sottoposto continua ad insultare Jocelyn dopo che lui gli ha detto di smetterla, solo per farci vedere che È CATTIVO quando l'ammazza (perchè è sensatissimo che chi lavora per uno psicopatico imprevedibile continui a contraddirlo).
Clary trova la sua casa in fiamme, vede demoni, viene spedita attraverso un portale... e quando le dicono di aspettare Luke si mette ad aspettare Luke. E certo.
L'amica di Clary e Simon che non sa niente di Clary, nemmeno che non ha conosciuto il padre, solo perchè serve un dialogo per farlo sapere allo spettatore.
Luke dice agli emissari di Valentine che vuole la Coppa e che - se dovesse trovarla - la terrà per sé. Poi li invita gentilmente a uscire, gentilissimi, già che ci siete portate i miei saluti al capo che è una vita che non ci si vede.
Più la meravigliosa perla di nonsense che è questo dialogo:
Clary: Non mi interessa chi sei o cosa fai o da dove vieni, voglio solo trovare mia madre. Puoi aiutarmi?
Jace: Sono la tua migliore possibilità.
Clary: Ma io non ti conosco.
Sostanzialmente il telefilm getta informazioni a caso addosso allo spettatore, e non quelle necessarie a intrigarlo: come mai Clary non sa niente di niente poteva essere un mistero, chi sia Valentine poteva essere un mistero (tra l'altro non mostrare immediatamente il villain aiuta a costruire le aspettative), la Coppa poteva essere un mistero. Creare un senso di curiosità fa tornare lo spettatore, non dirgli tutto e subito per il gusto di dirgli tutto e subito.
Ma devo anche spendere due parole su alcune chicche di regia, come Clary che prende in giro Simon perchè non si è accorto che una sua amica ha una cotta per lui, e lui che risponde che non è l'unico a non notare queste cose. Molto sottile. Mancava solo uno striscione dietro.
O quando Clary deve decidere se fidarsi di Jace o tornare a casa con Simon, in una ripresa che sembra urlare "Visto come siamo bravi? Adesso mostriamo che lei è dilaniata mettendola in mezzo ai due", roba già vista e che Game of Thrones la fece meglio.

A salvarsi sono gli attori: a parte la ragazza che interpreta Clary (per adesso l'ha resa ancora meno interessante che nei libri), gli altri si vede che si divertono e che si impegnano (soprattutto Simon) ma non sono abbastanza.
Continuerò a vederlo? Non lo so: ha dei picchi di trash non indifferenti e mi ha fatta sinceramente ridere... ma è in bilico. Per diventare bello ha una lunga strada in salita, e non credo che vogliano abbracciare il lato peggiore della produzione. Il problema è che se migliora solo un po' per me diventerà solo mediamente brutto e non sarà più divertente.

Castelli d'Italia #129

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Il castello, con relativo borgo, di Nozzano si trova in provincia di Lucca. Le sue orgini risalgono almeno al IX secolo, quando pare fu fortificato per difendersi da eventuali attacchi pisani (dall'altra parte del fiume, infatti, c'è la rocca di Riprafatta); alcuni ritengono che la sua costruzione sia da attribuire alla contessa Matilde di Canossa. Dopo la battaglia di Monteaperti del 1260 il borgo divenne famoso per l'ospitalità concessa ai Guelfi.
Nel corso della sua storia il castello subì molti attacchi da parte di Pisa, venendo distrutto svariate volte salvo essere sempre ricostruito, ma dal 1500 in poi la sua importanza strategica andò a diminuire; ma non fu lo stesso per la sua importanza civile, ad esempio ospitando una delle prime stamperie d'Italia e varie organizzazioni statali.

Teaser Tuesday #148

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Ed ecco di nuovo la rubrica settimanale Teaser Tuesday, creata dal blog Should Be Reading, che si divide in poche, semplici fasi:
1_ prendi il libro che stai leggendo
2_ apri una pagina a caso
3_ scrivi un breve brano (stando attenti a non spoilerare)
4_ scrivi titolo e autore

"È il momento di agire," disse il Maestro.
Heron attese in silenzio. Kalamon parlò.
"Era ora. Sei rimasto per la bellezza di cinque giorni nell'Officina ed è successo di tutto. Prima abbiamo avuto un'invasione di lucertole. Ci sono voluti due giorni interi per scacciarle dalle novecentonovantanove stanze di Maniero. I servi hanno ancora un diavolo per capello."
"Per non parlare di Yolgo." Heron sorrise.
"Per non parlare di me!" Kalamon si puntò l'indice contro il petto. "Trentatré ne ho contate nella mia stanza. E il mio omuncolo ne ha uccise sei. Ti sei risparmiata una bella rogna, Maestro."
"Per nulla. Ero appena uscito dal Sesto Livello di Meditazione, quando ne ho scorte tre che guizzavano nell'Officina: le ho incenerite subito. Odio quelle bestiacce!"
"E poi c'è la strana faccenda del sole... " Kalamon scosse la testa.
"Che faccenda?"
"È sparito due volte durante il giorno, per pochi istanti. Come due eclissi in rapida successione. Una cosa davvero inquietante."
"E poi è apparso ieri notte," fece Heron.
 - Lo specchio di Atlante, Bernardo Cicchetti

Regina di fiori e radici

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Regina di fiori e radici, di Laura Mac Lem.

Tanta è la soddisfazione quando trovi un retelling che racconta una storia che ti piace in un modo che ti piace.
Niente spoiler.

Quasi nulla di quello che è stato detto riguarda me, nonostante sia la mia storia. 
Si è narrato della passione di mio marito, della disperazione di mia madre, della decisione di mio padre. Si è parlato della sofferenza dei mortali e dei riti che da allora vengono compiuti, per far sì che ciò che accadde non debba mai più ripetersi. Si sono narrate storie parallale e storie contrastanti, si ricordano particolari suggestivi, ma di ciò che riguarda me, di ciò che accadde a me, sembra si conosca ben poco. 
Eppure è la mia storia. Non è la storia di Ade, il signore dell’Oltretomba, delle anime dei defunti e di tutto ciò che cresce nel sottosuolo; non è la storia di Demetra, la Madre Terra che errò nel mondo alla ricerca della sua unica figlia, scomparsa nella tenebra di Erebo; e, certamente, non è la storia di Zeus, che permise tutto ciò avvenisse, finché i mortali non gli ricordarono, attraverso la loro mortalità, ciò che doveva fare. In questa storia ci sono anche loro, ma non è la loro storia. 
È la mia. 
La storia della dea della primavera e regina dell’Averno, contesa tra due mondi, finché la contesa non i obbligò a compiere la mia scelta. Quasi nulla si sa di ciò che significò, per tutti. Eppure rese il mondo ciò che è.
Perché io sono regina di fiori e radici. 
Io sono Persefone.

A me Ade e Persefone sono sempre piaciuti: non so perchè, ma ci ho sempre visto un po' di analogie con La Bella e la Bestia (sì, dovrebbe essere il contrario, ma come molti ho conosciuto prima la favola e poi i miti greci) e Ade è sempre stato una delle mie divinità greche preferite. Era il fratello responsabile, quello che mentre la famiglia faceva di tutto se ne restava nel suo regno a fare il suo lavoro, perchè la morte non può permettersi di essere paziale o succede un casino.
Mi piaceva: ho sempre avuto un debole per lo sfavorito di turno, e l'impressione generale era che Ade fosse odiato e temuto non perchè cattivo ma perchè rappresentava qualcosa che non piace a nessuno.
Terry "una citazione per ogni occasione" Pratchett
Praticamente è solo con Persefone che Ade dimostra di condividere qualche gene con la sua famiglia, ma i miti mi sono sempre sembrati o di parte o incompleti. Mancava la voce di Persefone, ecco. Non si capiva mai cosa ne pensasse lei di tutto il dramma: non sembra mai ribellarsi né esprimere un parere nonostante fosse una dea (e nemmeno una da poco) e non una ninfa a caso, e le sue nozze con Ade venivano a tutti gli effetti celebrate dal popolo.
L'impressione avuta durante e dopo la lettura è che Laura Mac Lem la pensasse esattamente come me e abbia voluto porre rimedio a questa mancanza.

Regina di fiori e radici è un bel libro, punto. E teoricamente potrei chiudere qui la recensione, perchè questo è uno di quei casi in cui non ho tanto voglia di parlare del libro quando di scrollare la gente urlando "Leggilo! Ne vale la pena! LEGGILO!"
Ma credo sia illegale, quindi vi tocca la versione lunga.
Lo stile è più che buono: moderno ma senza stonare con l'ambientazione e si sente che l'autrice sa di che cosa sta parlando. Non si è limitata al "Ade rapisce Persefone perchè la lovva tantissimo e vai di sindrome di Stoccolma": conosce i miti, conosce l'epoca, conosce i nomi (che sembra una cavolata, ma esistono retelling dove Demetra viene chiamata Diana). Ogni reinterpretazione dei fatti nasce non tanto dal gusto personale ma dall'analisi approfondita di cosa succede e - in buona parte - di cosa non succede nel mito: non è che se non c'è scritto allora può succedere di tutto, dev'essere qualcosa che sia coerente con tutto il resto.
E questo, alla fine, rende la storia così soddisfacente perchè non si limita ad essere un retelling, ma anche un "Ok, posso accettare che - se è andata - è andata così".

I personaggi sono delineati molto bene: la protagonista indiscussa è Persefone, dea della primavera. La conosciamo che sembra una bambolina, per aspetto e per il carattere che si tende ad associare a questo aggettivo: con una madre impressionante come può esserlo la terra, e circondata da sorelle con una volontà d'acciaio, Persefone è la sorellina che diventa il cuscinetto della famiglia. Non importa quanto Atena e Diana possano essere diverse, lei è quella attorno a cui vanno d'accordo.
Lei è la primavera, tiepida e dolce e piena di fiori.
Ade è, per molti versi, il suo opposto: inflessbile, implacabile, fondamentalmente incapace di comonicare e con la tendenza a considerare Persefone un'adulta (tutti gli altri la considerano una ragazzina) e - nello stesso tempo - qualcuno il cui parere non conta.
In effetti il problema dei vari personaggi di contorno è che non si curano mai di chiedere alla protagonista cosa ne pensa o cosa vuole, costringendola ad adeguarsi a decisioni prese da altri per il suo bene. Finchè, alla fine e comprensibilmente, esplode di brutto. E cavolo se non è un momento catarchico anche per il lettore: lei è tanto buona e cara, ma alla fine bisogna pur dire basta... anche con le persone che si amano e che ci amano.
Un'altra cosa che ho apprezzato moltissimo è la relazione tra Persefone ed Ade: non ci sono abbellimenti, niente è reso meno brutale.
Ade rapisce la ragazza e la trascina terrorizzata e piangente nel suo regno, senza una parola gentile o una spiegazione: Persefone è in un mondo che non capisce (e apparentemente ostile), lontana da tutto ciò che conosce e - per una volta - siamo in uno scritto dove l'autrice si prende la briga di far vedere come evolvono i suoi sentimenti verso la nuova situazione e verso lo sposo perchè è questo uno dei punti cardine della storia, e se non lo fai vedere tanto vale che tu non scriva il retelling (sì, ho ancora il dente avvelenato per The Goddess Test, in caso non si fosse notato).
Ecco, se proprio dovessi cercare qualcosa che non mi è piaciuto, andrei con la caratterizzazione di Ercole: un cretino a livelli epocali, e io sono ormai di parte dopo aver letto Euripide.

Quindi che dire? Leggetelo.
Ma non subito: se di Ade e Persefone vi interessano i retelling, prima leggete gli altri. Questo è quello definitivo.
Ora come ora non riesco a pensare che qualcuno possa scriverne uno migliore.

Noragami

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Noragami, di ADACHITOKA.

Anche io sono fan di una serie dove una ragazzina finisce invischiata nel mondo sovrannaturale, popolato da individui invisibili alle persone comuni e che combattono i demoni.
Solo che si chiama Noragami ed è un manga.

Sarà un po' lunga, perchè se la trama è semplice l'ambientazione lo è un po' meno.
Hiyori Ikiè una quindicenne di buona famiglia, il cui più grande problema è nascondere alla madre - molto tradizionalista - la passione per il wrestling.
Yatoè un giovane senza fissa dimora che tira a campare facendo i lavori più disparati, venendo pagato pochissimo, ma senza perdersi d'animo.
Le loro vite procedono ognuna per la sua strada fino al giorno in cui Hiyori salva Yato da un'autubus che sta per investirlo... solo per scoprire che il suo eroico gesto ha portato anche lei ad essere investita e - soprattutto - che è stato completamente inutile perchè Yato non è quello che sembra.
Cioè, senza casa e senza un soldo , ma umano no.
Il ragazzo è un dio, anche se non uno di molto successo: nato come divinità minore della guerra, nel mondo moderno si trova senza lavoro e senza fedeli, esaudendo le preghiere più disparate nella speranza di tornare ad essere conosciuto.
E fin qui Hiyori potrebbe anche accettarlo, non fosse che essere entrata così bruscamente in contatto col mondo sovrannaturale l'ha resa capace di staccare la propria anima dal corpo tramite improvvisi ed incontrollabili attacchi di narcolessia.
Provate ad affrontare l'adolescenza con questo problema
Hiyori è - ovviamente - meno che entusiasta della sua nuova condizione e chiede quindi a Yato di rimettere a posto le cose. Peccato che lui non abbia la minima idea di come fare.

Noragamiè una serie che mi piace un sacco: inizia con un mix d'azione e umorismo davvero adorabile (in fin dei conti deve affascinare il lettore), e col tempo riesce a mettere in piedi dei momenti ad alto tasso emotivo non indifferenti (ce ne sono stati un paio in cui avevo la lacrimuccia di commozione).
L'ambientazione è strutturata molto bene: si parte col classico "c'è un mondo che i comuni mortali non conoscono" ma la rielaborazione è interessante. Tanto per cominciare Yato e quelli come lui non sono invisibili: non vengono notati a meno che non cerchino l'attenzione di chi gli sta intorno, e le persone li dimenticano dopo poco (cosa che gli rende ancora più difficile diventare una divinità conosciuta: tutti i suoi clienti lo scordano nel giro di qualche ora).
Del mondo sopranaturale fanno parte dei, spiriti e ayakashi. Questi ultimi sarebbero i demoni della situazione: guidati principalmente dall'istinto, queste creature esasperano le emozioni negative delle persone portandole a commettere crimini o ad uccidersi, e qualunque dio ha l'obbligo non scritto di farne fuori il più possibile.
Un Nora, coperto di nomi
Poi ci sono gli spiriti, ossia anime bloccate nel nostro mondo, in linea di massima dimentiche della loro vita, che si dividono in due categorie: cibo per gli ayakashi e strumenti divini.
Strumenti divini sono le anime che vengono reclamate da un dio: a loro viene dato un nome e la possibilità di trasformarsi in un'arma. Il rapporto tra uno strumento divino e un dio è strettissimo, al punto che le sue azioni e i suoi sentimenti si ripercuotono sulla salute del loro signore. Qui è dove arriva il terzo protagonista della storia, Yukine, un ragazzino che diventa l'arma di Yato.
Per ultimi ci sono i Nora, strumenti divini "randagi" che servono più di un padrone e pertanto sono malvisti da tutti (sono considerati praticamente delle prostitute: si usano quando serve, con grande vergogna, per fare cose che non si vogliono far fare ai propri strumenti divini).
Ma la trama? Beh, essendo un manga la trama va avanti ad archi narrativi: sono un po' come una spirale, si inizia con storie concentrate sul trio di protagonisti per poi andare via via ad allargarsi sia per personaggi coinvolti che per complessità dell'ambientazione.
E non scordiamoci il character development: perchè dovrebbe importarci di qualunque cosa succeda, se non influisce e cambia i nostri eroi?
A gusto personale ho apprezzato tantissimo il lavoro svolto su Yukine: quando arriva è insopportabile. Poi però si passa un sacco di tempo a capire che il marmocchio è così odioso perchè non ricorda niente di quando era in vita e si trova ancora nel mondo ma senza poterci interagire. In più ad occuparsi di lui è Yato, che pur capendo i potenziali problemi di un ragazzino bloccato per sempre all'inizio dell'adolescenza sembra credere che debba risolverli da solo.
Anche Yato è un personaggio in crescita: all'inizio è arrogante, con tendenze da stalker irritantissime e ossessionato dai soldi e dall'avere un tempio. Poi... beh, quando si scopre la sua storia si capisce molto meglio perchè si comporta cosi.
In tutto questo Hiyori sembra il pesonaggio più statico: in quanto umana in un mondo di dei è la più debole dal punto di vista fisico. Però, per quanto sia messa in panchina quando si tratta di combattere, è centrale quando si entra nella sfera più personale e "casalinga" della storia e - personalmente - non ritengo un personaggio debole o inutile perchè il suo è un ruolo di supporto. Senza contare il fatto che ad ogni modo si parla di come per lei non sia una cosa proprio positiva fare parte di questa realtà, sia perchè attira l'attenzione degli ayakashi sia perchè inizia a spendere sempre più tempo con loro a discapito della sua vita umana.
Adorabili idioti
In sostanza Noragamiè un manga che riesce a tenere in equilibrio i suoi vari elementi, e che riesce ad essere così interessante perchè non dimentica la parte più umana della storia: come Akatsuki no Yona usa i sentimenti dei personaggi e il loro sviluppo come trampolino di lancio per le scene d'azione e i combattimenti, col risultato che i lettori sono più coinvolti nella loro risoluzione. Non si vuole solo sapere chi vince, ma anche quali saranno le ripercussioni.
Se dovessi andare a cercare un lato negativo, ne troverei uno più culturale che altro: non sapendo assolutamente niente delle divinità giapponesi tutti i momenti epici legati all'identità di qualcuno sono completamente persi (tipo Bishamonten o Tenjin: per me sono solo ed unicamente questi due).

Per leggerlo che fare? Fortunatamente è edito in Italia dalla GP, e l'edizione è pure carina. Sfortunatamenteè una di quelle case editrici che fa uscire i numeri quando pare a lei (a Lucca 2015 è uscito il sesto volume, spero non aspettino Lucca 2016 per il settimo), quindi per restare in pari leggo anche qui e qui.
Ci son anche due serie animate (Noragami e Noragami Aragoto), fatte molto bene e che si trovano subbate senza troppi problemi.

Castelli d'Italia #130

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Situato in provincia di Padova, nei colli Euganei, questo castello duecentesco era - in origine - un avamposto in grado di controllare le colline circostanti e la zona dei fiumi. Per via della sua funzione militare ha avuto una storia di assedi e distruzioni: la prima volta nel 1231, e poi di nuovo 1313 ad opera dei Veronesi. In seguito divenne un'importante presidio carrarese, ma perse ogni importanza nel 1405, quando venne annesso a Venezia, finendo per essere venduto alla famiglia Corner nel XVII secolo (per passare poi ai Barbarigo il secolo successivo).
Il castello fu restaurato nel XIX secolo ed è molto ben conservato. Oggi ospita un ristorante ed è visitabile.


Teaser Tuesday #149

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Ed ecco di nuovo la rubrica settimanale Teaser Tuesday, creata dal blog Should Be Reading, che si divide in poche, semplici fasi:
1_ prendi il libro che stai leggendo
2_ apri una pagina a caso
3_ scrivi un breve brano (stando attenti a non spoilerare)
4_ scrivi titolo e autore

"No, tesoro mio; suona il campanello e comanda al domestico di invitare Miss Adelon a unirsi a noi" fu la risposta della madre, che aggiunse a voce più bassa: "Non devi dimenticare, Amy, che la tua istitutrice non può mai mescolarsi agli amici che ci fanno visita. Leiè modesta e di umili origini; tu sei Amy Hamilton".
"Va bene, mamma" rispose Amy, "eppure è paradossale che una ragazza così bella e di buon cuore debba rimanere isolata da tutti coloro ai quali invece procurerebbe tanto diletto. Eccola che arriva."
Un passo leggero risuonò per la stanza, quindi Edith comparve davanti a Lady Hamilton, dicendo sommessamente: "Cosa desiderate, milady?"
"Canterai per noi, se non ti dispiace. Prendi l'arpa di Lady Ida e posizionala pure lì" indicò con un freddo gesto della mano.
Edith si stava voltando quando Arthur, con sincera cortesia, disse: "Lord Percy, ecco la cara amica di Amy, Miss Adelon". Lei ricambiò con grazia il suo saluto e passò all'arpa.
 - L'eredità, Louisa May Alcott

Lucifer

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Non ho letto il fumetto da cui questo telefilm è tratto, ma se le atmosfere sono come quelle di Sandman ed Hellblazer, posso capire l'urlo di dolore dei lettori.
Da non lettrice posso ammettere candidamente di essermi divertita un sacco nei quaranta minuti del pilot.
In Supernatural Morte definiva Lucifero "a bratty child having a tantrum", e la frase si può applicare anche qui, ma nel suo lato ridicolo: l'angelo caduto, il serpente, il tentatore... si è rotto le scatole, ha mollato gli Inferi e si è trasferito a Los Angeles.
Dove gestisce un night club.
A occhio Dio l'ha presa come un genitore che scopre che il figlio ribelle ha mollato medicina per fare l'artista di strada, ossia spedendo il figlio responsabile di turno (Amenadiel) a fargli cambiare idea - almeno finchè la cosa resta su un piano così idiota da non meritarsi una discesa in campo personale.

Luciferoè la cosa migliore della puntata. È affascinante, irriverente, a metà tra il simpatico e l'insopportabile, non sta zitto un momento e la cosa che mi è piaciuta di più è che non si nasconde affatto: dice candidamente di chiamarsi Lucifero, di essere immortale, di avere poteri... e la reazione di tutti è, più o meno, "Sì, ok, come ti pare".
Per adesso sembra aver messo da parte le caratteristiche più negative che gli sono tradizionalmente associate e pare bizzarramente affezionato agli umani, con sommo sconcerto di chi sa chi è. In effetti ha sconcertato un po' anche me, ma in fin dei conti quale ribellione maggiore ci può essere, per lui, se non essere meno bastardo di quanto dovrebbe? Soprattutto se il ruolo di villain gli è stato imposto dal padre e non è stato una scelta (non sarebbe la prima volta che, in qualche retelling, viene interpretato in questo modo).
Per il resto la puntata procede con un sacco di potenzialità non del tutto espresse e il timore che rimangano tali: non so perchè, ma con la premessa che ho scritto qualcuno ha deciso che il formato migliore per la serie sarebbe stato un poliziesco per cui sì, tutto il bagaglio mistico c'è, ma di base questo è uno di quei telefilm dove ad un poliziotto competente si accompagna un esperto di qualcosa.
Ed ecco quindi entrare in scena Chloe: la povera donna ha la sfortuna di indagare sull'omicidio di una cantante amica di Lucifer, e pertanto prima se lo ritrova sempre tra i piedi - perchè anche lui sta svolgendo la sua personale indagine - e poi direttamente appresso perchè è più produttivo (e divertente) lavorare insieme piuttosto che separati.
Oh, e la fanciulla, per qualche motivo, è immune ai poteri del protagonista e questo lo incuriosisce da morire.

Quindi, alla fine dei conti, la parte poliziesca procede in modo assolutamente tradizionale e con pochi colpi di genio. Non noiosa, ma nemmeno esaltante.
Dall'altro lato abbiamo dei personaggi deliziosi, dei dialoghi brillanti, una colonna sonora strepitosa, e un Tom Ellis perfettamente calato nella parte, assolutamente a suo agio nel reggere da solo o quasi tutto l'episodio (e se continua così potrebbe reggere tutta la serie). Dico quasi perchè anche Lauren German se la cava alla grande.
In sostanza concordo con quanto disse Neil Gaiman del pilot: divertente, potenziale guilty pleasure molto pleasure e poco guilty, e un Tom Ellis fenomenale.

Castelli d'Italia #131

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Il castello di Zumelle si trova in Veneto e pare che risalga al 46-47 d.C., periodo in cui i Romani cercavano di consolidare il loro potere nella zona di Valbelluna. Grazie alla posizione strategica il castello divenne centrale per la difesa locale durante le invasioni barbariche, ma perse successivamente di importanza e passò tutto l'alto medioevo in mezzo a lotte feudali. Venne infine ricostruito nel 1311 da Rizzardo da Camino, salvo venire nuovamente abbandonato: l'avvento delle armi da fuoco e la pace con Venezia l'avevano reso completamente inutile.
Ai giorni nostri il castello è stato rivalutato, e dopo il restauro è diventato un parco tematico medioevale.


Teaser Tuesday #150

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Ed ecco di nuovo la rubrica settimanale Teaser Tuesday, creata dal blog Should Be Reading, che si divide in poche, semplici fasi:
1_ prendi il libro che stai leggendo
2_ apri una pagina a caso
3_ scrivi un breve brano (stando attenti a non spoilerare)
4_ scrivi titolo e autore

Alice fece un passo avanti, strinse gli occhi, avanzò ancora. Sì, riusciva a vederla, collocata nel muro a circa venti centimetri da terra. La targa era molto piccola, più o meno trenta centimetri per quindici, ed era scurita per l'ossidazione. La scrutò per leggere l'iscrizione, seguì le parole con le dita con una crescente impressione di disagio. Recitava, in lettere molto semplici, incise a fondo nel metallo spesso: 

TENETEMI AL SICURO 

Solo questo. Nessun nome, nessuna data, niente. Per un momento, si chiese se il prete non si fosse inventato tutto come scusa per trattenerla lì a parlare. "Tenetemi al sicuro"? Che genere di iscrizione era quella? Non sapeva nemmeno che fosse legale nascondere un corpo così, nel muro di una chiesa. Esaminò di nuovo la targa, la strofinò con la punta delle dita, provando fastidio per lo sporco che staccandosi le rimaneva sulla mano.
"Ecco dov'è", trillò il reverendo Holmes. "Solamente le sue ceneri, certo, e le sue carte, ahh. Era uno scrittore, sa, ai... ahh, vecchi tempi. E anche abbastanza famoso, a modo suo. Ha fatto seppellire il suo manoscritto con lui. Mi sono sempre chiesto che cosa contenesse."
Alice lo ignorò. Al di là del centimetro o due dello spessore della targa e degli otto centimetri di muro che le stavano dietro, c'era un mistero. Una storia altrettanto incalzante e struggente di quella dietro la picola porta di metallo su cui era inciso:

UNA PARTE IN ME RICORDA E NON VUOL DIMENTICARE

- Il seme del male, Joanne Harris

Lo specchio di Atlante

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Lo specchio di Atlante, di Bernardo Cicchetti.

Se abbiamo autori in grado di scrivere così, perchè non li pubblichiamo più spesso?

La colossale statua che regola le leggi fisiche del mondo, Atlante, è malata. Nascite deformi,piogge di pesci morti, vecchi che tornano fanciulli: solo sostituendo la ghiandola pineale di Atlante sarà possibile riportare il mondo alla normalità. Ma il raro metallo con cui venne realizzata, la drimite, non esiste più.
Il Mago Zephiro e i suoi Apprendisti Heron e Kalamon lo sanno e per salvare il proprio mondo dalla distruzione dovranno rubare quel metallo altrove: nel mondo dei sogni e nei mondi dietro gli specchi. Ma anche nei mondi paralleli Atlante è malato e gli Zephiro locali, coi loro Apprendisti, desiderano la drimite altrui per salvarsi.
E se ogni mondo fosse il sogno di qualcuno?

Questa sarà una recensione breve: un po' perchè il libro non è lunghissimo, un po' perchè non ho nessuna voglia di spoilerare come mio solito, un po' perchè un libro come questo apre alla discussione non solo di cosa pubblicano in Italia ma anche di cosa leggiamo.
Perchè Bernardo Cicchetti è stato pubblicato.
Magari in dieci copie, magari pubblicizzato zero, ma ad un certo punto in libreria lui c'è arrivato ed è prontamente caduto nel dimenticatoio, tant'è che questa è la sua unica opera e - a quanto ho capito - c'è voluta Vaporteppa per andarla a riprendere, assieme al suo autore.
Beh, magari la sto buttando giù un po' tragica: in fin dei conti nel '91 ero una nanerottola a cui i libri si compravano ma che non gli sceglieva (ma avrei fatto meno danni dei miei genitori: stupiti perchè avevo paura di vulcani e tsunami, senza collegare la cosa al libro illustrato sui disastri naturali che ancora oggi mi chiedo perchè), però che cavolo. Questo è soffocare la letteratura di genere nostrana in fasce.
Cose così assurde da essere epiche
Il mondo creato da Bernardo Cicchetti sembra una miniatura: così piccino, eppure dentro ci sono così tanti dettagli da chiederti come hanno fatto ad entrarci tutti. Un mondo il cui equilibrio è retto dalla statua di Atlante, un castello con un mago, due apprendisti, una fanciulla addormentata e una corte.
E lo specchio di Alice, in un certo senso, che apre le porte alle realtà alternative e - di base - prima sei in una stanza e poi sei nel multiuniverso, e questo salto è uno di quelli che se lo fai bene... beh, c'è un motivo se leggere per me è una passione più che un'hobby: i mondi che Heron visita sono tutti intriganti, ognuno con la sua identità e la sua atmosfera tutta particolare, al punto che quasi quasi vorresti sapere anche le storie che si svolgono lì oltre a quella che stai leggendo.
In tutto questo l'autore riesce anche ad inserire una sottotrama di indagine che non stona e non mi ha fatta addormentare, quindi complimenti vivissimi.
Lo stile è più che buono: si tratta di una lettura molto scorrevole e per niente pesante, con tante citazioni alle grandi opere (su tutte Alice nel Paese delle Meraviglie, al punto che ogni capitolo si apre con una citazione) e la cassica trama dell'eroe che parte alla ricerca del mistico oggetto in grado di salvare il suo mondo.
In sostanza: leggetelo.
(ve l'avevo detto che sarebbe stata corta)
Un'ultima cosa la devo dire: Lo specchio di Atlante per me si va ad aggiungere ad opere come Nirvana e Il mostro di Firenze e Boris, che dimostrano che anche noi sappiamo uscire dalla nostra zona sicura e fare roba bellina.
Però dobbiamo premiarla.

Akatsuki no Yona #23 e #24

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O Ik-Soo ha ragione e c'è una volontà superiore che vuole i draghi con Yona, o Yona ha le più grandi coincidenze dell'universo a favorirla.

Capitolo 23: Echoing Fear & Capitolo 24: Light

Eravamo rimasti con Yona che chiedeva a Seiryuu di unirsi al suo gruppo, senza sapere che si tratta di un argomento estremamente delicato: appena menzionato il suo potere, infatti, il ragazzo esplode. Di brutto.
A posteriori è un bene che Hak e Kija siano altrove: non gli avrebbero mai permesso di puntarle un'arma alla gola e la situazione sarebbe precipitata, mentre la principessa è perfettamente in grado di cavarsela da sola e non ha paura di Seiryuu, che dal canto suo sta sempre peggio, con le mani che tremano e l'impulso di piangere per il semplice fatto che la sta minacciando.
Yona prova a rassicurarlo.
Yona: Seiryuu, non sono tua nemica: sto cercando i quattro draghi così da poter sopravvivere con i miei compagni. Vorrei accoglierti come un amico.

La possibilità di avere degli amici è chiaramente una tentazione, ma anche se più calmo Seiryuu rifiuta: lui è maledetto, il potere dei suoi occhi non dovrà mai uscire dalle caverne perchè troppo pericoloso, non vuole usarlo mai più. Vuole che se ne vadano.
Yona e Yoon si apprestano quindi a tornare indietro a mani vuote, ma prima Yona vuole dire un'ultima cosa al drago blu.
Yona: Le tue mani erano molto calde. Non so che tipo di maledizione tu abbia, ma se quelle sono le mani di una persona maledetta... non mi impoterebbe nulla nemmeno se tu avessi la più terrificante delle maledizioni.

Se Seiryuu pensava che l'allontanarsi della ragazza lo aiutasse si è sbagliato di grosso perchè adesso sta male per due motivi:
1_ aver rifiutato di seguire "quella persona" lo sta dilaniando;
2_ sente di aver mandato a puttane la sua unica possibilità di realizzare l'antico desiderio di avere amici, che aveva cercato di dimenticare negli ultimi quattordici anni.
Ottimo lavoro nel dargli tutti i complessi del mondo, abitanti del villaggio. Bel lavoro davvero.
Se lui pare ad un passo dal rompersi, lei ha messo il broncio: Yona sente un legame istantaneo nei confronti dei draghi quindi lasciare indietro Seiryuu la infastidisce molto, ma credo che - in questo caso - la sua preoccupazione sia slegata dalla profezia.
Yona:Mi sento come se avessi lasciato qualcuno di molto speciale in una gabbia molto buia.

Purtroppo non ha modo di approfondire perchè scoprono che Kija sta ancora litigando con i tizi del villaggio (o meglio, malmenando: come Yoon gli fa notare il suo braccio destro ha dieci volte la forza di un'uomo normale... ), che vogliono ucciderli per tenere segreta l'esistenza di Seiryuu e... e niente. Arriva un terremoto, e pure discretamente forte.
Risultato: Yona, Yoon, Kija e parte degli autoctoni sono bloccati nelle zone più profonde delle grotte; Hak e il resto della gente sopra.
Hak è sconvolto e terrorizzato: si sente resposabile perchè non ha impedito a Yona di andare e perchè non era con lei al momento del crollo, e l'idea di poterla perdere (o di averla già persa, per quello che ne sa) lo fa stare malissimo.
Hak:Vostra Maestà Il, vi prego... non portatela via...
I terremotati intanto non se la passano bene: non ci sono feriti ma il passaggio è bloccato e non ce ne sono altri. In più, per una volta, l'intelligenza di Yoon è uno svantaggio: il ragazzino si rende conto immediatamente che in così tanti finiranno presto l'aria, e chi potrà mai avere abbastanza sangue freddo da gestire la situazione se Yoon ha un'attacco di panico?
Kija, ovviamente.
Non è una battuta: in questo frangente la sua missione di proteggere Yona torna utile perchè non gli importa nulla di quanto siano messi male: lui scaverà fino a portarli fuori.
Peccato che la vista del suo braccio porti la maggior parte dei paesani oltre la crisi di panico, perchè si rendono conto che Kija è come Seiryuu. E alcuni dicono che è colpa di Seiryuu in primo luogo se sono lì, e qui Yona non ne può più e gli chiede che cosa gli abbia fatto di male quel povero ragazzo.
Abitante 1:In questo villaggio nasce sempre un mostro con gli occhi del drago. Viviamo nel terrore costante del potere di Seiryuu, e anche se il Seiryuu muore lo diventa il bambino di qualcun altro. Il prossimo potrebbe essere mio figlio! Abbiamo paura fino alla nostra morte!
Abitante 2: Noi non dobbiamo permettere che coloro che portano la maledizione vaghino liberi per il mondo: quando il Seiryuu nasce gli mettiamo subito una maschera, e non gli è concesso uscire molto spesso. È la legge. Eppure... quattordici anni fa il Seiryuu ha ucciso un grosso numero di soldati usando quel potere maledetto. Aveva solo 4 anni. Per paura di rappresaglie ci siamo nascosti qui.
Beh, come spiegazione fa piuttosto schifo: non c'è niente che giustifichi l'odio istantaneo che questa gente prova per i vari draghi blu, tranne l'ultima che - in ogni caso - va inserita in un contesto. E il contesto è: avete lasciato a un bambino di quattro anni l'onere di difendere il villaggio, cosa vi aspettavante che facesse?!
E poi questi geni non sanno che quando parli male di qualcuno questo è sempre dietro di te, ed infatti Seiryuu si presenta. Solo che gli abitanti sono così impanicati che uno di loro finisce per colpirlo e fargli volare via la maschera.
Yona: Io non so che tipo di maledizione abbia, però i suoi occhi sono così belli da togliere il fiato.

Se solo parlare di Seiryuu basta a mandare in crisi questi vermi, trovarsi nella stessa stanza con lui senza maschera crea il caos assoluto: si mettono a urlare disperati che è venuto ad ucciderli tutti, che li trasformerà tutti in pietra e altre amenità simili, con grosso sconcerto di Yona, Yoon e Kija.
Seiryuu, che avrebbe tutti i motivi di questo mondo e oltre per mandarli a quel paese, reagisce così.
Sul serio, questi non hanno idea della loro fortuna: pochi altri avrebbero avuto così tanto riguardo nei loro confronti.
Chi, però, sembra avere un atteggiamento vagamente ostile è Kija: suppongo stia tenendo un po' il broncio perchè il drago blu non si è presentato a Yona professandole fedeltà eterna, o perchè è scappato quando li ha visti. Comunque gli chiede cos'è venuto a fare, ed è anche un po' preoccupato nel vederlo raccogliere un'ascia e dirigersi verso di lui... per scavare nel muro lì dietro.
Seiryuu ha grossi problemi di comunicazione.
Kija:Dove stai scavando? L'ingresso è da quella parte.
Seiryuu:Questo muro... è collegato all'esterno. È più veloce tirarlo giù.
Kija:Perchè non l'hai detto prima?!

E quindi il gruppo si mette a scavare dove indicato da Seiryuu.
Hak, dal canto suo, sta ancora scavando da solo finchè non viene raggiunto dagli altri abitanti. La preoccupazione per coloro che sono rimasti sepolti sembra essere messa in secondo piano dal timore che - andando al muro esterno - anche Seiryuu possa uscire... e lì Hak (con molta calma, devo dire) gli punta contro la lancia dicendo che non è il momento per queste stronzate e che gli dicano tutto. Sul serio, questa gente è odiosa.
Dall'altro lato l'aria inizia a mancare, tant'è che Yona sviene: Seiryuu la porta quindi nella sua stanza grottabucostanza, e cerca di aiutarla a stare meglio coprendola come se fosse una bambina malata, e poi dandole Ao per compagnia.
L'impacciata gentilezza del ragazzo è abbastanza per commuvere la principessa: Seiryuu è chiaramente una persona buona, che ancora si preoccupa per i suoi aguzzini, e non si merita questo trattamento.
Yona:Non è giusto. Non è giusto che tu sia tutto solo.

Ma non è solo questo: Yona sente di poter empatizzare con lui anche su un altro livello, e gli racconta di come lei stessa, per quindici anni, non sia mai uscita dalla sua casa e di come - per lei - quella fosse una piccola felicità che proteggeva in un piccolo mondo, per quanto patetica.
Yona:Voglio portarti in un posto dove tu possa allargare gambe e braccia quanto vorrai! Ti ci porterò sicuramente!

E per Seiryuu questo vuol dire tanto, ciò che lo spinge a credere nella possibilità di una vita migliore: "Esiste un posto simile? Dove andrei? No, in realtà lo sapevo già. L'avevo già capito, dal primo momento che l'ho vista, che sarei stato al suo fianco illumintato dalla luce".
La principessa, ad ogni modo, non passa tutto il tempo lì: appena ripresasi un attimo torna a scavare con tutti gli altri e sì, il primo a rompere il muro è Hak (tirando per sbaglio una pietra in faccia a Kija) ma è stata brava anche lei (oh, la reunion).
Una volta fuori Yona è sollevata che quella gente sia sì stronza, ma non così tanto da abbandonare le proprie famiglie a morire... anche se hanno ancora paura di Seiryuu.
Ma stavolta Yona non ha intenzione di rinunciare.
Yona: Seiryuu! Te lo chiederò di nuovo! Andiamo via insieme. Voglio portarti con noi. Non dovrai chiudere gli occhi di fronte a me.
Così, chiedendosi se esista davvero un posto dove poter essere sé stesso senza paura, Seiryuu accetta di andare via con Yona. Non solo: saluta cortesemente gli abitanti, come se volesse ringraziarli per essersi presi cura di lui, prima di allontanarsi.
Questo ragazzo ha l'indole di Cenerentola.
Però mentre si allontana le campanelle si staccano dalla maschera.
Il ricordo di Ao, della sua tristezza all'idea di lasciarlo solo... adesso Seiryuu può andare avanti.
Seiryuu:Adesso sto bene. Anche senza le campanelle, sarò in grado di chiamarlo. Riderebbe se gli dicessi che ho degli amici?... Io non riesco nemmeno più a ricordare il volto... di quella persona che amavo.
O cielo è stato un parto. Meno male che se lo sono portato via perchè poche persone - in questo fumetto - potrebbero giovare così tanto dall'essersi unite al gruppo di Yona.
E se ce ne sono non voglio leggere la loro storia, che già questa è stata un'altalena di feels.
Direi che a questo punto è ovvio che Il Destino vuole i draghi e Yona insieme, visto che appena Seiryuu si è azzardato a rifiutare c'è stato un terremoto che li ha bloccati nella stessa sezione di grotte, e devo dire che ho adorato come Yona sia riuscita a raggiungere Seiryuu a prescindere dalla profezia: ok, lui ha avuto la chiamata e tutto, ma credo che alla fine si sia unito al gruppo perchè lei è stata genuinamente gentile con lui, oltre che la prima persona a preoccuparsi per lui da più di un decennio.
Fino a quel momento parlava con uno scoiattolo.
Così come ho trovato azzeccatissimo (e molto poco banale, che non ci avevo pensato per niente) che Yona potesse empatizzare con il ragazzo partendo dalla reclusione che entrambi hanno sperimentato: la principessa non è stupida, sa benissimo che la sua era una situazione molto diversa da quella di Seiryuu, ma di certo ha potuto comprendere il timore e il pensiero che non ci sia altro nel mondo se non quello che si conosce, in un modo che Hak e Yoon probabilmente non avrebber mai potuto fare.
Forse Kija, ma comunque lui non poteva uscire dal villaggio... non da una grotta o da un palazzo.
Il villaggio di Seiryuu spero non lo vedremo mai più, anche perchè leggendo mi è venuto il sospetto che questi, nella speranza di sradicare la "maledizione", abbiano pure provato ad uccidere i Seiryuu appena nati... ma in fin dei conti ho letto molto King e le CLAMP, quindi tendo a vedere sempre lo scenario peggiore.
Vedremo come se la caverà il gruppo, con il nuovo acquisto.
E come riuscirò ad inserire nei recap un personaggio che sembra stare principalmente zitto.

Castelli d'Italia #132

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Il castello dei Naselli d'Aragona si trova a Comiso, in provincia di Ragusa. Viene nominato in documenti del XIII secolo, dove parlano delle mura e delle torri.
In un momento non precisato del 1392 il castello passò da Federico Speciaro ai conti  di Cabrera, e poi venduto nel 1453 alla famiglia Naselli, di cui diventò la dimora stabile fino al 1693, quando un terremoto lo demolì per buona parte. I lavori di restauro andarono avanti per buona parte del '700, ma ne uscì come dimora signorile. Durante il tempo dei Borboni rimase abbandonato, ma una parte fu in seguito convertita a teatro. Adesso è proprietà della famiglia Nifosì, che ci abita.


Teaser Tuesday #151

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Ed ecco di nuovo la rubrica settimanale Teaser Tuesday, creata dal blog Should Be Reading, che si divide in poche, semplici fasi:
1_ prendi il libro che stai leggendo
2_ apri una pagina a caso
3_ scrivi un breve brano (stando attenti a non spoilerare)
4_ scrivi titolo e autore

"How do the Skalans feel about the Aurenfaie?"
The man gave him a surprised look. "You ought to know better than me, what with the 'faie trading with them for horses and all the rest."
Rieser cursed himself for breaking his own rule of talking too much. "We're from the south. I don't pay much attention too such things."
"Ah, well, that'll be why you don't sound like any 'faie I've met, then," the captain said, not looking entirely convinced. "As for the war, Skala still holds Nanta, so I won't have to put you ashore before that. At least that was the last news I had. By the Old Sailor, in can change in the blink of an eye! You'll do well to find a ship to make the crossing, rather than going overland. The two armies will start up again pretty soon an you wouldn't want to get caught in the middle of that, believe me."
"I thank you for this knowledge," Rieser said. For once, a talkative Tìrfaie had proven useful.
 - The White Road, Lynn Flewelling

Star Wars - Il Mantello Oscuro

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Da quando Guerre Stellariè tornato sotto i riflettori mi è tornata la passione feroce per la saga... del tipo che non ho postato a tema per mesi solo grazie a quella piccola parte razionale del mio cervello che diceva che non era il caso.
Vecchi fandom risorgono
Però ammetto che ogni tanto mi chiedo ancora se sia il caso di aggiustare il post su quanto la sceneggiatura dei prequel abbia reso Padmé un personaggio atroce.
Sì, i prequel mi hanno fatto abbastanza schifo. Grande originalità, vero?
Ad ogni modo in questi giorni Vito Lanci - che è uno dei miei eroi visto che sottotitola Dragon Ball Z Abridged - ha messo online la sua ultima impresa: i sottotitoli in italiano di Star Wars: The Blackened Mantle, ossia un film di circa tre ore messo insieme rimontando i tre prequel.
L'autore, tale Darth Lunar, non si è limitato ad un semplice lavoro di editing: poichè il problema principale di quei film nasce dai dialoghi, li ha riscritti praticamente tutti inserendoli poi come sottotitoli. Come fare a non impazzire con i dialoghi in inglese che dicono una cosa e i sottotitoli che ne dicono un'altra? Semplice: ha fatto tutto usando il doppiaggio giapponese.
Il risultato è un film praticamente originale, con nuovi archi narrativi per i personaggi e cambiamenti nella struttura dell'universo narrativo.
È perfetto? No. Ma è buono, e la maggior parte dei difetti nasce da "questo è il materiale di partenza, più di un tot non si può fare".
Vi lascio il link al video di Vito Lanci, che spiega meglio di me cos'è questo film e dove trovarlo. Sotto la mia recensione.

Partiamo dai difetti: via il dente, via il dolore. Che si tratti di eding amatoriale e fatto con materiale girato per raccontare un'altra storia si sente: i tagli, all'inizio, sono brutali e improvvisi, e si capisce che le scene avrebbero dovuto andare in un'altro modo. A questo si aggiunge che non è ben chiaro l'atteggiamento con cui approcciarsi alla visione: azzerare il cervello, o tenere presente quello che si sa della storia? Purtroppo ci sono motivi per andare in entrambe le direzioni, e nessuna delle due è perfetta: se tieni a mente la storia dei preqeul, inizi ad annaspare perchè non è questo che dovrebbe succedere e diverse cose non tornano; se fai finta di non sapere nulla... diciamo che il punto di forza del film non sta nel rendere chiari i retroscena.
Le scene d'azione sono molto più corte rispetto alle originali, ma le ho trovate lo stesso mooolto lunghe, e soprattutto si comincia con due, una di seguito all'altra, quando ancora non si ha la più pallida idea di dove si voglia andare a parare o quale sia il loro significato nella trama generale.
Diciamo che ci mette un venti minuti abbondanti prima di ingranare, e quei venti minuti li passi chiedendoti cosa stai guardando e perchè.
Quali sono invece i punti di forza? Tanto per cominciare non ci sono più quei dialoghi atroci che hanno dato vita a tanti meme, che li ascoltavi e un po' soffrivi dentro perchè dai, chi parlerebbe in quel modo, mai? Non dico che sia una sceneggiatura brillante, ma almeno non è ridicola.
I tempi morti sono spariti (addio, stupida sequenza nella fabbrica dei droidi): de La Minaccia Fantasma sono state tenute giusto quelle tre o quattro scene rilevanti per la trama e i personaggi, mentre con L'Attacco dei Cloni sono riusciti a tenere quell'orrore che era il pic-nic nel prato infestato da zecche giganti rendendolo una sequenza adorabile, con un'interazione credibile tra Padmé e Anakin e una storia d'amore quantomeno comprensibile.
La trama è semplificata e la narrazione più fluida: avete presente La Minaccia Fantasma, che alla fine ci sono quattro battaglie contemporaneamente per la stessa identica cosa? O L'Attacco dei Cloni e quella roba assurda messa in piedi per avere i cloni? Ciao. Nella Repubblica c'è un movimento di ribellione che non ha portato alla guerra civile solo perchè Padmé si è assunta il compito di mediare costantemente, e si è messa in prima linea per opporsi al conflitto aperto. La vogliono ammazzare non per nebulosi motivi mai spiegati del tutto, ma perchè è uno dei più grossi ostacoli ai piani di Palpatine (purtroppo questo è implicato dai dialoghi perchè non esistono scene dove la ragazza fa veramente qualcosa come entità indipendente rispetto ad Anakin).
Non c'è più Jar Jar Binks, e questo è un bene.
Anakin non è un ragazzino insopportabile: è un giovane tormentato dai suoi poteri (visioni del futuro: capacità che solo i più potenti hanno, che a lungo termine porta instabilità data dalla costante paranoia. Lui ha iniziato a nove anni, immaginate come sta messo nel film).
L'affetto e l'amicizia tra Anakin ed Obi-Wan si vedono: si capisce perchè Obi-Wan definisce Anakin un buon amico quando ne parla con Luke, e questo aggiunge tanti feels.
Oh, e Obi-Wan prova a salvarlo invece di volerlo uccidere subito. Altri feels.
I Jedi non sono un branco di idioti e non prendono solo decisioni sbagliate rguardo ad Anakin: vedono che sta male, ma per colpa della guerra le loro opzioni sono limitate.
Piccola nota aggiuntiva: siccome vediamo i vari maestri abbastanza spesso ce ne frega effettivamente qualcosa quando muoiono.

Ora passiamo al resto: non è un film facile, e richiede attenzione a prescindere dai sottotitoli perchè si muove su tre linee temporali diverse. La trama principale è quella de La Vendetta dei Sith, ma piena di flashback creati usando i primi due episodi che - oltre ad avere le loro proprie storie modificate - servono ad approfondire e spiegare i legami tra i vari personaggi, e per fare un sacco di paralleli (al flashback finale mi sono commossa, mai nella vita avrei detto che mi sarei commossa vedendo Anakin bambino).
Il modo migliore per identificare l'inizio di un flashback all'apparenza è lo schermo nero, ma purtroppo viene usato anche come "dissolvenza" quando non c'è filmato con cui farne una, quindi la cosa migliore è orientarsi con i luoghi e l'aspetto dei personaggi.
Questo tipo di narrazione si sposa particolarmente bene con il doppiaggio giapponese perchè ai giapponesi piacciono un sacco le storie dove ti spiegano dopo (o durante) perchè tutto sta succedendo.
In quanti anime ho aspettato i flashback per capire, nel senso lato del termine!
Qui è un po' la stessa cosa: Dooku muore all'inizio, ma chi era e come la sua strada si sia intrecciata con quella dei protagonisti lo scopriamo per tutto il film. Il percorso di Anakin verso il Lato Oscuro è letteralmente un'altalena: prima vediamo gli effetti, poi i motivi, poi di nuovo gli effetti, poi, aspetta, ulteriori motivi. Mi sembra uno di quei film che si apprezza di più alla seconda visione, ma non ho ancora avuto tempo di provare se è vero.

La caduta di Anakin è meno affrettata che nella trilogia vera (ancora mi chiedo come siano riusciti a dedicargli tre film e a renderla lo stesso una cosa che succede in dieci minuti), ma è anche il punto dove si sente di più la discrepanza tra la storia mandata al cinema e quella riscritta: semplicemente non ci sono le scene per renderla con la potenza che meriterebbe... e io ancora aspetto che qualcuno la scriva come una ricerca di potere, non come scelta dettata dall'amore (lol wut?) o tragica conseguenza di un crollo emotivo mescolato a stress post traumatico.
Ma, alla fine, sono molti i personaggi che ne escono meglio: Anakin e Mace Windu sono - per me - i maggiori beneficiari dei tagli e della nuova sceneggiatura, mentre Obi-Wan e Yoda sono più in linea con quella che sarà la loro caratterizzazione nella trilogia classica. Un discorso a parte è Padmé, che passa da terribile comprimaria (nonchè bella statuina ne La Vendetta dei Sith) ad interesse amoroso dotato di dignità.
Credo stia al gusto personale dello spettatore decidere se ciò è un bene o un male.

Ora qualche considerazione più al dettaglio:

Alla fine è un film che se di Guerre Stellari vi importa il giusto non ha senso vederlo: il pubblico è chiaramente composto dai fan delusi dai prequel. Se invece rientrare in questa categoria, è molto interessante.

Shadows Return

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Shadows Returns, di Lynn Flewelling.

La cosa più importante che ho imparato da questo libro è che non dovrà mai essere permesso a Lynn Flewelling e George R.R. Martin di incontrarsi.
Mai.
(Spoiler)

With their most treacherous mission yet behind them, heroes Seregil and Alec resume their double life as dissolute nobles and master spies. But in a world of rivals and charmers, fate has a different plan...
After their victory in Aurënen, Alec and Seregil have returned home to Rhíminee. But with most of their allies dead or exiled, it is difficult for them to settle in. Hoping for diversion, they accept an assignment that will take them back to Seregil’s homeland. En route, however, they are ambushed and separated, and both are sold into slavery. Clinging to life, Seregil is sustained only by the hope that Alec is alive.
But it is not Alec’s life his strange master wants - it is his blood. For his unique lineage is capable of producing a rare treasure, but only through a harrowing process that will test him body and soul and unwittingly entangle him and Seregil in the realm of alchemists and madmen - and an enigmatic creature that may hold their very destiny in its inhuman hands... But will it prove to be savior or monster?

Questo è un libro che, alla fine, mi ha lasciato con un sacco di dubbi: da un lato è scritto benisimo, ha una trama durissima, nonostante l'ambientazione sia limitata c'è un sacco di espansione del mondo. Vediamo Plenimar, vediamo l'alchimia, vediamo il conflitto da un'altro punto di vista. Non so quanto la Flewelling riesca ad essere realistica sulla schiavitù ma di certo è un libro che ne mostra la crudeltà e gli orrori, e che dice chiaramente che anche appartenere a un 'buon' padrone è orribile.
Mi sono trovata costantemente in ansia per Alec e Seregil e sono stata malissimo per loro, leggendo tutte le violenze e umiliazioni di cui erano vittime.
Quindi perchè alla fine non sono del tutto convinta? Bella scrittura, grande coinvolgimento, buona gestione dei personaggi... tutti elementi che dovrebbero portare al massimo risultato, no?
Il mio problema è che, alla fine, in questo libro di 546 pagine succede esattamente una cosa che avrà conseguenze a livello di trama. Senza contare che tutta la storia generale (la guerra con Skala, il potenziale conflitto tra Phoria e Klia, Thero che si sta prendendo una cotta per Klia... ) ad un certo punto viene completamente abbandonata perchè Alec e Seregil si trovano lontano da tutto e tutti, e gli altri personaggi ritornano sulla scena solo quando trovano il modo di andarli a salvare.
È un libro di transizione, per certi versi, e la Flewelling mi ha colta alla sprovvista perchè non comincia come tale: all'inizio mostra i personaggi nei loro nuovi ruoli, con tutta l'incertezza dovuta all'ascesa al trono di una nuova regina che non si fida particolarmente di loro e potrebbe come non potrebbe stare cercando il modo di eliminarli, e i vari mediatori sempre sul filo del rasoio, la minaccia di essere dichiarati traditori che pende sulle loro teste ogni volta che dicono "Sì, ma... ".
E poi, all'improvviso, tutta la storia converge unicamente su Alec e Seregil, e il mistero degli Hâzadriëlfaie viene tirato fuori in un momento in cui tutto il mio interesse come lettrice era investito su un'altra cosa per cui il mio atteggiamento è stato un po'"Ok, ma proprio adesso deve diventare rilevante?!"
In effetti ero così presa dall'altra storia (quella dei primi capitoli) che ci ho messo un po' ad accettare che no, non saremmo tornati lì, e no, dovevo farmi andar bene il nuovo set di personaggi perchè con quelli avrei vissuto la storia.
Ma io volevo anche gli altri...
Non siete felici che sia riuscita di nuovo a renderla più tragica di quello che è? Perchè nonostante quello che ho scritto sopra sono rimasta incollata a questo libro finchè non l'ho finito, e ho infranto la mia regola del "Aspettiamo un attimo prima di andare avanti" perchè dovevo sapere come continuava, e dovevo saperlo subito: i nuovi personaggi sono interessanti e trasmettono tanto. Kenhir ad un certo punto ti fa venire un'odio tale che vorresti ammazzarlo con le tue mani, ma allo stesso tempo fa anche una pietà infinita. Yakhobin è assolutamente terrificante, e la sua affabilità riesce a renderlo ancora più spaventoso.
È un libro coinvolgente, che non ha paura di mettere in scena sofferenza continua con praticamente nessuna luce in fondo al tunnel e nessuna possilbilità di uscirne per i personaggi: se non avessi saputo che di libri ce ne sono sette, ed avendo visto le cover, avrei davvero temuto che la Flewelling avrebbe ucciso Alec o Seregil, o entrambi. Ciò non toglie che il suo sadismo sia estremo e che, davvero, lei e Martin non dovranno mai sedersi a un tavolo e parlare dei propri lavori perchè le idee che finirebbero per darsi a vicenda potrebbero portare noi lettori alla morte.
Quindi? Quindi gli ho dato tre stelline su GoodReads e Anoobi, perchè nonostante io veneri il modo in cui questa donna scrive, e nonostante riesca a farmi a pezzi l'anima quando vuole, l'ho trovato un libro troppo concentrato su solo due dei personaggi che popolano il suo mondo, e praticamente tutti i nuovi introdotti erano malvagi. Ho apprezzato molto, invece, come la Flewelling sia riuscita a non essere banale e ci abbia finalmente mostrato qualcosa di Plenimar. Certo, se ci facesse anche vedere qualcuna delle persone che disapprovano alchimisti e necromanti, invece di limitarsi a dirci che ci sono, l'avrei apprezzato di più. Ma non si può avere tutto, e sono ancora lontana dalla fine.

Pausa

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Lettori e lettrici, mi spiace annunciarvi che il blog va in pausa.
Non mi sono stancata di tenerlo, né sento il bisogno di staccare dalla blogsfera: semplicemente a gennaio mi è capitato un niente medico, solo che era uno di quelli che finchè non te lo dice il dottore che è niente potrebbe anche essere una gran butta cosa. E nel frattempo io sono stata un po' presa dal panico e dall'ansia, e questo mi ha rallentato in alcune cosette nella vita vera.
Del tipo che mi è completamente saltata la scaletta, e anche se a posteriori mi sento ancora una cretina per essermi fatta prendere dal panico ormai il danno è fatto.
Come vado nel panico io nessuno mai: ho un bellissimo modo di implodere interiormente che credo sia più deleterio che avere una sana crisi isterica.

Insomma, il risultato finale è che ogni secondo di veglia mi servirà per tentare di recuperare il tempo perduto, e dovrò anche aumentare i secondi di veglia (mi dicono che dormire è sopravvalutato).
Saltano le letture ricreative, quindi addio recensioni, e le rubriche (tranne il prossimo appuntamento di In my mailbox che è praticamente pronto).
In linea di massima se mi riapparirò qui nei prossimi due mesi - se tutto va bene - sarà per evitare di impazzire, ma in ogni caso cercherò di continuare a leggere e commentare i vostri blog.

In my mailbox #16

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Due minuti di tempo libero per finire questo post!
Ragazzi, grazie a tutti per il sostegno, non vedo l'ora di tornare operativa ♥

Disclaimer: rubrica creata da Kristi di The Story Siren.
Fiera di essere risucita a trattenermi
Cartacei - Sono così pochini che non contano, vero? Vero?

L'assassino - Il ritorno, di Robin Hobb. Regalo di Natale: non potevo certo farmelo scappare. Sono un po' in ansia perchè la trilogia precedente sembrava aver chiuso definitivamente le avventure di Fitz e compagnia, e non vorrei che riprenderle fosse una forzatura... ma devo fidarmi della Hobb.

Rosemary's Baby, di Ira Levin. Regalo di Natale anche questo qui: Ira Levin da noi è difficilissimo da trovare, quindi Rosemary's Baby l'ho letto in versione piratata. La ristampa, ovviamente, non poteva sfuggirmi (puntavo la versione digitale, ma ho approfittato delle feste per farmi regalare il cartaceo).

Il gatto non adulterato, di Terry Pratchett. Sono felice che la Salani abbia pubblicato qualche altra opera di Pratchett, anche se avrei preferito che andasse avanti con Mondo Disco. Non capisco perchè pubblicare uno dei suoi libri più vecchi (è del 1989).

Cesare - Il genio e la passione, di Colleen McGullough. Preso seguendo l'impulso del momento salvo scoprire a casa che si tratta del quinto di una serie: sarebbe stato bello se la quarta di copertina l'avesse almeno accennato. O se ci fosse all'interno l'elenco degli altri.

Star Wars - Contagio Mortale, di Joe Schreiber. Dopo l'uscita al cinema de Il Risveglio della Forza in Italia c'è stato Il Risveglio del Marketing: tutto l'Universo Espanso non è più una cosa di nicchia che se lo compravi ti guardavano peggio che se stessi comprando del porno. La cosa divertente è che ora viene pubblicato con dignità anche quello che Universo Espanso non è più, e mentre ero lì che valutavo se prendere o meno L'Erede dell'Impero, l'occhio mi è caduto su questo libro. E ho letto la quarta.
Zombie nello spazio profondo, in Guerre Stellari? Non potevo resistere alla tentazione.

E-Book - Beh, qui mi sono contenuta un po' meno

Il grande strappo, di Giuseppe Menconi. Romanzo edito da Vaporteppa che mi ha attirata subito, sia per la trama che per la copertina. Considerando il loro rapporto qualità/prezzo che definire onesto è poco non ho neanche avuto il dubbio se comprarlo o meno.

Le prime quindici vite di Harry August, di Claire North. Claire North, aka Kate Griffin, aka Catherine Webb. Una scrittrice con una grande passioni per gli pesudonimi e autrice delle serie di Matthew Swift e Magicals Anonymous, che ho tanto sperato arrivasse anche in Italia. E visto che questo libro è arrivato l'ho preso in italiano, anche se la copertina è orrenda e noiosa.

Le stelle cadenti, di Giovanni Virginio Schiapparelli. L'ho pescato dal catalogo di Vaporteppa, visto che è disponibile gratuitamente: in tutta onestà l'argomento non è che mi ispiri molto, ma mi ispira molto l'epoca in cui è stato scritto. E poi è corto.

La caduta di Hyperion, di Dan Simmons. Il primo mi è piaciuto un sacco, e quindi ecco qui il secondo.

Il dominio del fuoco, di Sabaa Tahir. Preso dopo aver letto recensioni entusiaste più o meno ovunque, l'ho letto e - cosa strana - sono quella a cui non è piaciuto.

King Arthur and her Knights, di K.M. Shea. Ok: questa è una serie dove re Artù in realtà è una ragazza trasportata indietro nel tempo da Merlino, e la cosa è così assurda che potrebbe anche non essere male.

Damien

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Riemergo dall'abisso per un pilot: una serie di cui non ho seguito niente, pur con la certezza che l'avrei guardata. Anche senza sottotitoli, da quanto l'aspettavo.
Ma torniamo indietro: correva l'anno 1976, e al cinema uscì il classico dell'horror The Omen (Il Presagio): un film che consiglio a tutti quelli che non l'hanno visto, che narra la storia della famiglia Thorn. Robert, ambasciatore U.S.A, e la moglie Katherine aspettano il primo figlio, che purtroppo nasce morto. Per superare la tragedia all'uomo viene suggerito di sostituire il piccolo con un neonato la cui madre è morta di parto: Robert accetta, senza dire nulla a Katherine. Cinque anni dopo cominciano i problemi: il piccolo Damien inizia a rivelarsi sempre più diverso dagli altri bambini.
Per farla breve e anticlimatica, ad un certo punto scoprono che è l'Anticristo.
Grazie al grande successo The Omen non è rimasto uno stand-alone: ha avuto due seguiti (La maledizione di Damien e Conflitto Finale), un terzo seguito fatto per picchiare il cavallo morto (Presagio Infernale, di rara bruttezza) e un remake abbastanza inutile che pur ricalcando l'originale scena per scena riesce a perderne tutto il fascino.
Adesso è arrivato il momento della miniserie, che si pone come seguito del primo film ignorando il resto del franchise.

Personalmente trovo che questo sia un bel pilot: è ben  girato, ben interpretato, esteticamente gradevole e riesce a tenere la tensione così bene che solo ad una seconda analisi mi sono resa conto che non succede niente o quasi. Quaranta minuti di Damien confuso, vagamente spaventato, ma di eventi veri e propri... beh, introducono qualche personaggio che chiaramente avrà un ruolo più avanti, e ci sono un bel po' di morti per essere un primo episodio (ma non vi dirò chi: se avete visto il film originale sarete anche voi in grado di capire chi tirerà il calzino, e se non l'avete visto... niente spoiler, questa volta) però lo scopo principale è introdurre il crescente disagio del protagonista.
La cosa più interessante è - indubbiamente - Damien. Ormai trentenne, il giovane è un fotografo di guerra e non è a conoscenza della sua reale identità: è solo consapevole di come nella sua vita succedano cose brutte (per questo ha difficoltà ad entrare in confidenza con gli altri) e ha pochissimi ricordi della sua infanzia.
L'intepretazione di Bradley James è buona, e ci mostra un uomo complesso e confuso, che più si va avanti più sembra sul punto di andare in pezzi (cosa non molto positiva, considerando chiè).
Temo, però, che questo possa anche essere ul limite della serie: ciò che rende così bello il film è che Damien è sì l'Anticristo, ma è innocente. È un istigatore passivo di malvagità nel senso che è la sua presenza a causarla più che lui a volerla, ed è un'altra persona a fargli commettere il suo unico atto crudele del film: Damien è inquietante ma non sa distinguere il bene dal male, e pertanto non può sceglierlo consapevolmente. Per contro, gli eroi sono uomini adulti il cui scopo è assassinare brutalmente un bambino di cinque anni.
Questa ambiguità non so come possa essere adattata su un Damien adulto e in grado di capire cosa lo circonda: posso solo supporre che vedremo un viaggio verso la consapevolezza in cui l'unica incognita sarà se il protagonista abbraccerà o meno la propria natura, e se abbia una possibilità di salvezza, ma per quanto tempo potranno giocare col "Ma è buono o cattivo?" prima che diventi ripetitivo?
In questi primi episodi, però, sono riusciti a ricreare quella sensazione di inevitabilità e di condanna che funziona tutt'ora nel "materiale d'origine".
Altra incognita riguarda il tema: Apocalisse e Anticristo non sono più molto innovativi e li abbiamo visti in tutte le possibili declinazioni. Questo qui, poi, parte da un adattamento molto classico, quindi mai come in questo caso devo dire che si vedrà nei prossimi episodi se può ancora dire qualcosa al pubblico, senza lo status di film classico a difenderlo.

Sulla nota più nerd: adoro che usino spezzoni del film originale come flashback, e che si senta il vecchio tema musicale.
Oh, e le morti in stile Final Destination sono ancora tra noi. Non hanno avuto paura del potenziale ridicolo.

Detto questo, io lo consiglio: se vi è piaciuto il film, è un sequel molto rispettoso. Se non avete visto il film, è un Anticristo in lotta col suo destino e può avere risvolti interessanti.
Ma guardate il film, anche solo per cultura generale.

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