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Castelli d'Italia #138

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Il castello di Zocco si trova in Umbria, nella località di Monte del Lago, di fronte al lago Trasimeno. Le sue origini risalgono al 1274, quando fu edificato probabilmente su di una struttura religiosa già esistente; grazie alle fonti si può dire che il castello è stato modificato per aggiungere strutture difensive prima del 1438, quando viene definito "castrum", e nei secoli successivi divenne uno dei più imponenti insediamenti militari della zona.
Dal XVI secolo in poi cominciò il periodo di declino, probabilmente per cattiva amministrazione.
Oggi il castello è proprietà privata, ed è nella condizione di rudere.


In my mailbox #Speciale fumetteria

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In questo periodo non ho avuto neanche il tempo di dormire, figuriamoci di andare in libreria: sono riuscita malapena a fare una ricarica post-pay con cui mi sono comprata ben due libri e un e-book.
Ma come ho detto altre volte vivo a due passi da una delle più grandi fumetterie di Firenze, e ne ho approfittato per staccare un po' la spina.
Ho anche approfittato del fatto che non ho praticamente mai usato la tessera dello sconto (un po' come se non usassi quello della Feltrinelli per dieci anni), col risultato che ho fatto spesa e in totale ho speso quindici euro.
Per cui, anche se normalmente lascio graphic novel, manga, e fumetti in generale fuori da questa rubrica, stavolta faccio l'edizione speciale proprio su questi.
Più i tre libri.
Disclaimer: rubrica creata da Kristi di The Story Siren.
Notare la zampa di Oreste, collassato sul letto manco fosse stato a vangare tutta la notte.

Comics

Partiamo dall'unico manga: ultimamente ne sto comprando sempre meno. Da un lato le CE si stanno dedicando al pubblico dei giovanissimi, dall'altro una buona parte delle serie che seguivo sono state interrotte quando la J-Pop/GP ha perso le licenze della Kodansha (pensate che le serie interrotte nei libri siano un problema? Provate i fumetti).
L'unico manga che mi sono portata a casa è stato Seraph of the End 4: fine del mondo con demoni, vampiri, un virus mortale, bromance e - a giudicare dalla chiusura di questo numero - complotti. Ovviamente i personaggi sono quindicenni o giù di lì, perchè nei manga a vent'anni sei un veterano che deve lasciare posto ai giovani.

Abbiamo poi Thor 1: anche se con lettura e recap sono indietrissimo con le uscite sono più o meno in pari. È una necessità perchè la numerazione Marvel è tremenda: questa è più o meno la terza volta che ritorna al numero 1, ma dovrebbe essere quella "definitiva" visto che è stato in seguito al reset dell'universo Marvel e non a caso per farmi impazzire.

Darth Vader 10: praticamente l'unica cosa che ho deciso di seguire del nuovo universo espanso, complici Darth Vader e lo sceneggiatore (Kieron Gillen, quello che ha scritto le storie di Loki che recappo in Comics Experience). Praticamente è la storia di Darth Vader tra Episodio IV ed Episodio V.

Hellblazer 10: erano anni che lo puntavo, quindi me lo sto facendo mettere da parte e lo prendo piano piano, ora che Fablesè finito.

Bucky Barnes: Winter Soldier 1 & 2: alla Panini hanno deciso di fare i cartonati bellini a prezzo contenuto per le testate che non riescono ad inserire negli spillati normali. Il che è comodo: sono dei volumi "normali", non rischio mi si stacchino le pagine e hanno solo gli eroi per cui li ho comprati. Visto che avevo accumulato un bel po' di sconto mi sono detta "perchè no?". Aggiungiamo che Bucky mi attira because movies, ed eccomi tornata a casa con due volumi in cui il Soldato d'Inverno viaggia nello spazio per proteggere la Terra da invasioni aliene. I disegni sono a metà tra il viaggio in acido e l'assurdo, ma ho visto che c'è Loki quindi la lettura è rimandata causa spoilers.

Ms. Marvel 1: ne ho sentito parlare molto bene, in fumetteria mi hanno confermato che è molto bellino, perciò eccolo qui per i motivi scritti sopra (sconto!). 

Il buio in sala: le recensioni cinematografiche di Leo Ortolani in cartonato. Ortolani mi piace, e anche se non sono sempre d'accordo con i suoi pareri mi faccio sempre qualche risata.

Cartacei - La tristezza quando sono così pochi...

I ragazzi venuti dal Brasile, di Ira Levin. La BigSur sta continuando a farmi felice ristampando i libri di Levin, e come promesso li sto comprando anche se li ho già letti. Dai che di questo passo ce la facciamo anche con Questo giorno perfetto

The Last Continent, di Terry Pratchett. Ho abbandonato le speranze per la pubblicazione italiana, quindi proseguo con quella inglese.

E-Book - ... ma non così tanta come solo un e-book

Generazione perduta, di Vera Brittain. Mi sono improvvisamente resa conto che ho letto un sacco di libri ambietati durante le Seconda Guerra Mondiale, ma pochi sulla Prima. È il momento di iniziare a rimediare.

The White Road

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The White Road, di Lynn Flewelling.

La recensione di un libro! Di un libro che mi è piaciuto!
Purtroppo, visto che il libro l'ho letto mesi fa ma solo ora ho avuto il tempo di tirar giù qualcosa, sarà una recensione breve.
Spoiler, su questo e sui precedenti.

Dissolute nobles, master spies, and the unlikeliest of heroes, Alec and Seregil have survived exile, treachery, and black magic. But the road that lies ahead is the most hazardous they’ve ever traveled. For with enemies on all sides, they must walk a narrow path between good and evil where one misstep might be their last.
Having escaped death and slavery in Plenimar, Alec and Seregil want nothing more than to go back to their nightrunning life in Rhíminee. Instead they find themselves saddled with Sebrahn, a strange, alchemically created creature - the prophesied “child of no woman.” Its moon-white skin and frightening powers make Sebrahn a danger to all whom Alec and Seregil come into contact with, leaving them no choice but to learn more about Sebrahn’s true nature.
With the help of trusted friends and Seregil’s clan, the duo set out to discover the truth about this living homunculus - a journey that can lead only to danger or death. For Seregil’s old nemesis Ulan í Sathil of Virèsse and Alec’s own long-lost kin are after them, intent on possessing both Alec and Sebrahn. On the run and hunted, Alec and his comrades must fight against time to accomplish their most personal mission ever.

Se il libro precedente mi aveva convinta e non convinta allo stesso tempo, questo mi è piaciuto un sacco e ha confermato una cosa: a non avermi convinta del tutto nello scorso volume non era tanto la storia quanto la claustrofobia. Un'unica ambientazione, slegata da tutto e tutti, una specie di stand-by della sofferenza... e se ci ripenso, forse la Flewelling puntava a quello: non far sentire il lettore a suo agio perchè, cavolo, Alec e Seregil erano schiavi. Per quale motivo l'ambientazione non avrebbe dovuto crearmi disagio?
In questo libro, invece, si affrontano le conseguenze di quanto successo: Seregil e Alec devono riprendersi mentalmente e fisicamente da tutto quello che è successo, e nel frattempo capire cosa fare con Sebrahn, la creatura dall'aspetto di bambino creata dagli alchimisti usando il sangue di Alec.
In effetti Sebrahn è stato un po' il motivo dei conflitti di tutti: per quanto Alec lo consideri un bambino a tutti gli effetti, rimane il fatto che è pericolosissimo. Uccide cantando, e canta appena pensa che Aec sia in pericolo. Come lo porti in una città? Come impedisci che tutti lo cerchino per usarlo come arma?
Ammetto che lui, Seregil e Alec erano adorabilissimi (e spero tantissimo che adottino un bambino a fine serie, non possono limitarsi ad avere un gatto), ma non era certo una situazione ideale.
Comunque, momenti di famiglia dolceamari a parte, ho apprezzato che finalmente siano state date delle risposte riguardo la madre di Alec e gli Hâzadriëlfaie. Che sono degli stronzi allucinanti, per inciso, eppure... non so come, ma la Flewelling è riuscita a farmi affezionare a Rieser.
Vi spiego: Rieser è antipatico come pochi, razzista e pieno di pregiudizi. Disprezza Micum per il semplica fatto che è umano, vuole uccidere Alec perchè è un mazzo-sangue, eppure... non so, forse è stato il fatto che la reazione di Micum di fronte a tanto odio fosse -  più o meno - "Posso adottarlo? Per favore?". Quello era lì che lo schifava ai massimi livelli e lui niente, prontissimo a rischiare la vita per salvarlo perchè... perchè Micum è un grande. Credo che ci si stesse ammazzando dalle risate e usasse la cosa per scaricare lo stress.
Beh, alla fine direi che questo libro chiude la parentesi aperta nel precedenti (also, draghi, tanti draghi), e lo fa in grande stile: amplia l'ambientazione, ci dà un sacco di backstory e - tanto per cambiare - riesce a scatenare una quantità infinita di feels e di tristezza a palate.
Nel prossimo suppongo che la guerra tornerà sotto i riflettori e che la tensione sempre più forte con Phoria farà succedere qualcosa.
E non sarà qualcosa di bello.

Forse dovrei inserire le mini-recensioni.

Castelli d'Italia #139

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Il castello di Copertino si trova nell'omonima città, in provincia di Lecce. 
Le origini del castello probabilmente risalgono al XIII-XIV secolo, e come molti altri passò di proprietà diverse volte: fu di Ladislao d'Angiò Durazzo, per poi essere dato in eredità a Caterina Orsini (figlia di primo letto di sua moglie) e in seguito arrivò addiruttura a Federico d'Aragona, che lo donò alla famiglia Castriota Scandenberg. Nel XVI secolo iniziarono dei lavori che ne modificarono l'aspetto fino ad arrivare a quello attuale, e nel 1886 il castello venne dichiarato monumento nazionale. Adesso è gestito dalla Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le province di Lecce, Brindisi e Taranto, ed è visitabile.



La Grotta di Cristallo

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La Grotta di Cristallo, di Mary Stewart.

Questo libro l'ho letto una vita. Me lo consigliò un'amica, e non era facilissimo da reperire: ovviamente fuori catalogo, anche se per fortuna trovabile all'usato (come gli altri della serie).

Chi era Merlino? Il buon mago delle favole dall'occhio gentile e la barba lunga, oppure il chiaroveggente delle antiche leggende bretoni e gallesi, figlio del Diavolo, inquietante e calcolatore, o addirittura un bardo, un pazzo, un saltimbanco che scelse un'esistenza da reietto? Questa è la storia di una vita tra luci e ombre, nell'Inghilterra del V secolo dopo Cristo, il racconto di un bambino senza padre, sovrastato da poteri che non conosce, di una famiglia in cui regna l'intrigo, di una terra difficile da governare. "La grotta di cristallo" costituisce il primo capitolo di una trilogia dedicata a Merlino, che inizia dal caos provocato dalla caduta dell'Impero di Roma fino all'ascesa al trono di Artù. 

Mi è difficile parlare di questo volume senza tenere conto della serie di cui fa parte: uscito nel 1976, questo libro è il primo di una saga che si è rivelata una delle pietre miliari dei retelling arturiani moderni. Sono tantissimi gli autori che, nelle note o nei ringraziamenti, citano Mary Stewart e la sua visione del ciclo arturiano.
E c'è da dire che la Stewart non è neanche partita da un punto facile: lei non racconta di Artù o di Ginevra, no. Lei parte da uno dei personaggi più misteriosi ed enigmatici, quello che c'è sempre ma di cui si sa poco, dai poteri immensi ma quasi mai mostrati del tutto.
L'uomo che ha creato Artù in modo che diventasse colui di cui la Britannia aveva bisogno, ma che nell'ora più buia è assente.
Il mago, l'incantatore, il druido.
Merlino.
In questo libro Merlino è la voce narrante, quando - ormai vecchio - racconta la sua vita, cominciando dall'infanzia: figlio illegittimo di una principessa, che non ha mai detto a nessuno chi fosse suo padre (lasciando campo libero alle voci che lo davano come figlio di un demone o del Diavolo stesso), Merlino è un bambino silenzioso e solitario, che già a sei anni vede il mondo in modo diverso dagli altri ragazzini; in più - in quanto prova innegabile del disonore di sua madre, e con una posizione incerta nella linea di successione - la sua vita si regge su un precario equilibrio.

La Grotta di Cristalloè un libro dalla struttura interessante: se lo si guarda come primo libro di un retelling arturiano, è palesemente un libro introduttivo. Conosciamo il mondo, osserviamo gli eventi politici, capiamo come mai ci sia bisogno di un re come Artù, in che modo tutto quello che stava succedendo abbia favorito l'ascesa al potere di un giovane idealista: prepara il terreno, inserendo quelle storie che fanno parte del "prologo" del mito.
Invece, se lo si guarda come al primo di una serie su Merlino, è un volume fondamentale dove impariamo a conoscere il futuro mago e vediamo da dove viene: è vero, ha dei poteri enormi, ma questi sono a servizio del Dio. È lui a concedergli visioni del futuro, non Merlino a comandarle: diventa presto chiaro che il mistero di Merlino è - in parte - dovuto al fatto che non serve gli uomini ma il destino, un piano più grande che non sempre gli è chiaro ma in cui nutre una fiducia totale.
È molto interessante vedere come, per certi versi, si consideri un semplice tramite di una volontà superiore.
Ma questo, ovviamente, non vuol dire che il nostro eroe sia in balia degli eventi, perchè la magia non è il suo punto di forza: se quella non è sotto il suo controllo, non vuol dire che non possa esserlo tutto il resto. Merlino è uno studioso, un amante della conoscenza, in generale: è prezioso non perchè a volte ha delle visioni, ma perchè durante gli anni si impegna per essere competente in tutto... tranne il combattimento, che è proprio negato. Sa leggere e scrivere, è abile in politica, se cava nel manipolare gli animi, se ne intende di medicina, non è il peggiore degli architetti, è un discreto diplomatico ed è in grado di trascinare le folle.
Tutto questo a diciotto anni o giù di lì.
E non è una Mary Sue: è semplicemente Merlino.
Ora, mi rendo conto che mi sono concentrata sul protagonista, ma questo non vuol dire che non ci siano personaggi secondari: ci sono, sono belli, e la Stewart non cade in quella trappola in cui cadono tanti autori moderni di far parare i personaggi come se fossero fuori dal loro tempo: qui tutti sono perfettamente integrati nella loro ambientazione.
Lo stile della Stewart è molto poetico: non si lancia in complicate scene d'azione, anzi... se c'è un difetto, direi che sta nel grande spazio che si trova tra un evento che veramente ti fa saltare sulla poltrona e l'altro: lei narra, non so come spiegarlo meglio. Non le importa se quello che sta descrivendo è potenzialmente noioso: il nostro personaggio punto di vista è un druido, ergo noi vedremo quello che interessa a lui. Che può anche essere una riflessione sulla pace della natura, per dire.
Comunque, è un libro che a me è sempre piaciuto molto anche se è lento, anche se parte che Merlino ha sei anni e la cosa più eccitante che fa per un bel po'è origliare, anche se finisce con un cliffhanger che ti fa venire voglia di strangolare qualcuno.
Spero davvero che pubblichino anche gli altri della serie.

Akatsuki no Yona #26

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Non credo che Yona avesse in mente questo quando ha deciso di saperne di più sul suo paese.

Capitolo 26: Onward to a New Land

Cominciamo con una bella mappa, e una meno bella prospettiva di viaggio: la locazione del terzo drago potrebbe essere letteralmente dall'altra parte della nazione. Non solo, tocca pure passare vicino a due posti per niente pericolosi come il castello Hiryuu e Saiga, capitale della Tribù del Fuoco.
Drago n° Tre, non potevi essere in un posto un po' meno scomodo?
Ma i nostri eroi hanno il morale alto: hanno compiuto metà del lavoro, stanno iniziando a legare, il potere di Shin-Ah gli permette di evitare gente in generale e soldati in particolare. Sembrerebbe che la parte più dura sia finalmente alle spalle, ma poi il gruppo arriva in un villaggio. Ed è doccia fredda per tutti tranne che per Yoon.
Quando Yoon ha detto a Yona che il suo è un regno povero non scherzava, ma la principessa non aveva gli strumenti per realizzare la portata del problema, e lo stesso vale per tutti gli altri: Hak è nobile, Kija è cresciuto in una posizione privilegiata e Shin-Ah... non può capire per motivi diversi.
Yoon:È un villaggio che è stato abbandonato sia dal generale che dal re: in quest'area non hanno coltivato la terra per anni e non c'è acqua, probabilmente perchè tutti gli uomini in forze sono stati portati alla capitale per l'addestramento militare. Le epidemie imperversano ed è rimasto solo chi non ha la forza di migrare. Anche il villaggio dove sono nato era così. La Terra del Fuoco è vasta, ma sterile per la maggior parte. Nonostante tutto questo il Capo della Tribù del Fuoco, il generale Kaan-Soo Jin, usa tutto il denaro solo per il governo.

Una volta finito di parlare è il momento di passare dall'esposizione alla pratica, poichè un vecchio malato arranca verso il gruppo. Yona vorrebbe aiutarlo ma Yoon non ci pensa due volte a fermarla per paura di contagio, salvo andare lui: non può fargli una vista completa, ma dargli un po' di cibo ed acqua sì. E prima che se ne accorga anche Yona lo raggiunge.
Purtroppo la nostra protagonista non può fare un passo senza che la realtà la raggiunga perchè il poveretto, leggermente rinvigorito, chiede informazioni sul nuovo re visto che sono viaggiatori.
Uomo:L'ultimo sovrano... Il è stato un re terribile. Quando c'erano tensioni con gli altri paesi gli importava solo di non litigare. E mentre le tribù crescevano non ha mai dato soccorso ai cittadini più deboli. Di chi era re? Sarebbe bello se il nuovo re fosse una brava persona... qualcuno in grado di cambiare questo paese...

Le parole dell'uomo sono innocenti, ma terribili. Dopo tutto il trauma passato Yona si trova di fronte ad un'altra verità: il prezzo pagato dalla popolazione per la politica votata al compromesso di Il. Suo padre, il suo amato padre, non ha aiutato la sua gente. Ha fallito a tal punto che il suo popolo non è indignato per la sua morte, ma speranzoso per le possibilità che porta.
Re Il non era il re amabile e buontempone, adorabilmente codardo e pacifista: il suo regno è stato tale che difficilmente la gente si solleverà per vendicarne l'omicidio. Anzi, se dovesse saltare fuori quel particolare altarino, è più probabile che giustifichino Soo-Won.
Che, per la cronaca, potrebbe aver fatto quello che ha fatto anche per questo.
Ma torniamo a noi: Yona è sconvolta per la brutale distruzione del piedistallo su cui aveva messo il padre. Si rifiuta però di mostrarlo al gruppo, allontanandosi con la scusa del bagno.
Ovviamente non frega nessuno: tutti sono consapevoli del suo turbamento e del fatto che voglia stare da sola.
Stavolta anche Yoon è mogio: non ha da spendere buone parole per Il, visto che ha provato sulla sua pelle quanto fosse incompetente, ma gli dispiace per Yona. Era suo padre, ed è l'unica a piangerlo. In effetti l'unico a difendere Il è Hak: come soldato non trova stupido avere il coraggio di sognare la pace, o che sia da codardi nascondere le proprie ferite. Per Hak il più grande rimpianto è non averlo potuto salvare.
Ma Yona non può fare altro che piangere in silenzio e da sola.

Scoprire che il proprio padre non era così in gamba come pensavi, e che buona parte della popolazione è soddisfatta della sua prematura dipartita non è una cosa che si supera in qualche ora, ma siccome Yona non è più l'ameba dei primi capitoli affronta l'ansia in modo produttivo: allenandosi con l'arco. Il suo obbiettivo è sempre lo stesso, ma forse ora è più consapevole delle motivazioni: diventare forte per non perdere le persone a lei care, per non perdere Hak e Yoon e Kija e Shin-Ah.
Ma sono le parole di Il a tornarle il mente, il suo desiderio che la figlia non toccasse le armi.
Edè dura sapere che lo sta deludendo così apertamente.

Alla fine l'unica cosa che si può fare è impegnarsi nella ricerca di Ryokuryuu, che è proprio dall'altra parte della nazione: alla citta portuale di Awa, Tribù della Terra. Stavolta spetta ad Hak essere l'uomo vissuto della situazione, perchè lui ad Awa c'è già stato mentre nessuno dei suoi compagni ha mai visto il mare e sono completamente in estasi.
Amori
Stiamo forse per vedere la fine della mini quest? A occhio no: Kija non è in grado di stabilire dove si trovi esattamente il Drago Verde. In effetti si muove così velocemente che provare a seguirlo fa venire la nausea (nota: l'idea che ci sia un qualche limite al potere divino incuriosisce molto Yoon, che vorrebbe fare qualche esperimento con sommo terrore di Kija e Shin-Ah).
Il capo Yoon, comunque, decide che oltre che cercare Ryokuryuu hanno anche bisogno di provviste e beni di prima necessità, e sorge un problema: chi scende in città? Tutti vorrebbero, ma Yoon è categorico: Yona ha i capelli rossi, Kija la mano artigliata, Shin-Ah è semplicemente troppo sospetto.
Alla fine Hak si offre volontario: più o meno ricorda come è fatta la città, è in grado di difendersi in caso di neccessità e ha una vaga idea di come si comporti una persona normale.
Ma rifiuta di portare la principessa: la stanchezza del viaggio la sta facendo diventare ancora più brutta del solito quindi è meglio che si riposi.
Yona, poverina, un po' si arrabbia ma soprattutto ci resta male perchè non importa quanto si impegni, quanto cerchi di stare al passo con gli altri... Hak si accorge sempre di tutto.
E quindi il gruppo si separa, Hak affidando la principessa ai draghi (ma fidandosi più che altro di Shin-Ah), Yoon consigliandogli di tenere un basso profilo così da non essere identificato, e Yona chiedendogli di tornare presto.
Yona, non puoi fare questo a lui e a noi che vi shippiamo. Lo so che lo vedi solo come un'amico, ma fa male lo stesso.

Ce la farà il nostro eroi a passare inosservato? Scopriamolo nella prossima pagina. La risposta è no: tanto per cominciare le altre donne del manga sono consapevoli del fatto che Hak sia un figo da paura, e quindi viene subito abbordato da una prostituta, poi è lo stesso Hak a notare come le persone sembrino stanche e vuote... giusto due secondi prima di sentire una ragazza chiedere aiuto, perchè in questo capitolo dopo i malati, i morti di fame e i traumi emotivi quello che mancava erano le molestie sessuali.
Una ragazza sta venendo importunata da due soldati, e Hak non sa cosa fare: se fosse da solo interverrebbe ma farlo ora vuol dire mettere in pericolo Yona. Peccato però che non sembri proprio che i due vogliano 'limitarsi' a qualche palpata: la ragazza grida, loro provano a trascinarla via. Per me questi puntano allo stupro.
E Hak - ovviamente - non ce la fa a girarsi ed andare via. Interviene.
Ma non da solo.

Una tanto sospirata fine

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E niente: dopo un percorso durato decisamente troppi anni, costellato di problemi personali, amministrativi e momenti in cui mi sono seriamente chiesta se ne valesse la pena, la testardaggine ha  portato a qualcosa.

Anne & Henry

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Anne & Henry, di Dawn Ius.

Ed ecco qua uno dei libri che mi ha tenuto compagnia in questo periodo. Un libro da impegno zero, ma che non potevo non leggere.
Spoiler.

In this wonderfully creative retelling of the infamous - and torrid - love affair between Anne Boleyn and King Henry VIII, history collides with the present when a sizzling romance ignites in a modern-day high school.
Henry Tudor’s life has been mapped out since the day he was born: student body president, valedictorian, Harvard Law School, and a stunning political career just like his father’s. But ever since the death of his brother, the pressure for Henry to be perfect has doubled. And now he’s trapped: forbidden from pursuing a life as an artist or dating any girl who isn’t Tudor-approved.Then Anne Boleyn crashes into his life.
Wild, brash, and outspoken, Anne is everything Henry isn’t allowed to be - or want. But soon Anne is all he can think about. His mother, his friends, and even his girlfriend warn him away, but his desire for Anne consumes him.
Henry is willing to do anything to be with her, but once they’re together, will their romance destroy them both?
Inspired by the true story of Anne Boleyn and King Henry VIII, Anne & Henry beautifully reimagines the intensity, love, and betrayal between one of the most infamous couples of all time.

In tutta onestà non è facile recensire questo libro: una recensione negativa è ovvia, ma sapevo che sarebbe stato brutto. Enrico VIII e Anna Bolena in un retelling YA ambientato in un liceo americano?
Sapevo che probabilmente sarebbe stato offensivo e che sicuramente avrebbe massacrato la storia, quindi ha senso che mi lamenti perchè è come mi aspettavo?

Ma sono un'insopportabile pignola quindi comincio con un elenco di cose che immaginavo non sarebbero apparse nel libro, o almeno non come sono successe:
  • il corteggiamento durato otto anni
  • il coinvolgimento del Vaticano per separarsi da Caterina d'Aragona
  • la questione religiosa
  • il dramma per il mancato erede maschio
  • Maria ed Elisabetta
  • Anna decapitata
Ora, già a questo punto è legittimo chiedersi perchè scrivere il retelling: cosa rimane di Anna Bolena ed Enrico VIII se togli il contesto, le implicazioni politiche, il tragico finale e abbassi l'età di tutti a diciassette anni?
Fondamentalmente rimane quello che è il libro: la storia di due adolescenti che si piacciono e poi si lasciano male. Anne & Henry non si può nemmeno definire un retelling perchè se si fosse intitolato Amy & Luke non sarebbe cambiato assolutamente niente: Dawn Ius non ha deciso di raccontare una storia in un contesto diverso, come può essere il Romeo + Giulietta del 1996, né trae ispirazione come Sons of Anarchy con Amleto. La Ius ha deciso di scrivere un mediocre YA, nè bello nè particolarmente brutto, e di mettere in mezzo i Tudor per attirare l'attenzione (oppure è semplicemente una scrittrice mediocre): non ha usato aspetti della storia che avrebbero potuto funzionare, e quando ha ripreso gli eventi "veri" non ha neanche usato i nomi corretti.
Mi spiego: siccome negli YA serve che l'eroe abbia un tragico passato, ha deciso di darne uno ad Henry. E uso il verbo "darne" per un motivo: Enrico VIII arriva con un bagaglio emotivo importante. Madre morta di parto, padre che non si è mai ripreso del tutto, fratello maggiore morto di malattia e due o tre fratellini morti durante l'infanzia.
Ora, volendo tagliare fuori i fratellini perchè mortalità infantile + setting moderno non vanno d'accordo, come autrice hai almeno un genitore morto, uno depresso, e un fratello maggiore morto pure lui. Mi sembra che come tragedia ci siamo.
Ma non è abbastanza, per la Ius: inverte Elizabeth con Henry VII, quindi babbo morto e mamma viva, e il fratello morto di malattia? Troppo banale. Facciamo che Arthur è morto cadendo da un burrone ad un evento a cui Henry ha dato buca (true story), così Henry può sentirsi in colpa.
La dura vita di un protagonista
E facciamo finta che le sorelle non siano mai esistite.
Ad Anna le cose non vanno meglio: papà Bolena se n'è andato, la signora Bolena si è sposata con un'architetto ricchissimo, Mary è una pazza ricoverata e George non esiste. Ad Anna, poi, tocca essere la protagonista YA diversa da tutte le altre quindi è La Ribelle™. Sappiamo che lo è perchè lo dicono tutti, ha un piercing alla lingua, si trucca facendo gli smokey eyes, indossa stivali e - udite udite - guida una moto. Secondo me ha anche un tatuaggio e ascolta metal.
Si fa costante riferimento ad un oscuro passato che consiste nell'essersi fatta il ragazzo di sua sorella (tale Jesse), gesto che ha fatto crollare Mary.
Ora, io mi chiedo perchè inventarsi queste patacche quando Anne aveva nel suo passato un fidanzamento importante e segreto (con Henry Percy), e Mary... beh, tanto per cominciare i suoi mariti si chiamavano William, quindi Jesse non so da dove arrivi, e fu amante di Enrico quindi c'era potenziale dramma.
Immagino che fosse troppo iniziare con Henry che sta con Catherine, si fa Mary e poi le molla entrambe per mettersi con Anne.

La cheerleader stronza dentro
La questione dei personaggi secondari secondo me è degna di nota: c'è qualche nome di gente vera, ma la maggior parte dei personaggi è inventata di sana pianta, come pure la lista dei ragazzi con cui Anne avrebbe tradito Henry (che ci voleva a mettere almeno i nomi, se proprio non se la sentiva di inserire dinamiche complesse come l'amicizia con più di un essere umano alla volta per dare peso alle accuse?).
E quelli che ci sono... beh, la povera Elizabeth è scampata alla morte di parto ma in compenso si è trasformata in una snob con la puzza sotto il naso intenta ad organizzare la vita al figlio fregandosene dei suoi desideri.
Katherine Catherine? È la classica Stronza del Liceo™: una bulletta creata e scritta per essere odiata dalla prima all'ultima pagina. Non è previsto che si provi simpatia per nessuno se non per Anne.
Charles viene nominato di sfuggita e gente come Wolsey o Cromwell non c'è proprio.

La storia tra Anne ed Henry, senza tutto il contorno che l'ha resa grande, non rende minimamente: tanto per cominciare l'unico motivo per cui il loro amore è contrastato è che lei non è quella giusta. Tutto qui. Dicono che ha un cattiva influenza su di lui perchè - quando sono insieme - lui si toglie la scopa che ha saldamente piantata nel deretano (sì, Enrico VIII), ma di base non c'è nessun motivo per cui tutti debbano odiarla se non che sono dei bulli. Che ci puoi anche scrivere un libro, ma non è proprio in tema se si parla di Anna Bolena e della corte Tudor.
Henry è carismatico, con la capacità di trascinare le folle, più o meno come una ciabatta (ma non due), ligio al dovere ed ingessatissimo.
Anna è super-innamorata ed è finita lì per caso: non voleva stare con Henry, non voleva che lui lasciasse Catherine, non gliel'ha chiesto lei. Non le importa dei soldi, non le importa della posizione sociale. Non è ambiziosa, né lo è la sua famiglia... o meglio, in famiglia le dicono "Grande! Ora attaccati come la cozza allo scoglio così possiamo sfruttare il tutto!" a cosa fatta, senza che però seguano mai fatti alle parole.
Non sono i Bolena, nessuno di loro.
Altra cosa: è vero, non mi aspettavo gli otto anni di relazione clandestina, però nemmeno otto giorni. Sul serio, succede tutto velocissimo: Henry lascia Catherine dopo aver visto Anne tre volte, e senza particolari drammi se non che gli amici non approvano la nuova relazione.
Con Anne la storia dura pochissimo: si conteranno sulle dita di una mano le volte che sono usciti insieme, e non c'è alcuna conseguenza a lungo termine dal loro amore.
Insomma, più che il retelling di una passione travolgente, è l'appiattirla e il banalizzarla.

Se si mette da parte il fattore Tudor e lo si guarda solo come YA, posso dire è che c'è un'inversione di ruoli, con il bravo ragazzo che si perde dietro la cattiva ragazza che però ha un cuore d'oro, e che il finale non è scontato. Il problema è che la scrittura è piattissima, e rende la storia di una noia infinita: nanche il pov alternato tra Henry e Anne riesce a rendere le cose interessanti perchè sono due adolescenti che si lamentano costantemente del mondo che non li capisce. Manca una caratterizzazione accattivante di tutti i personaggi e, soprattutto, il coraggio di osare e rielaborare davvero gli eventi.
Un libro completamente evitabile, prevedibile fin dalla copertina, che non si capisce nemmeno cosa volesse fare l'autrice o quale fosse la sua idea.

Castelli d'Italia #140

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Il castello di Felino si trova in provincia di Parma. Le prime notizie sulla sua esistenza risalgono al 1140, ma senza che si sappia nulla delle sue dimensioni o dell'aspetto che aveva all'epoca. Cambiò diversi proprietari, finchè non divenne proprietà della famiglia Rossi, che lo tenne per oltre un secolo e a cui deve l'aspetto attuale. Nel 1483 Ludovico il Moro affrontò la famiglia: pur sconfiggendola, non riuscì ad espugnare il castello e pertanto, una volta conquistato, ne fece demolire le fortificazioni per diminuire la sua potenza militare. In seguito all'arrivo dei francesi nel 1499 il castello iniziò nuovamente a passare di mano, e continuò praticamente fino al 1771, quando fu ceduto alla diocesi di Parma, ormai in pieno declino ed abbandono, per poi essere venduto nel '900 a privati.
Adesso è stato restaurato ed appartiene a Sergio Alessandrini.


Alan Wake

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Cosa c'è di meglio per rilassarsi che un videogioco a metà tra il thriller e l'horror, in cui l'elemento che ha più peso è la trama?

Alan Wakeè un gioco per X-Box 360 e pc uscito nel 2010: ne avevo sentito parlare perchè ci ha giocato un mio amico e - di base - ogni volta che usciva l'argomento "videogiochi" partiva per la tangente su quanto fosse meraviglioso... per cui, una volta che l'ho trovato all'usato, l'ho preso.
Questo è successo circa sei mesi fa, perchè così come ho una TBR infinita, anche una TBP (To Be Played) di discrete proporzioni.
Comunque, alla fine l'ho iniziato e dannazione... questo gioco è una droga.

La storia e l'atmosfera si possono descrivere come un incrocio tra Stephen King e Twin Peaks. Il protagonista è Alan Wake, un famoso scrittore che - però - da due anni non riesce a scrivere neanche una parola. Per sfuggire alla pressione Alan e la moglie Alice decidono di passare una vacanza nella pittoresca Bright Falls. Purtroppo, pur vivendo in un mondo dove Stephen King e le storie dell'orrore esistono, Alan commette un errore fatale: quando va a prendere le chiavi del cottage che hanno affittato non incontra l'uomo con cui ha preso accordi. Incontra una signora che lo informa che lui non è potuto andare, quindi è venuta lei con chiavi ed indicazioni... che ha anche senso, non fosse che la donna è il genere di persona che se ti si avvicina come minimo scappi in un'altro stato perchè è chiaramente la fonte di tutti i mali.
Io avrei dato fuoco alle chiavi e chiamato un esorcista per sicurezza
All'inizio le cose sembrano andare bene: Alan e Alice arrivano in un bellissimo cottage in mezzo a un lago (Cauldron Lake), ma la sera inizia l'incubo. Alan sente gridare Alice, la raggiunge, ma quando arriva lei è caduta nel lago, lui si tuffa per salvarla... e si sveglia in piena notte, in macchina dopo aver avuto un incidente, una settimana dopo essere arrivato a Bight Falls.
Confuso e disorientato, Alan trova pagine di un libro scritto da lui (di cui non ha memoria, però) che racconta quello gli sta succedendo in quel momento.
Che, per essere precisi, non è solo la simpatica situazione in cui si trova ma anche essere attaccato da persone possedute da una specie di oscurità che solo la luce sembra indebolire.
Armato di torcia, bengala, razzi, e sane armi da fuoco, per Alan inizia un viaggio da incubo pieno di domande.
Dov'è Alice? Cos'è successo nella settimana che non ricorda? Perchè tutto quello che è scritto nelle pagine che trova si avvera? E cosa vuole la presenza oscura che sembra dargli la caccia ovunque vada?
Alan Wakeè un gioco che sembra un telefilm: la trama è complicata, con misteri che si svelano ed altri che si aggiungono, molti personaggi secondari e - soprattutto - è letteralmente diviso ad episodi con tanto di canzoni di chiusura, e riassunto degli episodi precedenti quando inizia un nuovo capitolo.
La storia di Bright Falls e dei misteri che cela è interessantissima: noi seguiamo la storia di Alan, ma è presto chiaro che non è la prima volta che qualcosa del genere succede, che prima c'erano Thomas e Barbara, i fratelli Anderson, Chyntia, e chissà chi altro.
Noi, invece, abbiamo Barry (l'agente di Alan, che è un grande e ad un certo punto avrei voluto giocare con lui come protagonista) e Sarah, lo sceriffo molto consapevole che nella sua città succedono cose molto strane.
Il sistema di gioco è molto divertente (e ansiolitico, almeno per me): le mappe sono vaste, ma non le ho mai girate perchè quei maledetti mostri erano ovunque, e i proiettili e le pile no, e non è facile trovare un lampione in mezzo a un bosco.
Mi spiego: per prima cosa non ci sono le munizioni infinite, quindi se le finisci sei morto. Seconda cosa: l'oscurità rende i posseduti invulnerabili a tutto tranne che alla luce, in pratica i nemici hanno uno scudo che puoi distruggere solo con la torcia... ma usare la torcia esaurisce la pile, che vanno cambiate, e non è così semplice quando sei circondato. Una volta eliminato lo scudo i nemici si possono uccidere con le varie armi, ma più si va avanti, più i combattimenti sono tattici perchè... quale tipo ammazzo per primo? Mi conviene dare il colpo di grazia a quello in fondo, o indebolire quello che si sta avvicinando? Sono messa così male da dover usare un bengala o mi conviene tenerlo da parte per dopo? Sono momenti di panico.
A parte questo, sono ovviamente presenti gli obbiettivi da sbloccare: se alcuni sono inutili (come raccogliere i thermos di caffè) altri danno dei notevoli approfondimenti su storia e ambientazione, come trovare tutte le pagine del manoscritto, o ascoltare i programmi radio che fanno capire cosa sta succedendo del resto della citttà, o le registrazioni televisive dove Alan vede sé stesso nella settimana dimenticata, o ancora le armi che si trovano sparse in giro perchè le lascia qualcuno.
Per i difetti... ecco, da un punto di vista grafico, per quanto le ambientazioni siano meravigliose, devo dire che le animazioni dei visi sono veramente inquietanti, e il fatto di non poter aumentare la vita (livello che hai all'inizio, livello che hai alla fine) vuol dire che a volte muori veramente male - magari ad un passo dalla salvezza.

Comunque è un gioco che consiglio: bella trama, bei personaggi, una backstory complessa e il best prologo ever. E non solo è completamente in italiano: è anche doppiato bene.

Akatsuki no Yona #27 e #28

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Beh, non credo che fosse previsto che ci sorprendessimo.

Capitolo 27: The Third Dragon & Capitolo 28: The Pirates of Awa

"Mi raccomando, non fare casino e non attirare l'attenzione".
A questo pensa Hak dopo aver aggredito il soldato assieme allo sconosciuto: le raccomandazioni di Yoon e come le abbia disattese, perchè in fin dei conti non è che un guerriero del suo calibro debba preoccuparsi di molto quando a minacciarlo sono delle mezze tacche - sia pure armate di pugnale... e a sorpresa anche il suo temporaneo alleato non se la cava male a combattere ed è un valido sostegno.
Sconosciuto:Torna quando avrai imparato a trattare bene le donne.
Sospetto sia uno di quei personaggi. Ad ogni modo stanno arrivando rinforzi (per i soldati) e i tre sono costretti a fuggire, e così come Hak ha notato che lo straniero è più forte del normale così lo straniero nota lo stesso di lui.
Sconosciuto:Sei un soldato? Sembra tu abbia avuto un addestramento notevole.
Hak:Sono solo un viaggiatore.
Sconosciuto:Un viaggiatore?
Hak:Che mi dici di te? Anche tu non sembri un tipo ordinario.
Sconosciuto:Eh? Non sono ordinario nel senso che sono bellissimo?

È decisamente uno di quei personaggi, tant'è che una volta al sicuro alla ragazza fa addirittura il baciamano, affidandola ad Hak... prima di sparire dopo aver fatto un'espressione molto allarmata.
Hak è perplesso ma determinato a lasciarsi la faccenda alle spalle, noi lettori... diciamo che non è un gran colpo di scena quando vediamo il nuovo personaggio saltellare allegramente tra i tetti, per arrivare sul ponte di una nave dove veniamo introdotti al suo nome (Jae-Ha) e ad un'altro personaggio: il capitano Gi-Gan.
Jae-Ha fa un veloce rapporto: sì, è stato lui a causare un po' trambusto in città e no, non è fuggito per via delle guardie ma per qualcuno di più pericoloso.
Jae-Ha: Hakuryuu e Seiryuu sono venuti in città.
Mi sa che siamo arrivati al drago che non ha nessuna voglia di unirsi al gruppo.
Intanto al campo dei protagonisti succedono cose: Hak deve affrontare l'ira di Yoon perchè non ha portato a termine nessuna delle commissioni, e di conseguenza il giorno dopo dovranno andare tutti in città (con somma gioia di Yona) mentre Kija e Shin-Ah guardano verso il mare: è lì che sentono la presenza di Ryokuryoo, ed è ovvio che anche lui sente la loro.
Il giorno dopo, visto che sono praticamente sulla costa, Yoon decide di provare prima a cercare il terzo drago e poi di andare a fare compere. A sorpresa Hak si stacca dal gruppo: non ha raccontato dell'incidente coi soldati, e spera che gli altri passino inosservati se lui non c'è. Tutti sono stupiti dal fatto che abbia deciso di perdere di vista Yona (Yoon la prende in giro dicendo che forse Hak ha una donna, lei ritiene semplicemente che si fidi di loro) ma la vera sorpresa è un'altra: riescono a trovare la nave su cui si trova Jae-Ha, ma è una nave pirata. E dopo circa cinque secondi la sua presenza sparisce.
Quindi Jae-Ha non vuole incontrarli ed è un pirata. Questo si prospetta molto interessante.
Si prospetta anche una commedia degli equivoci: il modo migliore per eludere un pedinamento è agganciarsi a qualcun altro, e chi sceglie Jae-Ha per sfuggire a Kija e Shin-Ah?
Hak.
Sul serio, qui ci deve essere lo zampino di qualche divinità, perchè questo gruppo è una calamita per i personaggi.
E dove lo porta, per far perdere le proprie tracce? In un bordello. Dove anche le prostitute si rendono conto che Hak è un figo da paura e sono pronte ad offrirsi gratuitamente.
Tuttavia il nostro eroe ha le idee chiare: non ha voglia di stare con una donna, quindi tanto vale fare quattro chiacchiere anche se è subito chiaro che Jae-Ha non ha nessuna intenzione di parlare di sé stesso. Invece ha intenzione di parlare di Awa, ridente cittadina dove tutti gli abitanti sembrano morti dentro e i militari molestano le ragazzine: Awa è sotto il controllo di un uomo chiamato Yang Kum-Ji, tutto il regno fa finta di non vederlo e questo tizio si occupa di traffico di esseri umani (illegale), rapendo e vendendo donne e bambini... anche se non è chiaro cosa succederà ora visto che il re è cambiato.
Jae-Ha:Togliere la libertà a qualcuno è la cosa peggiore che si possa fare.

Jae-Ha è molto inquadrato sulla questione libertà ad ogni costo... che assume un altro significato se messa nel contesto "sei uno dei draghi mitologici: quando arriverà il tuo padrone dovrai mollare tutto e tutti per seguirlo, punto". Ma Hak, che di questo non sa niente, gli chiede di elaborare il concetto (piccato perchè gli ha fatto praticamente le condoglianze quando gli ha detto di essere una guardia del corpo), e lui sembrerebbe pronto a rispondere... quando ecco arrivare l'inevitabile: Yoon e Yona.
In sostanza Hak è stato beccato in bordello dalla ragazza che ama da una vita, ed è pure solo perchè Jae-Ha se l'è svignata alla velocità della luce. Cosa può esserci di peggio?
La reazione di Yona.
Yona:Guarda che me lo puoi dire, quando vuoi venire in posti come questo. A me non importa.

Non è il 'non mi importa fai come vuoi' pieno di gelosia da shoujo: sul serio non le da fastidio, perchè - a quanto pare - Hak non le piace.
Ma Jae-Ha?
Ha sentito la presenza di Kija, che già è preoccupante, ma soprattutto quella di qualcun altro, qualcuno che gli ha fatto battere il cuore anche se l'ha avvertito solo quando era molto vicino. In sostanza questo drago ha deciso di tagliare il problema alla radice evitando di farsi trovare.
Jae-Ha:Guardatemi scappare dal mio destino. Se re Hiryuu dovesse apparire, guardatemi dargli in benservito.
Onestamente non credo che Yona lo obbligherebbe a servirla, ma al momento il terzo drago è lontano anni luce dalla sua mente: deve difendere Hak da Yoon e Kija, che lo stanno massacrando senza pietà per la storia del bordello.
Ma c'è da notare una cosa: per quando la ragazza sostenga che Hak ha tutto il diritto di stare con chi gli pare senza nessuno gli rompa l'anima, rimane senza parole quando Yoon ventila la possibilità che Hak si trovi davvero una ragazza. Diciamo che la principessa sembra al punto in cui non è interessata al ragazzo, ma è interessata al fatto che non sia impegnato. O forse non concepisce la possibilità, visto che le è sempre stato accanto. Comunque si mette in mezzo Kija, proclamando la fedeltà sua, di Shin-Ah e del terzo drago prima che lei possa elaborare una risposta.
Poi passano dei soldati e succede questo: posso solo immaginare la confusione degli altri tre, che non hanno idea del perchè Hak sia così all'erta, ma ci pensa l'arrivo della fanciulla salvata a mandarli in piena modalità suocera: finalmente viene fuori la storia dell'eroico salvataggio e dell'ignobile comportamento dei soldati, che distruggono negozi e 'portano via' le donne che attirano il loro interesse.
Ragazza: Invece di fare affari paghiamo tasse incredibilmente alte a Kum-Ji. Girano voci terribili in città, ma non c'è niente che possiamo fare. È stato così per tutto il regno di re Il. Ho sentito che è stato incoronato un nuovo re, ma forse questa città non può cambiare.
Yona:Non c'è da stupirsi. Mi sembrava che le persone non stessero bene.

Una piccola battuta che mostra due segni importanti di crescita per Yona: il primo è che trovarsi di fronte alla prova del malgoverno paterno non le fa più male come prima, e il secondo... si è accorta subito che c'era qualcosa che non andava. Che i suoi sudditi non stavano bene.
Ma i pirati? Renderanno le cose ancora peggiori, no?
No.
I pirati sono pirati nel senso che si oppongono alla legge, ma quella di Kum-Ji: attaccano solo le sue imbarcazioni. E adesso è il momento di vederli in anzione: una nave sta provando ad importare una nuova droga dal confinante Impero Kai, ma i pirati non hanno intenzione di permetterlo.
Vediamo anche il potere di Jae-Ha: niente di sorprendente (è quello che salta) ma molto versatile per il combattimento (sicuramente più di Shin-Ah) e sembra controllarlo meglio di Kija.
In sostanza Jae-Ha è la rete di sicurezza per i suoi compagni, e scopriamo alcune cose interessanti su di loro: fino a cinque anni prima erano normali abitanti della città, che hanno imbracciato le armi per difenderla dagli ufficiali corrotti, ma Gi-Gan non gli permette mai di ucciderli (con loro somma costernazione).
Gi-Gan:Quanto potete essere stupidi? È perchè vi voglio bene. Non voglio che i miei cari portino sulle loro spalle il peso dell'omicidio.

Nobile intento, che non la rende certo una rammollita ma una persona pratica, almeno per me. Credo voglia fare in modo che possano tornare a fare i pescatori quando l'incubo sarà finito.
La donna, comunque, nota che Jae-Ha è più tranquillo del solito: il ragazzo spiega che è perchè gli fa male la gamba dal giorno prima (cioè da quano è arrivata Yona) e noi vediamo una cosa bella, per una volta: che questo gruppo di sgangherati pirati non capisce un'accidente del potere del drago, della leggenda... ma gli piace il potere di Jae-Ha, un po' lo invidiano, lo trattano come uno di loro, non lo mettono su un piedistallo né lo odiano. Immagino sia anche per questo che Jae-Ha è deciso più che mai a restare lì: ha trovato una famiglia, e l'ha fatto da solo.
Ma Gi-Gan deve parlare anche di lavoro: gli uomini di Kum-Ji stanno diventando più abili, e lei ha intenzione di schiacciare il mercato di schiavi una volta per tutte. Ma per farlo senza vittime ha bisogno di altri guerrieri, ed incarica Jae-Ha di trovare qualcuno davvero forte da arruolare - volente o nolente.
E chi conosce Jae-Ha di molto forte (come vuole Gi-Gan) e molto attraente (come vuole lui)?
Hak, ovviamente.
Mi sa che il suo progetto di stare lontano da Yona è destinato a fallire nel prossimo capitolo.
Non è neanche stato subdolo: credo l'autrice avesse dato per scontato che il pubblico avrebbe capito subito che il terzo drago era il tipo che aveva aiutato Hak nello scorso capitolo, e ha già fatto capire che per reclutarlo le cose andranno in modo diverso: in fin dei conti abbiamo già avuto l'introduzione di Kija per spiegarci cosa sentono i draghi quando si trovano davanti Yona, e quella di Shin-Ah per vedere il pregiudizio di cui possono essere vittime. Non serve un'altro personaggio per ribadirlo, quindi è molto meglio parlare finalmente dell'elefante nella stanza: il libero arbitrio. Jae-Ha si è costruito una vita e - giustamente - non vuole lasciarla per gente mai vista prima. Non è devoto come Kija, e se mai è stato un ragazzino da salvare come Shin-Ah si è salvato da solo: ha una causa per cui combattere, delle persone a cui tiene e che vuole proteggere. Sono curiosa di vedere come riusciranno a convincerlo ad unirsi al gruppo.
Per il resto, visto che ormai abbiamo familiarità sulle dinamiche drago-Yona, si può anche andare avanti con la trama: abbiamo di nuovo la prova di come Il sia stato dannoso per il regno, ignorando le malefatte di Kum-Ji, e come Yona sia venuta a patti con la cosa (o almeno abbia imparato a sopportarlo).
Ho trovato divertentissime le interazioni tra i personaggi: tra Jae-Ha e Hak si prospetta una bella bromance, e sono curiosa di vedere come la new entry si rapporterà a Kija: hanno visioni opposte sulla vita e sul destino, e potrebbero esserci scintille (anche se credo che Kija avrà la peggio, considerando quanto è indietro nei rapporti con le persone anche se anni luce avanti Shin-Ha).
Non posso non nominare Yona e la sua meravigliosa reazione a 'Hak nel bordello' perchè davvero... povero Hak. La principessa eercando di migliorare la situazione mi sa che l'ha peggiorata.

Castelli d'Italia #141

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Rocca Fregoso si trova a Sant'Agata Feltria, in provincia di Rimini, ed è il simbolo del paese. Le sue origini risalgono al XX secolo.
Fu espanso nel Quattrocento per volere di Federico da Montefeltro con la probabile partecipazione dell'architetto Francesco di Giorgio Martini, e in seguito venne abbellita con affreschi ed ornamenti per diventare la residenza dei Fregoso. Ospitò frati francescani dal 1781 al 1820, per poi essere abbandonata e subire il crollo del mastio nel 1835. Poichè è costruita sull'arenaria le sue fondamenta sono fragili, e nel 1961 il distaccamento di un masso ha lasciato in bilico sul precipizio l'angolo nord.
Oggi è la sede del museo permanente La Rocca delle Fiabe.


Tag: Primavera tra e pagine

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Più o meno settordicimila anni fa sono stata taggata da Gio di Memorie d'inchiostro per questo carinissimo tag. Però era il periodo che stavo scrivendo la tesi, e tra che non avevo tempo, tra che mi è passato di mente, eccolo qui anche se ormai la primavera è già passata e siamo in piena estate.

Il generale Inverno sta per andarsene: quale libro di quest'inverno ti è rimasto impresso?
Guinevere - The Legend in Autumn, di Persia Woolley. Ultimo di una trilogia che racconta le vicende di Artù avendo però Ginevra come protagonista: si tratta di una saga più che notevole, e che riesce a non perdersi nel finale. Ha un finale praticamente perfetto.

Inizia la stagione dei vestiti a cipolla e del foulardino in borsetta: quale libro ti sei portato/a dietro per praticità?
Shadows Return, di Lynn Flewelling. Grazie al kindle, ovviamente, che quando devo portarmi dietro qualcosa senza occupare spazio porto sempre lui.

Rose, viole e lillà: un libro dalla copertina fiorita
Il bacio e il sortilegio, di Jacqueline Carey. È incredibile quanti libri non ho con fiori in copertina: alla fine ho ripiegato su questo che ha almeno i petali.

La rinascita della natura: Un libro che parla di natura e piante
Regina di Fiori e Radici, di Laura Mac Lem. Beh, niente è più adatto di questo titolo: piante e natura hanno una grande importanza per tutta la narrazione, e poi parla di Persefone, ossia la primevera in persona.

Etciù: A quale tema, tropo o espediente letterario sei allergico/a?
Ormai quando vedo che in una storia c'è un triangolo non posso che alzare gli occhi al cielo, soprattutto quando viene affrontato in modo ridicolo. Insomma, non è che sia obbligatorio parlare di tre persone: le relazioni sono belle ed interessanti anche quando si è in due.

Pioggia a catinelle: un libro che ti ha fatto piangere
La bambina che salvava i libri, di Markus Zusak. Questo libro nel finale mi ha uccisa.

Pesce d'aprile! Un libro che ti ha colto di sorpresa o ti ha dato una bella fregatura!
Hood, di Stephen R. Lawhead. Di questo autore ho letto alcuni retelling su Artù: niente male, ma all'epoca li trovai pesantissimi e feci una gran fatica a leggerli... diciamo che non sapevo cosa aspettarmi quando ho preso in mano questo retelling di Robin Hood in lingua originale. E invece l'ho amato tantissimo, e non vedo l'ora di recuperare gli altri due.

21 Marzo: ci siamo! Cosa non vedi l'ora di leggere questa primavera?
Sinceramente non saprei: vado secondo l'ispirazione. Però in questo periodo ho letto pochi classici, e vorrei porre rimedio. Forse Le Metamorfosi di Ovidio.

Gita fuori porta: in quale libro ti piacerebbe fare una bella gita?
Come al solito Mondo Disco di Terry Pratchett.

Ovviamente siete tutti taggati, ma suppongo che ormai l'abbiate fatto tutti nel periodo adatto.

La Casa sulle Sabbie Mobili

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La Casa sulle Sabbie Mobili, di Carlton Mellick III.

Dire che non me ne intendo di bizzarro fiction è un eufemismo: si tratta di un genere che mi intimorisce perchè molte delle trame mi sembrano un po' troppo estreme e preferisco orientarmi su fantascienza e steampunk, che sono più vicini alla mia comfort zone.
Poi arrivano i libri come questo, che ti fanno capire come andare in giro a scoprire generi nuovi sia una cosa bella.

Tick e Polly non hanno mai incontrato i loro genitori. Sono confinati nell’appartamento dei bambini dove crescono sotto le cure dell’anziana Tata Warbourogh, nell’attesa di poter incontrare mamma e papà e andare a vivere nel resto della casa. Dopo anni di attesa ormai Polly è diventata troppo grande per i vestiti che ha nell’armadio e dei genitori non c’è ancora nessuna traccia.
Quando i macchinari che rendono autosufficiente l’appartamento iniziano a guastarsi, Polly e Tick sono obbligati ad affrontare il resto della casa. Li aspetta un labirinto di stanze e corridoi in rovina, abitato da creature mostruose che cacciano nelle ombre. La ricerca dei genitori diventa una battaglia per la sopravvivenza, nella disperata speranza di trovarli prima di morire di fame. Il mondo fuori dalle poche stanze in cui sono cresciuti è molto diverso da quello che pensavano di trovare, e più attraversano la casa e più svelano misteri che non avrebbero mai voluto scoprire.

Non iniziare libri a letto se vuoi sentirti così
Sapete quando la trama di un libro vi cattura senza possibilità di scampo, quando non importa chi sia l'autore, quale sia il genere... voi quel libro dovete leggerlo? Ecco, La Casa sulle Sabbie Mobili ha avuto esattamente questo effetto su di me. E ha continuato ad averlo anche mentre lo leggevo: l'ho finito in due giorni perchè - semplicemente - non riuscivo a metterlo giù.
L'ho cominciato a letto, il classico "Un paio di pagine per vedere com'è" ed è finita che ho dovuto farmi violenza perchè sennò in che condizioni andavo a lavoro la mattina?

Il libro segue le vicende di Tick e Polly, fratello e sorella che - come scritto nella quarta - vivono nell'appartamento dei bambini aspettando che i genitori vadano a prenderli.
La narrazione di Mellick è una scatola cinese: si comincia pensando che ok, è ambientato in un futuro distopico quindi le cose sono diverse da come le conosciamo, ma poi iniziano a venire fuori dettagli su dettagli che non tornano in nessun modo e tu, lettore, inizi a sospettare che non sia solo una società diversa.
I bambini, come noi, non hanno idea di come sia la realtà fuori dalle loro stanze, o cosa sia successo, e io mi sono ritrovata in ansia esattamente come loro, col disperato bisogno che qualcuno spiegasse le regole di questo mondo, che raccontasse come si era arrivati da punto A a punto B.
Ero più o meno così, che avessi o meno il libro in mano
I personaggi sono notevoli: Polly è la classica adolescente insofferente a tutto e tutti, che affronta i cambiamenti portati dagli ormoni senza che nessuno possa spiegarle cosa le sta succedendo, egoista e fragile nello stesso tempo. Tick, invece, ha il vantaggio di essere un bambino precoce e curioso, cosa che nella situazione in cui si trovano lo rende molto più stabile della sorella.
Insomma, in questo libro c'è una storia che ti tiene incollato alle pagine e due protagonisti interessanti e ben scritti, ma ha anche una componente emotiva non indifferente: al di là del mistero e della suspence, al di là del bizzarro che permane ogni pagina, quello che Mellick scrive è la paura segreta di ogni bambino: e se mamma e papà mi odiassero? Se non gli piacessi? Perchè non vengono? Si sono dimenticati di me?
Cosa posso fare, se mamma e papà si sono dimenticati di me?

Insomma, a parte una scena che per me non era necessaria, questo libro mi ha totalmente conquistata, e commossa. È anche uno di quei libri che riesce ad incomportare elementi di generi diversi senza che diventi un minestrone incomprensibile: c'è un po' di fantascienza, una versione piuttosto distorta del romanzo di formazione, un po' di fantascienza, un po' di distopia, tanto horror... e quando sono arrivata alla fine, commozione come non mai.

Berserk

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Parlare del primo episodio della nuova serie di Berserk non è facile, perchè Berserk arriva con una storia:è stato il primo manga con un target adulto che ho letto, anche se adulta di certo non ero. Si tratta inoltre di un manga che è riuscito a diventare un incubo per i suoi lettori: è iniziato nel 1989, ed è ancora in corso (personalmente credo di leggerlo da più di dieci anni). Non solo Kentaro Miura è uno di quei mangaka che fa uscire un capitolo ogni morte di papa (forse perchè disegna così: non è un'illustrazione, è una pagina normale), ma ormai è anche uno degli argomenti a favore del "trascinare una storia è deleterio" perchè Berserkè un capolavoro per la maggior parte, ma ora come ora non si capisce neanche più cosa debbano fare i personaggi (o meglio, noi lo sappiamo, perchè non lo stiano facendo e stiano invece cercando l'isola degli elfi con un party di D&D in cui si è aggregata troppa gente è un altro discorso), e sono addirittura felice che il mio preferito non appaia da anni.
Comunque.
Una serie animata già c'era, uscita nel 1997, ma non l'ho vista nè l'ho mai recuperata, e copriva solo una parte della storia. Poi è uscita una trilogia al cinema che in pratica la riassume (a quanto ho capito, che devo recuperare pure quella).
Ora, nel 2016, è arrivata una seconda serie che finalmente va avanti.
C'è solo un piccolo problema.



Partiamo con le basi: il genere è fantasy, l'ambientazione un medioevo adorabile che a confronto Game of Thronesè Disneyland. Il protagonista è Gatsu, un mercenario marchiato dalle forze del male: tutti i demoni - dal più insignificante al più potente - percepiscono la sua presenza e vogliono ucciderlo. In sostanza Gatsu non può scappare, ma riesce a sopravvivere perchè è un super badass specializzato in tagliare in due persone, cose e demoni.

Furibondo, cupo, cinico e gratuitamente cattivo, Gatsu è un antieroe tendente al sociopatico il cui obbiettivo è vendicarsi di chi gli ha rovinato la vita.
Però potrebbe anche esserci l'Apocalisse di mezzo. Sarebbe bello se Miura approfondisse quello invece di spedire tutti a cercare l'isola degli elfi.
Ma torniamo alla serie.
Allora, di buono c'è che le atmosfere sono azzeccate: tanta violenza, un bel po' di sangue e non si sono tirati indietro per quanto riguarda l'horror. La colonna sonora mi è piaciuta (a parte la ending che non c'incastra niente) e i doppiatori anche.
Il problema è il comparto tecnico, e intendo qualunque immagine ed animazione, in ogni momento.
Per qualche motivo l'hanno fatto con un cel-shading da cavarsi gli occhi e una CG evidentissima che pare applicata con il seguente criterio: "se è un oggetto di metallo, CG". Il tutto condito con le ombre fatte col finto tratto a matita che era orrendo anche negli anni '80.
In sostanza è una roba che nel caso migliore sembra un videogioco del 2006, nel peggiore è questo:
Guardate la bambina e ditemi che non vi causerà incubi
E non voglio neanche parlare del numero di frame, ridotto veramente all'osso.
Questo è un peccato, perchè per apprezzare l'episodio devi trovare il modo di scollegare gli occhi dal senso critico: dialoghi e trama sono belli, anche se Puckè più fuori luogo che mai (comic relief in una serie horror e brutale).
Una lamentela che ho in quanto lettrice è che a quanto pare salteranno un sacco di archi narrativi, che non solo erano molto belli (come quello dei Bambini Perduti), ma che portavano avanti la caratterizzazione di Gatsu ed era importante: Gatsu è uno che divide le persone a cui ha voluto bene in tre categorie. Quelli morti malissimo, quelli che l'hanno tradito in modi che non puoi neanche immaginare, e quelli che sono impazziti.
Tagliare le avventure che lo portano in una situazione in cui ok, si può anche parlare di fidarsi di nuovo e arrivare direttamente al momento in cui lo fa non so quanto possa rendere.

Insomma, io intanto la guarderò per avere qualcosa (ultimo numero uscito nel 2013, forse ne esce un'altro quest'anno) ma direi che non è un prodotto per neofiti: almeno per adesso mi sembra che dia scontato quello che è successo prima, anche se non escludo qualche flashback più avanti (ma onestamente: per quanto L'Epoca d'Oro sia l'arco narrativo più popolare, e ritenuto da molti il migliore, nel corso degli anni hanno adattato solo quello... trovo giusto dare per assodato che se guardi Berserk ormai lo sai).
O forse sono io che ho scordato il senso di straniamento dei primi numeri, in cui c'era questo tizio fortissimo, stronzissimo, che ammazzava demoni ovunque senza sapere come-quando-dove-perchè.

Castelli d'Italia #142

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Il castello del Boccale si trova a Livorno, lungo la strada costiera chiamata appunto "Boccale", o "Cala dei Pirati". Le sue origini risalgono al XVI secolo, quando fu costruita la torre di avvistamento per volere dei Medici (forse su una struttura medioevale): nonostante vi sogggiornassero un castellano e dei soldati le dimensioni erano così modeste da rendere impossibile la presenza di artiglieria.
Tra il XIX e il XX secolo venne grandemente modificata: fu inglobata in una residenza costruita in stile neomedioevale, proprietà della marchesa Eleonora Ugolini, e in seguito passò alla famiglia Whitaker-Ingham.
Dopo un periodo di abbandono il castello è stato recuperato, e gli interni frazionati in appartamenti residenziali.

I cigni di Leonardo

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I cigni di Leonardo, di Karen Essex.

Ridendo e scherzando sono più o meno dieci giorni che non posto niente di rilevante..
In realtà ho passato un paio di giorni pieni, e gli altri in una mega crisi di pigrizia che mi ha portata a dire "Finisco il post domani" finchè - improvvisamente - è passata una settimana. Poi sono rientrata a lavoro, ed ecco gli altri tre.
Ops.

Isabella e Beatrice d'Este, sorelle e rivali, spose rispettivamente del duca di Mantova e di Ludovico il Moro, hanno segnato il Rinascimento come poche altre donne: raffinate mecenati e abili politiche, l'una cadde in rovina dopo una giovinezza promettente, l'altra raggiunse passo dopo passo una posizione di straordinaria influenza sulle arti e gli affari politici dell'Italia rinascimentale. In questo romanzo storico, narrato in flashback da Isabella che medita sulla tomba della sventurata sorella, rivivono gli intrighi di corte e le passioni travolgenti di una stagione creativa, machiavellica e drammatica della storia italiana, intrecciati al destino di Leonardo da Vinci, che sotto la loro ala protettrice diede vita ai suoi capolavori.

Questo libro mi è piaciuto proprio tanto.
Isabella d'Este fu una delle più influenti donne del Rinascimento, definita ai suoi tempi "la prima donna del mondo". Ho letto una sua biografia e ne è emersa una donna forte ed intelligente, ma anche altezzosa e con un malcelato astio verso il destino che l'aveva fatta nascere femmina in un mondo di uomini, un disprezzo verso le debolezze del suo genere così forte da renderle impossibile gioire per la nascita delle figlie (curiosamente il marito era contentissimo delle bimbe, anche prima dell'arrivo del sospirato erede maschio).
Un personaggio storico verso cui provo ammirazione e che mi affascina, ma che non mi piace nel senso stretto del termine.

Il libro prende questa donna e sua sorella Beatrice e, alternando i due punti di vista, usa le loro vite per mostrarci l'Italia rinascimentale. Le guerre, gi intrighi, la politica.
L'arte.
La ricerca dell'immortalità attraverso le opere d'arte, in un periodo in cui di maestri in grado di consegnare alla Storia persone e nomi ce n'erano quasi troppi, e il tentativo di farsi immortalare dal più grande di tutti: Leonardo da Vinci, genio indiscusso ed insuperabile, ma sfuggente ed imprevedibile, che ha fatto alle amanti di Ludovico l'immenso onore di un ritratto, ma non riesce (e non ha voglia) di fare lo stesso per Beatrice ed Isabella.
E se a Beatrice importa il giusto e l'onesto, perchè lei vuole lasciare la sua impronta nel mondo in altri modi, per Isabella - amante del bello e in grado di comprendere al volo il peso che un'opera avrà nel tempo - essere immortalata da Leonardo diventa praticamente un'ossessione.
Ma il libro offre anche, e soprattutto, il ritratto di due sorelle e del loro rapporto ora conflittuale, ora di competizione.
Un destino quasi beffardo, che ha fatto della geniale Isabella la moglie di Francesco Gonzaga e di Beatrice la duchessa di Milano.
Isabella, che non capisce come la testarda sorellina possa essere la moglie di un'uomo come Ludovico il Moro, come possa essersi trasformata da bambina ribelle ed indisciplinata in una donna in grado di competere con lei - la sorella maggiore. Quella che è sempre stata la sorella intelligente, la sorella bella, la sorella perfetta.
E dall'altro lato Beatrice, quella che ha dovuto lottare per essere tutto ciò che veniva naturale all'amata rivale, per avere ciò che sarebbe stato semplicemente dato ad Isabella. Il gioco della politica e della seduzione non le viene né facile né naturale, ma quando si trova a dover scegliere tra subire un'esistenza che non le piace o lottare per ottenere il posto a fianco del marito e il riconoscimento che le spettano, non solo lotta ma vince. Perchè essere forti non è solo ribellarsi ad un destino che non si vuole, ma anche piegarlo e modificarlo finchè non diventa qualcosa che ci aggrada.
Nonostante il libro sia ambientato in un periodo storico estremamente turbolento, la narrazione è molto tranquilla: Isabella e Beatrice sono quasi sempre fuori dall'azione militare vera e propria, anche se al centro (o molto prossime al centro) della politica. Però è stato comunque molto interessante vedere i modi in cui l'autrice ha ricreato le reazioni, il senso di sgomento e l'incredulità, quando succedono cose che noi abbiamo letto o studiato, ma che per i personaggi sono invece eventi incredibili che stanno accadendo in quel momento.
Devo ammettere, però, che nonostante abbia apprezzato il libro davvero molto, dopo un inizio stellare ho fatto un po' fatica a superare la parte centrale, che per me si trascina un po'.

Akatsuki no Yona #29 e #30

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Se Jae-Ha non si unirà al gruppo, il gruppo si unirà a Jae-Ha.

Capitolo 29: Bonds & Capitolo 30: Negotiations

Cominciamo con la mappa, che ogni tanto fa piacere sapere dove siamo finiti e come è fatto il mondo dove ci troviamo.
Riassunto veloce: Jae-Ha parte per reclutare Hak tra i pirati, mentre il gruppo è alla ricerca di Jae-Ha. I nostri vogliono fare in fretta per vari motivi, tra cui che sono costretti a lasciare Shin-Ah da solo all'accampamento perchè attira troppo l'attenzione, ma il drago verde si muove così velocemente che non riescono mai a beccarlo.
Shin-Ah
E così, mentre cercano di seguire i suoi movimenti, si imbattono in nuove violenze: un soldato sta distruggendo un negozio e picchiando sevaggiamente il proprietario. Yona vorrebbe intervenire, ma Kija la ferma per andare lui. E Hak ferma Kija perchè si farebbe notare troppo, mentre può pensarci lui... e Yoon ferma tutti.
Yoon:Sono solo voci che girano, ma pare che l'altra notte una nave di Kum-Ji sia stata attaccata dai pirati. Gli ufficiali adesso sono furibondi. Capisco come vi sentite, ma ora dovete stare calmi.

Ma quanti problemi gli evita, questo ragazzino?
Comunque Hak si allontana da loro quasi subito: ha scoperto di avere il suo personale cartello 'wanted' appeso sui muri, disegnato dall'artista che li faceva per Flynn in Rapunzel. Ed ecco quindi che - di nuovo - Hak e Jae-Ha finiscono insieme: anche lui ha l'orrendo poster, e insieme gli danno fuoco.
I problemi della bellezza
A questo punto è il momento di vedere in azioni le capacità di reclutamento di Jae-Ha... che sono molto ambigue:
Sostanzialmente Hak lo scambia per un pervertito molestatore e scappa terrorizzato. Riesce a sfuggirgli perchè gli altri l'hanno raggiunto (causando l'immediata sparizione di Jae-Ha), e Kija si lancia all'inseguimento visto che stavolta l'obbiettivo è davvero vicino.
Jae-Ha, dal canto suo, è piuttosto divertito dalla situazione: il rifiuto di Hak rende tutto più interessante e non ha nessuna intenzione di mollare. Peccato che stia sottovalutando molto il destino, che qui interviene non sotto forma di terremoto da di tegola rotta, facendolo cadere esattamente davanti a Kija, e a quanto pare il mio desiderio di vederli interagire è stato esaudito.
Ma prima le cose serie: mentre Yona dice ad Hak che vorrebbe conoscere il tipo con cui ha salvato la ragazza (e Hak rifiuta perchè non lo vuole vedere mai più) sentono piangere dal negozio distrutto poco prima: Yona si precipita ad indagare, ed terribile. Un bambino si è messo in mezzo e i soldati l'hanno picchiato fino ad ucciderlo. La violenza gratuita e la triste rassegnazione delle vittime non possono non colpire al cuore la principessa, ma come dice Yoon al momento non c'è niente che possano fare: semplicemente non ne hanno il potere.
Una situazione che Yona detesta e trova difficilissima da accettare.

Ma torniamo ai draghi: Jae-Ha è finito dentro un vaso e non può scappare, mentre Kija... gli è andato il cervello in cortocircuito, probabilmente, e non ha sentito una sola parola pronunciata da Jae-Ha (riassumibile con "Non ti volevo incontrare"), tant'è che se ne esce subito con la cosa sbagliata: tutto contento lo informa che il loro padrone li sta aspettando, e di fronte al secco rifiuto del drago verde - ovviamente - non può non ripartire con la storia che i draghi devono servire il padrone, delle generazioni passate che potevano solo aspettare e di come loro abbiano l'onore e il dovere di farsi carico delle loro aspettative...
Jae-Ha:Oh cielo, di tutte le cose è venuto a cercarmi un drago che si comporta come una marionetta. In mezzo ai desideri dei precedenti draghi ce l'hai qualche pensiero autonomo? Sto solo dicendo, senza alcun dubbio... che se vieni a dirmi che devo proteggere il mio padrone, non è una cosa speciale. È una tragedia. Povero Hakuryuu.
I sentimenti di Jae-Ha verso Kija
Spacca il vaso e se ne va. In effetti non poteva andare diversamente, e se da un lato sono contenta che qualcuno abbia detto queste cose a Kija, dall'altro... povero. Chissà come l'avrà presa.
Incurante dei potenziali danni alla psiche di Kija, Jae-Ha torna alla sua missione principale: agganciare Hak, che prova a evitarlo tirando in ballo la promessa di non parlare agli sconosciuti fatta al nonno (non ne può più, poveretto, il prossimo passo credo sia dire che è contro la sua religione), ma Jae-Ha riesce finalmente a spiegarsi: è uno dei pirati e il suo capitano vorrebbe conoscerlo, non ci sono problemi se vuole portarsi dietro anche il suo capo visto che sembra tenerci molto.
Paccato che, tutto preso dalla discussione, Jae-Ha si sia accorto solo all'ultimo momento che Yona è dietro l'angolo.

Ed ecco quindi partire l'attivazione del patto, e mai come in questo momento ne percepiamo la violenza: Yona si precipita a soccorrerlo - dal suo punto di vista sembra che abbia avuto un malore - e Jae-Ha si trova a combattere l'immediata attrazione che prova per lei. Tutto di Yona lo spinge a restare a suo fianco, e per quanto si ripeta che non sono i suoi sentimenti ma la sua eredità di drago, non riesce ad allontanarsi. Anche perchè, questa volta, è Yona a riconoscerlo (a riprova che anche lei sente qualcosa, sia pure in misura minore) ed è evidente che non può giocarsela con l'inganno: serve una risposta decisa.
Jae-Ha:Io non volevo incontrare nessuno di voi, signorina.
Yona:Sapevi che ero qui?
Jae-Ha:Non immaginavo che fossi una ragazza così carina, ma ho avvertito la presenza di Hakuryuu e Seiryuu in giro ultimamente, quindi sì, lo sapevo.

Jae-Ha dice subito che non ha intenzione di servire un "padrone", ma per quanto lei ribatta che non si considera padrona di nessuno, che Kija e Shin-Ah la seguono perchè l'hanno deciso... non cambia il fatto che Jae-Ha si sia ritrovato letteralmente in ginocchio di fronte a lei: per quanto non le piaccia ammetterlo il libero arbitrio di questi uomini è compromesso a dire poco, per loro è difficile avere una vita che vada oltre l'aspettare l'arrivo di questo fantomatico padrone, ed è quindi comprensibile che Jae-Ha rifiuti con così tanta veemenza e che sia molto franco su quello che pensa del suo "dovere".
Jae-Ha: Deciderò io chi proteggere, e deciderò da solo dove morire.

Yona, dal canto suo, tiene fede alla sua natura: per quanto non le piaccia, lo lascerà stare se è ciò che vuole.
Insomma, pare che per Jae-Ha si stia risolvendo tutto per il meglio, a parte che non potrà reclutare Hak... ma nel momento in cui si lascia scappare di fare parte dei pirati le cose cambiano: Yona ne approfitta subito per chiedere di poter conferire col capitano.
Yona:Ho visto un ufficiale del governo uccidere un bambino. Quando ci penso non posso fare a meno di tremare dalla rabbia: verso quegli ufficiali, verso Yang Kum-Ji, verso me stessa, che non ho potuto fare niente. Non voglio vedere un altro bambino assassinato senza ragione. C'è qualcosa che possiamo fare per aiutarvi a combattere Kum-Ji?

Questo cambia le carte in tavola, e viene quindi combinato un incontro - il giorno dopo - alla nave: unica condizione, che ci sia anche Hak.
La sera Yona si scusa con gli altri per aver preso la decisione senza consultare nessuno, e liberandoli quindi dall'impegno di seguirla... ma ovviamente tutti la seguiranno (anche se Kija è un po' in ansia all'idea di vedere di nuovo Jae-Ha).
L'unico ad essere irritato è Hak, perchè chi sta avendo ciò che vuole è proprio il pirata... ma il suo prendere in giro la principessa ha presto conseguenze più serie.
Hak:Come siete comprensiva. Quando io ho lasciato la Tribù del Vento non mi pare che mi abbiate permesso di andarmene: avete detto "Io voglio te, Hak"... tutta egoista e facendo come volevate...

Non credo che Hak dicesse sul serio, però è vero: lui non l'ha lasciato andare. E anche se scherzava, la reazione di Yona è seria: "Smettila. Tu sei diverso".
È poco, ma per ora Hak se lo fa bastare.
Il giorno dopo i due gruppi si misurano e il capitano Gi-Gan mette subito in chiaro che è lei a comandare: loro si vogliono unire ai pirati, lei deciderà se ne sono degni e non è una questione di mera forza fisica. Vuole fidarsi, e per farlo deve conoscerli.
In effetti la prima cosa che fa è strappare la maschera di Shin-Ah, con Yoon che cerca di spiegare che non è sospetto ma timidissimo.
La seconda è esigere un combattimento dimostrativo, per valutare la loro forza, e la cosa più bella è che per quanto stravincano Gi-Gan non è minimamente impressionata: si limita a commentare che hanno passato la selezione, ma il sollievo è di breve durata. Hak, Kija e Shin-Ah sono dentro, Yona e Yoon sono un'altro paio di maniche.
Gi-Gan:Cosa sai fare?
Yoon: Non mi piace la violenza, quindi non combatto. A parte questo so fare tutto: cucinare, cucire, andare a caccia, curare le ferite e se mi date gli ingredienti posso fare esplosivi. E sono un bel ragazzo.

Anche Yoon è ovviamente arruolato, e quindi si passa a Yona.
Che non sa fare niente.
Qui la grande paura della ragazza si avvera: senza mezze parole il capitano la informa che, ora come ora, è solo un peso che finirà per farsi ammazzare, pericolosa per sé stessa e per gli altri, e deve restare al sicuro.
Yona, pur capendo, ribatte che anche lei ha motivi per non andarsene, e il suo carattere a Gi-Gan piace.
Le darà una possibilità: un compito ad alto rischio, e se lo porterà a termine si sarà guadagnata il suo posto a bordo.

Castelli d'Italia #143

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Il castello Caetani si trova in Lazio, nella città di Sermoneta. Fu costruito agli inizi del Duecento dalla famiglia degli Annibaldi, con funzioni militari. In seguito il castello fu venduto ai Caetani, che lo resero una vera e propria fortezza, e nel XVI secolo conobbe il suo periodo d'oro. Nel 1500 fu confiscato da Alessandro VI, assieme a tutti i feudi dei Caetani, e la fortificazione fu quindi completata dai Borgia.
Nel corso degli anni il castello venne attaccato svariate volte, e nel 1798 venne saccheggiato e convertito a carcere dai soldati di Napoleone. In seguito fu restituito alla famiglia Caetani, che lo abitava ancora durante la Seconda Guerra Mondiale, ma da quando la famiglia si è estinta nel 1977 appartiene alla fondazione Roffredo Caetani.
Il castello ha avuto molti ospiti illustri, come Lucrezia Borgia, Carlo V e Federico II.
È visitabile.


Grail Prince

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Grail Prince, di Nancy McKenzie.

Questa sarà difficile.

"The wheel is turning and the world will change... And a son of Lancelot, with a bloody sword and a righteous heart, shall renew the Light in Britain before the descent of savage dark..." 
So spoke the Lady of the Lake. Now her grim prophecy is coming true. King Arthur lies dead, struck down along with Mordred, his son and heir, and the greatest knights of Camelot. Of that peerless company, only Lancelot survives, a broken man who has turned his back on Britain and his forbidden love of Guinevere. Yet one knight, scarcely more than a boy, fights amid the ruins to keep Arthur’s dream alive: Galahad, the son of Lancelot.
Before his death, Arthur swore the young knight to undertake a quest: a search for the scattered treasures of an ancient king. On the recovery of these powerful relics–a grail, a spear, and a sword - hinges the future of Britain. But it is the past that torments Galahad. He cannot forget or forgive his father’s betrayal of his king. Nor can he banish thoughts of the intoxicating Dandrane, sister of his friend Percival, from his mind. Yet only a man pure in heart can fulfill the prophecy of the Lady of the Lake.
Not since The Mists of Avalon has an author so brilliantly reimagined and brought to life the enduring Arthurian legends. Weaving back and forth through time, from Arthur’s mighty reign and commanding influence to Galahad’s ultimate quest to preserve the destiny of a nation, The Grail Prince is an unforgettable epic of adventure and romance, of clashing swords and hearts set in a magical world as deadly as it is beautiful.


Ho letto Queen of Camelot nel 2012 (le mie prime recensioni... incredibile quanto non fossi logorroica), ossia abbastanza tempo fa per ricordarmi le seguenti cose: che l'Arthur della McKenzie era notevole, che ha la tendenza a fare dei suoi protagonisti delle Mary Sue stranamente sopportabili, e che - nonostante tutto - il libro mi era piaciuto.
Per il resto è passato troppo tempo perchè riesca a ricordare i dettagli precisi, e ho affrontato il seguito con un po' di confusione su un paio di dettagli: è l'autrice che si è contraddetta, o sono io che attribuisco al retelling sbagliato una determinata scena?
Galahad con un angelo
Propendo per la seconda, ma andiamo avanti: questo libro è uno di quelli che mi mette un po' in crisi perchè i difetti fanno pari coi pregi, e quindi non riesco a dire né che non mi è piaciuto, né che mi è piaciuto. Lo consiglierei? Se si è fan di Galahad sicuramente sì, a tutti gli altri...boh.
Partiamo coi pregi: è scritto bene. Lo stile della McKenzie mi è piaciuto prima e mi è piaciuto adesso, riesce a mettere a suo agio il lettore e a costruire un'ambientazione crudele senza sottolinearne troppo la violenza. In più a questo giro ha dimostrato che, se ci si mette, riesce anche a scrivere personaggi complessi: Ginevra era una santa - né più né meno - e Galahad assolutamente no. Il che è intrigante, visto che stando al mito il ragazzo è così perfettamente perfetto e puro che non solo trova il Graal, ma lo può pure toccare. Insomma, può essere complicato rendere interessante uno come lui.
Il Galahad della McKenzie è virtuoso e puro, ma è anche inqudrato come pochi e vive le conseguenze del terribile matrimonio tra Elaine e Lancelot. Troppo giovane per capire le complesse ed autolesioniste dinamiche tra i due, da bambino si trova con una madre che soffre perennemente a causa di un padre che non c'è mai (e quando c'è peggiora le cose), la cui mancanza si spiega con il suo voler essere assieme all'altra. Galahad è la vittima inconsapevole ed incolpevole in una relazione che non può essere terminata, e in cui è troppo facile trovare un caprio espiatorio - anzi, due.
Lancillotto e Ginevra, e quelli che il prezzo del loro amore lo pagano anche dopo Camlann e la caduta di Camelot.
 
La cerca del Graal, a sorpresa, non è al centro della storia: al centro c'è questo ragazzo, poco più che un bambino quando il sogno è finito nel sangue, che in qualche modo cerca di farlo rivivere, e attraverso di lui vediamo il declino della Britannia, e quello che è venuto dopo Arthur. Il buio attraverso gli occhi di chi ha visto la luce, e la storia di un ragazzo che diventa uomo cercando di comprendere i traumi della sua infanzia, di fare pace col suo passato e guadagnarsi così il futuro.

La McKenzie, tra l'altro, ne approfitta per fare anche un'altra cosa: nel precedente libro la caduta di Camelot era tutta dal punto di vista di Ginevra, e Camlann direttamente per sentito dire. Questo libro, invece, si muove su due linee temporali: gli anni dopo Artù, e quelli che hanno preceduto la sua morte, ed essendo stavolta il punto di vista qualcuno che sul campo di battaglia non c'è proprio stato, ma quasi... finalmente possiamo vedere l'altro lato. E sì, la McKenzie scrive delle grandi Mary Sue, e sì, la caduta di Camelot l'ha ripresa paro paro dalla Stewart... ma cavolo se non sa scrivere Arthur. Lo scrive così bene che la cosa più assurda è che a Ginevra piaccia pure Lancillotto.
Livello di immedesimazione con Gwen: ma sei scema?
Ma ora occorre passare alle noti dolenti: la prima è che, nonostante tutto, non si capisce quale sia il punto del libro. Cosa vuole raccontare? È solo in minima parte un retelling della cerca del Graal, e come seguito per vedere dove sono i personaggi che abbiamo imparato a conoscere... beh, vista la mattanza con cui si chiude il ciclo arturiano sarebbero bastate 100 pagine a stare larghi.
Aggiunge retroscena ad una sottotrama che - leggendo il primo volume - non sembrava averne bisogno, ed è troppo concentrato sul protagonista per essere un'espediente con cui narrare quello che succede nell'ambientazione intera dopo la morte di Artù.
Quanto al protagonista, beh, è uno che si vedeva poco e di cui importava poco, motivo per cui - come dicevo prima - non è un libro per persone che non hanno mai letto niente di questo particolare mito o che non gli interessa niente di Galahad.
Poi c'è stato lo scarso uso di Parcival e Dandrane: lui adorabile patatino che però perde tutta la sua importanza, lei... beh, diciamo che se la protagonista era Dandrane il libro finiva in tre capitoli, con lei incoronata regina della Britannia e non per matrimonio. La fanciulla riesce a:
- mandare a Camlann suo fratello nonostante il parere contrario del padre (che era un re, mica il primo scemo del villaggio)
- capire le implicazioni politiche della lunga reggenza dello zio, e soprattutto dell'ambiziosa zia
- fare il contropiano
- mettere suo fratello sul trono senza spargimenti di sangue
- dire a Galahad che sua madre non era una santa e suo padre non è il demonio
E nonostante tutto il suo ruolo è il love interest, e le sue azioni servono solo a renderla all'altezza di Galahad.
Per andare - però - ai due punti che mi ha fatto alzare gli occhi al cielo e scadere il libro, devo entrare nel magico regno dello spoiler.

Insomma, un libro con tante belle cose che però alla fine mi ha lasciato l'amaro in bocca.
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