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Blogger Love Project #1: Lets get started!

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Quest'anno ho deciso di partecipare all'iniziativa Blogger Love Project, organizzata da Sweety Readers, The Bookshelf e She was in Wonderland.
La cosa durerà due settimane, e oggi è il momento di elencare i miei obbiettivi:
  • Scrivere e pubblicare le recensioni in arretrato: Praemonitus - L'ombra del Destino di Giulia Rizzi; Eracle di Euripide; Il giorno dei Trifidi di John Wyndham; Queen of Someday di Sherry Ficklin; I shall wear midnight di Terry Pratchett, più una recensione per l'intera trilogia The Strain, di Guillermo del Toro e Chuck Hogan, e non restare indietro con le nuove (I ragazzi venuti dal Brasile di Ira Levin).
  • 'Aggiornare' le vecchie recensioni a quello che è il mio stile attuale (le gif, alcuni codici html).
  • Commentare con più frequenza i blog che seguo.
  • Riuscire a svolgere le attività previste dal progetto.
Non sono moltissimi, ma già so che sarà dura farcela con tutti.
In bocca al lupo.

Castelli d'Italia #84

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La rocca di Radicofani si trova in Toscana, in provincia di Siena. Le prime notizie sulla sua esistenza risalgono al 973, e per via della sua importanza strategica nel corso della storia è sempre stata contesa. Inizialmente sotto il controllo della Chiesa, ben presto divenne oggetto di un braccio di ferro tra i Papi e i Senesi, finito nel 1405, quando la rocca passò a Siena. L'ultimo evento importante avviene nel 1555, quando fu invasa dalle forze imperiali.
Una curiosità: intorno al 1200 la fortezza fu occupata da Ghino di Tacco, un brigante 'buono' spesso paragonato a Robin Hood.





Blogger Love Project #2: Before I was a blogger + 10 libri scoperti grazie ai blog

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Seconda tappa del Bogger Love Project: è tempo di flashack, sul tempo lontano in cui il blog non c'era e i consigli a lui annesso nemmeno.
In effetti mi manda un po' in crisi: è vero che il blog ce l'ho da due anni e mezzo, ma è anche vero che blog e forum letterari li seguo dal... 2007? 2008? Un po' lontano per la mia memoria stile pesce rosso e completamente casuale.
Andiamo proprio indietro, dai. Prima di internet. Prima dell'adsl.
L'infanzia proprio.
Per me i libri sono sempre stati collegati alla libreria: senza vetrine on-line, la scelta Del Libro avveniva solo ed unicamente nei negozi fisici. Così come c'era il giro nei negozi per le scarpe, così c'era quello nelle librerie, perchè non esiste (e non è mai esistito, da che ho memoria) che ne girassi solo una. Minimo due.
Permanenze lunghe e ponderate, dove leggevo non solo la quarta di copertina ma anche qualche pagina (generalmente il primo capitolo e qualcosa in mezzo) per vedere se l'interesse reggeva. Ricordo le lotte e i dubbi interiori perchè ne puoi prendere solo uno, e la gioia inattesa se per caso succedeva il miracolo e potevo prenderne due.
L'ansia della scelta
Una scoperta continua in un mondo dove spoiler, anticipazioni e anteprime semplicemente non esistevano.
Con internet, coi blog, con le letture in lingua è diventato più semplice - ma anche diverso - fare shopping libresco, e ripenserò sempre con affetto, magari nostalgia, a quando comprare un libro era un vero e proprio salto nel buio.

Però, in fin dei conti, grazie al blog ho anche scoperto libri che altrimenti avrei ignorato... è quindi arrivato il momento della Top Ten. Ovviamente in ordine casuale e senza tenere conto del gradimento. E purtroppo senza dire dove ho trovato cosa... vi ho accennato al problema memoria da pesce rosso, vero?
  1. Colpa delle Stelle, di John Green
  2. Le Parole Segrete, di Joanne Harris
  3. Cinder, di Marissa Meyer
  4. Il Trono di Ghiaccio, di Sarah J. Maas
  5. Tiger Lily, di Jodi Lynn Anderson
  6. Alice in Zombieland, di Gena Showalter
  7. Matched, di Ally Condie
  8. Raven Boys, di Maggie Stiefvater
  9. Red, di Kerstin Gier
  10. Fangirl, di Rainbow Rowell

Teaser Tuesday #94

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Ed ecco di nuovo la rubrica settimanale Teaser Tuesday, creata dal blog Should Be Reading, che si divide in poche, semplici fasi:
1_ prendi il libro che stai leggendo
2_ apri una pagina a caso
3_ scrivi un breve brano (stando attenti a non spoilerare)
4_ scrivi titolo e autore

Aveva visto ciò che aveva già visto nelle fotografie: una donna di mezza età dall'aria qualsiasi. Piuttosto piccola, capelli quasi grigi rialzati ai lati del capo, ricci sulla sommità. Pelle malsana di un bianco grigiastro, mascella pesante, bocca delusa. Occhi stanchi ma risoluti. Nell'uniforme da carcerata, Frieda Maloney avrebbe potuto essere una cameriera o una sguattera oberata dal lavoro.
Un giorno, pensò, mi piacerebbe incontrare un mostro che abbia l'aspetto di un mostro.
Si afferrò al bordo di legno spesso del tavolo e si sforzò di udire ciò che Fassler stava dicendo.
Si avvicinarono al tavolo.
Fissò Frieda Maloney e lei, mentre Fassler scostava all'indietro la sedia di fronte, fissò lui, occhi azzurri che lo valutavano, bocca dalle labbra sottili piegate all'ingiù. Sedendosi, fece un cenno col capo.
Lui le restituì il cenno di saluto.
Frieda scoccò un sorriso di ringraziamento in direzione di Fassler e, appoggiati i gomiti ai braccioli della sedia, tamburellò coi polpastrelli delle dita sul bordo del tavolo, prima le dita di una mano, poi quelle dell'altra, con rapidità; poi smise e li lasciò fermi, fissandoli.
Li fissò anche Liebermann.
"Ora sono esattamente" Fassler, seduto alla destra di Liebermann, esaminò l'orologio che portava polso "le dodici meno venticinque." Guardò Liebermann.
Liebermann guardò Frieda Maloney.
Lei gli restituì lo sguardo. Le sopracciglia sottili si inarcarono.
Liebermann constatò che non riusciva a parlare. In lui non c'era fiato - solo il pensiero di Ida. Gli batteva il cuore all'impazzata.
Frieda Maloney si succhiò il labbro inferiore, lanciò un'occhiata a Fassler, tornò a guardare Liebermann; disse: "Non ho niente in contrario a parlare della faccenda dei bambini. Ho reso felice un sacco di gente. Non è cosa di cui mi vergogni."
 - I ragazzi venuti dal Brasile, Ira Levin

Blogger Love Project #3: Favourite non-bookish blogs

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È arrivato il secondo giorno del Blogger Love Project, e oggi si parla di blog non letterari. Perchè alla fin fine siamo persone vere, e abbiamo più di un unico interesse: non importa quanto la lettura sia importante, non può esserci solo quella e non si può vivere solo di quella.

Quindi, per coerenza, seguo pochissimi blog che non parlano di libri, e li amo tantissimo. Lo specifico perchè causa raffreddore epocale (che sta valutando la mutazione in influenza) la mia capacità di mostrare sentimenti è seriamente compromessa: sono sepolta da fazzoletti, aspirine e spray per la gola.

Memorie di una vagina: divertente blog sull'essere donne e single al giorno d'oggi.
Defying Gravity: tè, musica e telefilm.
L'antro atomico del Dr. Manhattan: le sue recensioni di film e telefilm mi fanno morire, anche se sono troppo giovane per apprezzare metà degli articoli.
Where are we now?: blog sul cinema e sulle serie tv. Ogni tanto anche libri, ma non sono l'argomento principale.
Serialmente: si occupa di serie televisive e televisione, fino a qualche mese fa faceva recap e mi ha fatto scoprire un sacco di telefilm (Being Human UK e Supernatural, per fare due esempi). Adesso ha cambiato direzione, e si è spostato sugli articoli di approfondimento.

Ed eccoli qua. Adesso scusate, torno a morire.

Queen of Someday

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Queen of Someday, di Sherry D. Ficklin.

Questo libro racconta la vita della futura Caterina la Grande in chiave Young Adult, e pertanto ho gradito l'avviso dell'autrice sul fatto che la fedeltà storica fosse zero assoluto: Alla corte dei Borgia si è preso l'insufficenza perchè la Kalogridis ha detto che tutte le sue idiozie erano vere. Sfortunatamente questo libro più che ricordare Reign (geniale nella sua insensatezza) ricorda The Borgias (la noia, che seguivo per i costumi).
Spoiler.

Before she can become the greatest empress in history, fifteen-year-old Sophie will have to survive her social-climbing mother’s quest to put her on the throne of Russia - at any cost.
Imperial Court holds dangers like nothing Sophie has ever faced before. In the heart of St. Petersburg, surviving means navigating the political, romantic, and religious demands of the bitter Empress Elizabeth and her handsome, but sadistic nephew, Peter. Determined to save her impoverished family - and herself - Sophie vows to do whatever is necessary to thrive in her new surroundings. But an attempt on her life and an unexpected attraction threatens to derail her plans.
Alone in a new and dangerous world, learning who to trust and who to charm may mean the difference between becoming queen and being sent home in shame to marry her lecherous uncle. With traitors and murderers lurking around every corner, her very life hangs in the balance. Betrothed to one man but falling in love with another, Sophie will need to decide how much she’s willing to sacrifice in order to become the empress she is destined to be.
In a battle for the soul of a nation, will love or destiny reign supreme?

Queen of Someday comincia alla grande: solo nel prologo c'è lui che le scioglie i capelli mentre si baciano, cosa che qualunque donna con i capelli lunghi sa benissimo essere molto poco romantica e con alte possibilità di fare malissimo. Figuriamoci poi a metà del 1700, quando la moda femminile non era certo all'insegna della praticità.
Il primo capitolo è così pieno di dialoghi insensati, di avvenimenti ridicoli, che praticamente meriterebbe di essere citato nella sua interezza: facciamo la conoscenza di Sophie, quindicenne prussiana molto vicina all'essere data in sposa a Peter, erede al trono di Russia.
Sophie non mi ha colpita molto: è una a cui le differenza di classe non importano e che trova il lusso sfrenato irritante però la slitta chiusa, trainata da cavalli e con tende di broccato le sembra piccola e scomoda. 
Sophie ce l'ha con la madre perchè per risollevare le finanze di famiglia è pronta a combinarle un matrimonio con chiunque sia più ricco di lei - chiaramente un destino che solo lei è costretta a subire. Non mi pare che la Madre sia peggio di altre, ma sono cresciuta quando non c'era target nei cartoni animati: il matrimonio combinato che la bambina non vuole per me ha come tragica conseguenza questo, non il trattamento del silenzio ai genitori.
E poi, in ogni caso, le farebbero sposare il futuro imperatore di Russia mica il Lord Cippalippa.
Causa ed effetto
Ma passiamo oltre: vengono attaccate dai briganti, e qui Sophie deve dimostrare di essere un'action girl. Tira fuori dallo stivale un pugnale, uccide il primo brigante, lotta con il secondo, riesce a seminarlo correndo.
Indossando un abito del '700, col corsetto e in mezzo alla neve perchè siamo nel mezzo dell'inverno russo. Il tipo però non la segue e lei deve tornare indietro per proteggere la madre, si impantana e ha un'altra geniale idea. Spogliarsi. Al di là della totale stupidità della cosa sottolineo che siamo nel mezzo dell'inverno russo quindi Sophie dovrebbe essere morta, non essere beccata svestita dal capo delle guardie e far fuori l'ultimo brigante lanciando un pugnale.
A questo punto stavo per alzarmi in piedi ed applaudire, ma questa Sophie capace di prove fisiche impossibili per abbigliamento e location sparirà per non tornare mai più nel momento in cui arriverà a corte.
In effetti si può dire che una volta arrivata a corte le cose smetteranno di succedere: tanto per cominciare è vuota, a parte le scene di ballo ci sono sempre i soliti personaggi. Sophie, la Madre, l'Imperatrice, Peter, Sergei, Ekaterina, Elisavetta, Alexander. A volte viene nominato qualche diplomatico.
La trama dovrebbe essere un'appassionante storia d'amore: anche se sappiamo come andrà a finire non sappiamo come ci arriveremo, abbiamo la protagonista di fronte ad un ragazzo che deve conquistare e persone che non può avere, con la consapevolezza che Peter può scegliere un'altra donna. Ci sono alcuni che non vogliono un'imperatrice prussiana; la narrazione può giocare coi sentimenti, con la situazione politica, con gli intrighi di corte, con i tradimenti.
Oppure può non farlo.

Sophie è la candidata preferita dell'Imperatrice. Le prime "avversarie" che vediamo sono due sorelle descritte come la sorella buona e la sorella stronza, che diventano sue dame da compagnia e sono troppo poco nobili per essere concorrenza seria. Peter è affascinato dalla protagonista ma è il tipo a cui piace la sfida e che perde interesse nelle cose che ha, quindi Sophie deve destreggiarsi nell'antica arte del negarsi-ma-non-troppo. Tipo che quando Peter la invita a colazione risponde "Dopo, ora ho altri programmi" e lui la vuole come nessuno mai. 
Quando arriva Charlotte, bellissima principessa sassone, le cose si fanno ancora più ridicole: la nostra non fa in tempo ad ideare un piano che qualcuno la avvelena. Mentre è a letto malata non può vedere Peter quando lui desidera... cosa che porta Peter a volerla di più. Intanto Charlotte viene rispedita a casa dall'Imperatrice, nel caso qualcuno si fosse dimenticato che il voto definitivo ce l'ha lei.
Io sono sempre confusa da storie dove l'autore prende la via più semplice per arrivare alla fine: come lettrice mi piace essere sorpresa dalle svolte narrative, mi piace non sapere come andrà avanti la storia e non riuscire a vedere la soluzione. 
Ritrovarmi a pensare ai dodici modi in cui la storia sarebbe stata più interessante non mi soddisfa.

L'avvelenatore di Sophie viene trovato a tempo record, imprigionato, seviziato da Peter, curato da Sophie e tenuto alla corte perchè... boh, non lo so. Se non lo fai giustiziare all'istante, almeno spediscilo lontano.
Di base non c'è nessun ostacolo sulla strada della protagonista: tutto quello che vuole, tutto quello che le serve, le viene servito su un piatto d'argento. Questo non è un bene per il semplice motivo che il finale è noto, e arrivarci senza intoppo alcuno è noioso.
Per fortuna se n'è accorta anche la Ficklin ed ecco il triangolo: nonostante Peter sembri una persona normale, sia pure viziata, siamo informati che si tratta di un simpatico individuo alla Joffrey Baratheon. Per buttare dramma addosso a Sophie che non solo deve sposare Qualcuno Che Non Ama, ma pure un violento (quando riesci a rendere la realtà una svolta narrativa scontata hai raggiunto un nuovo livello di fail).
E a lei piace Alexander, un tipo che ha incontrato due volte e che parla per citazioni. Il loro romance è l'ulteriore prova che per rendere credibili le cose improbabili devi essere bravo: non ho mai dubitato che Romeo e Giulietta si amassero, ma questi due... sì, ne ho dubitato molto.
Provano a scappare insieme, però vengono sgamati dall'Imperatrice che invece di fare la cosa più sensata (rispedire Sophie in Prussia a calci nel deretano) ha questa malvagissima reazione: confermare il fidanzamento tra Sophie e Peter (rendendola di fatto la futura Imperatrice) e far sposare Alexander con La Sorella Buona (gentile, bella e di buona famiglia), limitandosi a minacciare ritorsioni in caso di condotta sconveniente della ragazza.


Livello di dramma e pericolo della scena

Questo è il punto in cui Sophie scopre che il mondo è ingiusto, che nella vuota corte imperiale nessuno è ciò che sembra (?) e che tutti mentono e manipolano per il proprio tornaconto (??), e io pensavo che questa cretina non solo camperebbe pochissimo in vere corti machiavelliche, ma anche contro Blair Waldorf.
È così stupida. Non si rende minimamente conto dei privilegi che ha: a seguito di uno sproloquio su come non abbia scelta o controllo nella propria vita, questa è la conclusione:
I will please the empress and learn to bend Peter to my will. I will wear the crown of Russia, secure my father's lands, and my brother's title. These things, at least, are within my power.

Dici nulla. Anche a me piacerebbe avere come unica scelta diventare l'Imperatrice della fottuta Russia. Obbiettivo che per lei, in ogni caso, è solo conseguenza di non aver sposato Alexander perchè sia mai che una donna abbia ambizioni o progetti o desideri che non siano legati a doppio filo all'aMMore, o un piano b se non lo trova.
Ad ogni modo prima di portare a termine i suoi piani Sophie deve fare i conti con la perversione di Peter: innamoratosi fuori scena della Sorella Stronza, il futuro imperatore decide di liberarsi della moglie. Non facendola ammazzare, ma in questo modo: non consumare le nozze, dire a tutti che le hanno consumate, aspettare qualche anno, dichiarare Sophie sterile e ripudiarla.

Invece di scoppiargli a ridere in faccia per poi chiedere testimoni della consumazione fino a concepimento dell'erede (o l'annullamento), lei rimane sconvolta e terrificata dalla genialità del piano.
In una folle gara a chi tira fuori l'idea più idiota Sophie decide che l'unica soluzione possibile è farsi mettere incinta da un'altro (Sergei), e convincere Peter che hanno concluso - scommettendo, peraltro, sul 'one shot one kill' di Sergei.

Ma adesso basta raccontare la stupida trama, e passiamo alle perle nella scrittura. Sono così pregiate che sospetto che la Ficklin l'abbia fatto apposta: tanto per cominciare regina e re sono considerati sinonimi di imperatore e imperatrice, sono molte le volte in cui Sophie viene indicata come futura "Queen of Russia". E nonostante ci sia un personaggio che si chiama Ekaterina, quando Sophie deve scegliere il nuovo nome sceglie Catherine. Non è nemmeno costante sulla lingua in cui sono adattati i nomi... ma questa è solo la punta dell'iceberg (o la ciliegina sulla torta).

Parlando ad un'amica incinta:
"Do you know yet, is it a boy or a girl?"[...]"Oh, it's too soon to know for sure."
Troppo presto di qualche secolo.


I feel myself blush, and I don't try to conceal it.
Il solo modo per nascondere il rossore è indossare il trucco da geisha o girarsi. Considerando che tre righe sopra viene detto che lui le tiene il mento, come pensava di fare?


"How are you settling into court? It must be very different than where you're from." I'm not sure whether I should be offended by the remark.
Perchè dovrebbe essere offesa? Non ha detto che è meglio di casa sua, ma che è diverso, e il tono non lascia intendere insulti.


Every room we pass is rich with color and finery.
Notare la finezza della scrittura, e la bellezza delle descrizioni.


Golden yellow hair.
LoL.

Perhaps the rolling hills of Anhault-Zerbst are not as grand as the palaces of  Berlin, where she grew up.
Anhault-Zerbst.

In tutta onestà non lo consiglio: al massimo scaricate il primo capitolo, l'unico che merita davvero di essere letto. Oppure, se volete un libro di neanche trecento pagine che sembra ne abbia mille, è perfetto per voi. 
Però sono curiosa: questo libro significa che gli Young Adult si stanno spostando sulle biografie, dopo aver esaurito il filone distopico?

Blogger Love Project #4: My reading spot + re-reading

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Quarta tappa del BLP, e si guarda più a fondo nelle nostre abitufini letterarie. Nello specifico: dove ci piace leggere?
Di primo acchito direi che leggo ovunque, ma ripensandoci no. Ci sono posti dove non mi piace leggere, tipo in auto (nausea); autubus e treni se sono seduta in senso contrario (di nuovo, nausea).
I miei posti preferiti sono tre: il mio letto, tutta sparanzata e con uno dei gatti piazzato sulle gambe o sullo stomaco (non fatevi ingannare: più che affettuosi sono gelosi di qualsiasi cosa possa mettersi tra loro e delle coccole che non vogliono ma potrebbero avere). La poltrona del salotto accatto alla lampada del tavolo, perfetta per rannicchiarsi - magari con una coperta in inverno - e avere un'ottimo appoggio per cibo/bevande. E altri libri, perchè quando mi metto a leggere mi porto dietro tutto quello che sto leggendo al momento.
Poi c'è lui, dove tutti leggiamo.


Comunque devo ammettere che questi luoghi non sono esattamente i più profiqui: viaggi in treno e sale d'attesa sono dove riesco a macinare centinaia di pagine in un'ora. Probabilmente perchè non ho niente che mi distragga.

Le riletture: ne sono sempre stata una grande sostenitrice. Del tipo che da bambina una volta finito un libro lo ricominciavo immediatamente: non lo chiudevo, tornavo a pagina uno. Un libro non era letto finchè non lo leggevo almeno due volte.
L'incipit di It lo imparai a memoria, a furia di rileggerlo.
Con gli anni sono andate a diminuire: la qualità della mia lettura è migliorata, sono diventata più brava nell'apprezzare varie sfumature 'alla prima'... ma sono convinta che i libri già letti siano come dei vecchi amici che è bello ritrovare. Sono storie che ho amato, personaggi che ho amato, stili che ho amato. Come faccio a lasciarli andare, senza mai riprenderli nella mia vita?
Un libro che non sento il bisogno di rileggere è un libro che, nell'insieme, non mi ha lasciato nulla.
Ovviamente i desideri e la vita non sono sempre conciliabili e tra gli obblighi, tra altre passioni, tra la vita sociale... il tempo per le riletture è andato a calare. Il blog, devo dire, gli ha quasi dato il colpo di grazia: con le sfide di lettura che spesso escludono libri già letti ho dovuto mettere da parte i miei vecchi amici per un indefinito 'dopo', quella fetta di futuro nebulosa che non arriva quasi mai: negli ultimi tempi sono riuscita a rileggere A Madness of Angels; The Strain - La Progenie; A Game of Thrones; A Clash of Kings.
Mentre mi piacerebbe lanciarmi in una rilettura generale di Mondo Disco in ordine di uscita (con recensioni annesse), dei vari retelling arturiani che abitano nella mia libreria, dei libri di Kate Griffin... ma per adesso l'unica cosa sicura è che a dicembre rileggerò Hogfather, come ogni dicembre.

Blogger Love Project #special: Free Choice Challenge

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Ok, lo so che avrei dovuto farlo ieri ma il lavoro ha chiamato: i genitori della pulcina avevano bisogno di una serata tra adulti, quindi all'ora prevista io ero ad intepretare fagiolini che imploravano di essere mangiati da una cucciola di due anni e mezzo. E no, non programmo i post: l'ultima volta che l'ho fatto il post è rimasto bellamente dov'era, salvo segnare come ora di pubblicazione quella prevista nonostante l'avessi pubblicato io mezza giornata dopo.
Ma la playlist libresca mi piaceva troppo, quindi eccola qui.

Ho avuto diversi dubbi sull'esecuzione del compito: una playlist dedicata ad un solo libro? Una playlist composta da canzoni dedicate a libri che ho letto? Canzoni che associo a libri?
La prima opzione la scarto, potrei fare un misto delle ultime due. Nel senso che la seconda opzione è semplice (Nightfall in Middle-Earth dei Blind Guardian, ho vinto), la terza più complicata e quindi più interessante... ma ci sono comunque canzoni che mi va di segnalare.
Mia playlist, mie le regole.
E adesso è il momento di essere colpiti dalla musica.
Volevo usarla da una vita

Canzoni che io associo a libri

The Cage, Sonata Arctica: Zanna Bianca e Il Richiamo della Foresta, di Jack London




The Show Must Go On, The Queen: ultimi capitoli di Robin Hood, di Alexander Dumas




When You're Evil, Voltaire: Riccardo III, di William Shakespeare




Hero, Heather Dale: Lettere di condannati a morte della Resistenza Italiana (qui il testo)




Some Nights, Fun: Mondo Disco (Guardia Cittadina), di Terry Pratchett




Canzoni di gente che la playlist se la scrive da sola

Hands of Sorrow, Within Temptation: La Trilogia dei Lungavista, di Robin Hoob




For whom the Bell Tolls, Metallica: Per chi Suona la Campana, di Ernest Hemingway




Mordred's Song, Blind Guardian: ciclo arturiano, di autori vari nel tempo e nello spazio




Wintersmith, Sons of Seasons: La Corona di Ghiaccio, di Terry Pratchett (qui il testo)




Imaginations from the Other Side, Blind Guardian: bonus track - canzone sulla perdita del sense of wonder nel passaggio dall'infanzia all'età adulta e il desiderio/tentativo di recuperarlo (qui il testo, che nel video c'è un font a mio avviso illeggibile)




Blogger Love Project #5: Spell it out/Create a sentence Challenge

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Eccola qui, la sfida che quando l'ho vista in elenco l'ho odiata a pelle: vedete, a me non piacciono per niente anagrammi, scarabeo e cose simili. Tanto tanto comporre una parola con le iniziali dei titoli, ma creare una frase con gli incipit... beh, non  è esattamente la cosa per cui sono più portata.

Cominciamo: creare una parola con le iniziali dei titoli. Sono stata originilalissima e ho scelto il mio nome (a mia discolpa: è un nome abbastanza lungo).


Child of the Northern Spring, di Persia Woolley
American Gods, di Neil Gaiman
Tess dei D'Uberville, di Thoman Hardy
Eracle, di Euripide
Racconti del Terrore, di Edgar Allan Poe
I Shall Wear Midnight, di Terry Pratchett
Nei Bassifondi, a cura di George R.R. Martin
Armageddon Rag, di George R.R. Martin

Adesso viene il difficile: scegliere le prima due parole di alcuni dei miei libri preferiti, aggiungere una parola bonus e comporre  una frase.
Devo ammettere che mi sono posta dei limiti: solo libri in italiano, solo libri che sono nella mia stanza, e comunque ho notato quanti libri cominciano con 'era un', 'c'era lì', 'abbiamo una'... mi sono venuti a mancare gli elementi costruttivi di una frase. Tipo un soggetto. O un complemento oggetto.
Il risultato è una frase che sembra composta dal generatore casuale di status di facebook.

Tartarughe Divine, di Terry Pratchett: Ora osserviamo.
Buona Apocalisse a tutti!, di Neil Gaiman e Terry Pratchett: Era una.
Il vecchio che leggeva romanzi d'amore, di Luis Sepùlveda: Il cielo.
Jane Eyre, di Charlotte Bronte: Impossibile fare.
Parola bonus: festa.
Risultato:Era impossibile fare ora una festa, osserviamo il cielo.

E ora vengo a vedere le vostre frasi e le vostre parole.

Castelli d'Italia #85

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Il castello di Malpaga si trova nel comune di Cavernago, vicino Bergamo. Nel 1456 era praticamente abbandonato e diroccato, finchè fu comprato da Bartolomeo Colleoni (capitano generale di Venezia) che voleva farne la propria residenza e quindi lo rese, oltre che abitazione, una fortezza in grado di alloggiare i suoi soldati.
La pareti del castello sono quasi completamente ricoperte di affreschi, in vari stadi di conservazione.





Teaser Tuesday #95

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Ed ecco di nuovo la rubrica settimanale Teaser Tuesday, creata dal blog Should Be Reading, che si divide in poche, semplici fasi:
1_ prendi il libro che stai leggendo
2_ apri una pagina a caso
3_ scrivi un breve brano (stando attenti a non spoilerare)
4_ scrivi titolo e autore

Il posto speciale era un vecchio serbatoio abbandonato, che si trovava in un campo vicino al sentiero di casa mia. Salimmo sulla lunghissima scala che portava alla sommità. Il serbatoio era dipinto di un verde smorto all'esterno, mentre dentro la ruggine che copriva pavimento e pareti lo aveva reso arancione. Sul pavimento c'era un portafoglio che non conteneva denaro, ma solo qualche figurina di quelle che si trovano nei pacchetti delle sigarette. Jaime me le mostrò: ogni figurina raffigurava un giocatore di cricket di tanto tempo fa. Posarono le pagine della rivista sul pavimento del serbatoio, e il portafoglio sopra.
Poi Douglas disse: "Hei, torniamo a Swallows."
Casa mia era lontana da Swallows, un vasto maniero irregolare in posizione arretrata rispetto alla strada. Mio padre una volta mi aveva raccontato che il proprietario era il conte di Tenterden, ma quando lui era morto il figlio, il nuovo conte, lo aveva chiuso senza spiegazioni. Ogni tanto ero arrivato alle siepi che recintavano i terreni, ma non oltre. Non sembrava abbandonato. I giardini erano troppo curati, e dove ci sono giardini curati ci sono giardinieri. Da qualche parte lì doveva esserci un adulto.
Lo dissi agli altri.
 - Cose fragili, Neil Gaiman

Blogger Love Project #6: Like this, Try This

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Sesta tappa del Blogger Love Project. La prima attività della giornata consiste nel consigliare qualcosa in base ad altro: ti è piaciuto X? Allora butta un'occhio su Y.


Nightmare Before Christmas -> Hogfather

Halloween si sta avvicinando, quindi cominciamo Nightmare Before Christmas: suppongo che tutti quanti abbiamo conosciuto - almeno di vista - Jack Skeletron, rappresentante di Halloween che si innamora del Natale e decide di provare a prendere il posto di Babbo Natale.
Se vi piace il concetto di una... rappresentazione antropomorfa che esce dal suo ruolo in generale, e di uno scheletro vestito da Babbo Natale in particolare, fa per voi Hogfather di Terry Pratchett: il libro dove per vari motivi Morte prende il posto dell'Hogfather. È bellissimo, e imho la migliore storia di Natale. Se non ve la sentite di lanciarvi in una lettura in lingua originale si trova ancora sottotitolato in italiano il film in due puntate.

Once Upon a Time -> Fables

La serie televisiva che vede i personaggi Disney delle favole trasportati nel mondo reale, con interessanti retelling e (nella prima serie) il giochetto chi-è-chi. Una serie molto carina, che imho sta facendo un po' fatica a trovare una propria direzione dopo aver concluso il primo filone narrativo.
Ma non tutti sanno che, nelle primissime riunioni che hanno portato alla nascita del telefilm, l'idea era "perchè non adattiamo Fables?" (non il videogioco: la graphic novel di Bill Willingham), ma alla fine non ne fecero niente e le due storie sono assolutamente indipendenti... anche se nella prima serie un po' di somiglianze ci sono.
Fablesè una serie stupenda, con i personaggi di favole e filastrocche costretti a vivere nel nostro mondo: è complicata, cattiva, dark, che commuove ma fa anche ridere. Un sacco di personaggi bellissimi, un'ambientazione complessa e ti porta a shippare comes se non ci fosse un domani Biancaneve e il Grande Lupo Cattivo, e a fare il tifo per la Strega non perchè possibile di redenzione ma perchè è così badass che un po' vorresti essere come lei.

La Caduta dei Tre Regni -> Akatsuki no Yona

Una principessa ingenua e viziata, tradimenti, guerra, regni in contrasto, profezie... se tutto questo vi è piaciuto nel libro della Rhodes allora Akatsuki no Yona ha una possibilità di entrare nel vostro cuore, col valore aggiunto che non tutti i colpi di scena sono prevedibili con cinque pagine di anticipo: Yona è la principessa di un regno stile coreano-fantasy-classico, ingenua, egocentrica e superficiale. Quando la realtà entra violentemente nella sua vita la ragazza ha una sola possibilità: crescere, e trovare alleati per salvare il suo regno.
A scelta il manga e l'anime (di cui sono usciti due episodi): io li ho trovati in inglese, ma non dubito sub e scans ci siano anche nella nostra lingua.

Frozen -> La Regina delle Nevi

Sarò sincera: ho trovato Frozen molto carino alla prima visione, ma quando ho provato a riguardarlo mi sono annoiata. Sapendo come va a finire non mi ha trasmesso niente di nuovo, anzi ho iniziato a notare tutti i vari ed eventuali difetti. In particolare come c'entri poco o nulla con la favola di Anderson, e come sia un peccato perchè adesso che la Disney ha fatto questo film nessuno proverà ad adattarla per un bel po' di tempo.
Ma c'è un ma: nel 1957 i russi hanno fatto l'adattamento animato, ed ecco quindi La Regina delle Nevi. Sarò sincerissima: non è un film che ti tiene col fiato sospeso e molta della magia è perduta quando smetti di essere un bambino. Ma è interessante per due motivi: il primo è che si tratta di una trasposizione fedelissima, quasi senza cambi di trama (si possono vedere animati clichè tipici delle fiabe come 'chiedo alla porta di aprirsi per uscire') e secondo... i disegni sono semplicemente deliziosi, e l'animazione è splendida (soprattutto per un film così vecchio).
Ovviamente è rarissimo, ma da un po' qualche anima buona l'ha caricato sul Tubo.

Serie di Percy Jackson -> The Blackwell Pages

Avete amato i discendenti delle divinità greche alle prese con avventure dai classici richiami? Allora fa per voi la serie che riesce ad usare uno spunto simile ma in modo tutto diverso: The Blackwell Pages di K.L. Armstrong e M.A. Marr narra le avventure di un gruppo di ragazzini discendenti sì di divinità, ma quelle nordiche. Ed è Ragnarok che devono affrontare... non una bella cosa, considerando che si tratta dell'unica fine del mondo dove gli dei muoiono. Personalmente la adoro, e mi è piaciuto un sacco la giustificazione data all'età dei protagonisti: le leggende e la profezia sono nate quando a tredici-quattordici anni eri un adulto a tutti gli effetti.

E con questo finisce la mia catena di consigli.

Praemonitus - L'ombra del destino

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Praemonitus - L'ombra del destino, di Giulia Rizzi.

Volevo scrivere questa recensione secoli fa, ma mi è capitato tra capo e collo un mese non solo parecchio denso in real life, ma pure di quelli che il cervello - semplicemente - si spegne in automatico ogni volta che provo a fare qualcosa di vagamente produttivo. Per cui, nonostante abbia trovato al lettura di questo libro  piacevole, ogni volta che provavo a metter giù due righe mi trovato a fissare una pagina vuota quanto la mia testa.
Ma ora è passata, e se non è passata si fa passare.

La principessa Ileane ha compiuto la propria missione: sottrarre al malvagio Pentorius la pericolosa creatura che tiene prigioniera. Suo padre, re Herwig, la attende a Naiade per l'esecuzione. Porre fine alle pene di quell'essere è l'unico modo per proteggere l'Unione dei Cinque Regni dai suoi poteri oscuri e imprevedibili. Qualcosa, però, trattiene Herwig. Una voce gli ha parlato attraverso il dono tramandato dai suoi avi, gli Indovini di Tiresia. Al re non resta che graziare la creatura ed assecondare il fato ospitandola a palazzo. Il terribile mostro che popola le leggende, infatti, non è altro che una bambina di dieci anni, Cassandra. Herwig si affida al vecchio Gedeon, medico e stregone, perché cancelli ogni suo ricordo e metta a tacere le potenzialità che stanno nascendo nella sua giovane mente.
Il tempo trascorre in fretta, ma non si può sfuggire in eterno all'ombra del destino. I sentimenti che Damian, il figlio di Herwig, nutre per Cassandra, si fanno sempre più intensi, tanto da fargli perdere la ragione. A causa della propria gelosia rischierà di mettere in pericolo la vita della ragazza e l'intero Regno. Pentorius, infatti, è ad un passo dalla verità, ma non è l'unico deciso a impadronirsi di quegli oscuri poteri.
Fra battaglie, tradimenti e amori proibiti distinguere il bene dal male diventerà sempre più difficile.
“L'ombra del destino” è il primo romanzo della duologia “Praemonitus”.


Dico subito che si sente che è un'opera prima: ha dei difetti ma l'ho trovato gradevole, nonostante non rientri proprio nei miei gusti. Il mondo creato da Giulia Rizzi funziona: cinque regni in collaborazione tra loro, e l'accortezza di creare tensioni all'interno perchè il bene comune può andare contro ai desideri del singolo: Herwig è un buon sovrano e si professa sostenitore dell'alleanza, ma sceglie di seguire i propri piani.
Mi è dispiaciuto non vedere tutti i regni: in questo libro se ne conoscono due, ossia quelli che visita Cassandra, ma non li ho sentiti comletamente veri perchè non sono riuscita ad afferrare del tutto la loro cultura, pur trovando spiegazioni abbastanza esaurienti sul loro funzionamento e sulla loro politica .
Imho la radice del problema è semplice: non ci sono spiegoni (il che non è necessariamente un male) ma spesso ho avuto l'impressione che i personaggi dessero per scontate cose che io non sapevo: ci sono stati momenti in cui mi sembrava di guardare la vita di qualcuno. Loro capivano di cosa stavano parlando. Io non così tanto.
Questo difetto, che ad onor del vero si nota un paio di volte nell'ambientazione, è però molto evidente nella protagonista: Cassandra non si capisce bene cosa sia.
La incontriamo per la prima volta bambina, prigioniera, e una volta 'salvata' la sua prospettiva è una morte indolore. Perchè?
Beh, è una creatura pericolosissima la cui esistenza è guardata con stupore, meraviglia, terrore. Herwig decide di risparmiarla sapendo che se lo scoprono morirà all'istante, senza possibilità di spiegarsi, e lei con lui. Pentorius la cerca senza remore perchè trovarla gli darà la vittoria immediata o quasi. La sola esistenza di Cassandra può unire ancora più saldamente i cinque regni. Contro di lei, per distruggerla.
Cosa potrà mai fare questa ragazza, per giustificare tutto questo?
Bella domanda. Bella domanda davvero: non te lo dicono mai, e questo è un problema perchè imho alza troppole aspettative. In un immaginario comune che ha avuto tutto, è impossibile che i poteri di Cassandra riescano a soddisfare quello che il lettore può arrivare ad immaginarsi. Nel mio caso scatenare l'Apocalisse sbattendo gli occhi, che starebbe sotto Sailor Saturn (il cui potere speciale è spegnere e riaccendere l'universo) ma sopra evocare Death of Cities per sbaglio... Cassandra idealmente è a pari con cercare didistruggere la vita e l'universo durante una crisi isterica.
Idealmente, perchè quando finalmente viene data qualche informazione sulle capacità della signorina... o diventa super potente nel prossimo libro, oppure c'è stato un overreacting di notevoli poporzioni.
Over-reacting
Ma a parte questo la lettura è stata piacevole, soprattutto perchè l'attenzione è concentrata sui sentimenti dei personaggi e sulla loro crescita: ho apprezzato particolarmente lo spazio dedicato a Cassandra e Damian. Non sono una fan dell'incesto (e considero incesto anche quello tra fratelli adottivi) ma questi due ragazzini... sono cresciuti, sì, come fratello e sorella, ma erano grandi abbastanza da sapere di non esserlo. Soprattutto Damian, che era un'adolescente quando Cassandra è entrata nella sua vita; per cui ho trovato realistico che ci fosse ambiguità, sconcerto e confusione da parte dei due.
Beh, da parte di Cassandra, quantomeno. Damian passa abbastanza velocemente da fratello maggiore a giovane uomo da cui voler stare molto lontane: soffre di una gelosia quasi patologica e considera Cassandra roba sua. E, come Edward di Twilightiana memoria, è pronto a sabotare materialmente la sua amata quando vuole frequentare esseri viventi che non siano lui.
Più la vedeva allontanarsi e più la guardava con occhi diversi. Non sopportava di doverla dividere con un altro.

In effetti devo dire che Damian l'ho disprezzato per la maggior parte della lettura: è uno di quei poveri ragazzini ricchi, la cui immensa tragedia consiste nell'avere delle responsabilità e delle aspettative a controbilanciare una vita di privilegi. Non solo la gente si aspetta qualcosa da lui, ma nel caso fallisse gli troverebbero comunque qualcosa di dignitoso da fare, più congeniale alla sua natura... vederlo lamentarsi del suo duro destino mi ha solo fatto desiderare la sua morte entro la fine della serie. O tanta sofferenza.
Come vedo Damian
Cassandra è un personaggio molto più interessante e coerente: a parte la storia dei suoi poteri è una delle poche protagoniste passive che sono arrivata a sopportare, di base perchè ha un ampissimo magione di miglioramento e mi piace vedere i personaggi che crescono, e c'è un motivo se è così: cresciuta come protetta della famiglia reale, istruita come dama di corte e con i poteri addormentati da un'incantesimo, Cassandra non ha mai avuto ragione di pensare che la sua vita fosse diversa da ciò che è.  O per credere che le hanno mentito. O per provare a combattere.
Anzi, l'ultima è meglio che non la faccia proprio: due volte che ha provato ad uscire di casa non accompagnata, due volte che è stata rapita.
Dalla stessa persona.
Potrei aprire una parentesi sul gruppo di zingari che vive praticamente nel giardino del palazzo reale e riesce sempre a catturare la protetta del re (punti bonus alla seconda: erano ancora lì nonostante il sovrano avesse dato ordine di cacciarli).
Comunque i miei preferiti erano la principessa Ileana e il re Anuar... ammetto di essermi affezionata più a loro che ai protagonisti e di essere più interessata a loro due che a tutti gli altri messi insieme.
Quando erano in scena
Ma di nuovo la sto mettendo giù tragica quando tragica non è. Devo lavorare sulle mie capacità di sottolineare il positivo.
La trama è interessante e non gira intorno a storie d'amore o triangoli, e lo stile di Giulia Rizzi è scorrevole e pulito. Un po' troppi punti esclamativi per i miei gusti, ma niente male. L'unico appunto che posso fare è che è più brava a tratteggiare la psicologia dei personaggi rispetto alle scene d'azione, che risultano un po' confuse, e che la parte finale sembra un po' affrettata.
Insomma, il tra azione e romanticismo, la bilancia pende a favore di quest'ultimo - e questo non ha incontrato i miei gusti - ma la trama non è un mero pretesto per mettere insieme Personaggio X e Personaggio Y e l'ho apprezzato.
Non è un libro perfetto, ma è un esordio dignitoso e migliore di molti altri e sono molto curiosa di leggere il seguito: non solo per la storia, ma anche per vedere l’evoluzione di Cassandra e per conoscere meglio questo universo narrativo.

Blogger Love Project #7: Forever and ever + Pet Peeves Tag

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Settimo appuntamento col BLP, e vediamo se stavolta riesco a svolgere tutte e due le attività proposte: su comincia con Forever and Ever, ossia l'angolo della fangirl con libri, personaggi e ambientazioni preferiti di sempre. Si continua con l'esatto contrario: Pet Peeves Tag, ossia quella svolta narrativa, quel clichè, quella caratterizzazione che quando la incontriamo il primo istinto e buttare il libro fuori dalla finestra e il secondo dargli fuoco.

§Forever and Ever§
Anche se è difficile che mi innamori di personaggi letterari (più facile che mi prenda una cotta televisiva o cinematografica, vai a sapere perchè) ambientazioni, libri e amore puramente platonico per un personaggio sono completamente un'altro paio di maniche.
  • I Miserabili di Victor Hugoè un libro che pensavo mi sarebbe piaciuto, ma non credevo che sarebbe diventato il mio preferito. Eppure... questo libro è perfetto: c'è la critica sociale, la lotta per la redenzione, inseguimenti, rivoluzioni, cambi di identità, indagini, storie d'amore con il lieto fine e quelle tormentate, le coincidenze assurde. I personaggi sono indimenticabili, profondi, intensi, e i rapporti che si creano tra loro lo sono altrettanto: senza andare a cercare le coppiette, la prima cosa che viene in mente pensando ai Miserabiliè l'inseguimento ossessivo di Javert (che, per la cronaca, nel libro non è così ossessivo: conseguenze di comprimere una storia).
  • Luis Sepùlveda: il primo autore che mi ha fatto pensare "questo è il mio autore preferito", quando ancora dei libri guardavo trama e titoli, come se fossero un'entità che nulla aveva a che fare con chi li aveva scritti. Storia di una gabbienella e del gatto che le insegnò a volareè una delle storie più dolci e tenere e adorabili e commuoventi che la modernità abbia visto nascere, Il vecchio che leggeva romanzi d'amore lo ricordo ancora con meraviglia e adorazione e Le rose di Atacama (che tutti dovrebbero leggere almeno una volta nella vita) è stata la prima raccolta di racconti che abbia amato. Sepùlveda è un poeta della prosa.
  • Mordred: il ciclo arturiano mi piace da morire. È una saga complessa, con tantissimi personaggi che vivono avventure fighe, tanti drammi personali, ed è anche una di quelle tristissime perchè ti fa vedere l'ascesa degli eroi, la loro epoca d'oro e la loro caduta. E a me le persone costrette a vedere la fine della loro era mettono una malinconia infinita. E poi c'è Mordred: lui è destinato a causare la caduta di Artù sempre e comunque, a prescindere dal suo volere, e il destino lo mette subito sulla buona strada. Figlio del re, e peggio che bastardo: nato da incesto, incarnazione del peccato di suo padre. In genere si può fare di tutto con la sua caratterizzazione, e passare da vittima delle circostanze a vero e proprio cattivo con tutto quello che ci sta nel mezzo.
  • A song of Ice and Fire di George R.R. Martin: una delle mie saghe preferite, nonchè l'unica di cui la fine non causerà tristezza perchè... beh, perchè sarà finita. Il primo volume è del 1996. È in corso da diciotto anni. Lamentele a parte, si tratta - imho - di una delle migliori serie in circolazione: la gestione dei pov è una delle più riuscite, la trama è complicatissima, i personaggi sono tantissimi e in continua evoluzione (due di quelli che più odiavo nel primo volume adesso sono i miei preferiti) e Martin è un maledetto sadico.
  • Mondo Disco di Terry Pratchett. Indubbiamente la mia ambientazione preferita: completamente folle, con regole assurde, eppure così reale. Già solo il fatto che è un disco che sta sopra quattro elefanti che stanno sopra una tartaruga che nuota nello spazio è semplicemente geniale, ma poi le avventure che ci avvengono, che hanno una dea delle cose incastrate nei cassetti, che hanno realtà alternative spaventose abitate da mostri orribili e che puoi fare un'epica storia sull'apertura dell'Ufficio Postale (e quanti possono rendere epico l'ufficio postale?)... niente, è un mondo meraviglioso.
Ok, per non farla troppo lunga mi sono limitata a libro, autore, personaggio, serie e ambientazione. Ma mi piange il cuore lo stesso.
Riprendiamoci con un po' di sano astio e passiamo a:

§Pet Peeves Tag§
Cose che nei libri mi danno l'orticaria. Beh, la prima cosa che devo specificare è che se un autore è bravo può rendere credibile ogni cosa: l'ho scoperto anni e anni fa con una fanfiction. Era sulla prima serie animata di Full Metal Alchemist e non ricordo neanche perchè la lessi: era su una coppia che non mi piace, una yaoi in un'ambientazione dove lo yaoi non mi piace e c'era la gravidanza maschile, che detesto cordialmente. L'autrice - che in una nota ha spiegato di aver scritto la storia per scommessa ("Scommetto di poter scrivere una mpg che abbia un senso!") - è riuscita a scrivere una delle mie fanfiction preferite, anche se comunque quegli elemeni non mi piacciono affatto.
Quindi è perfettamente plausibile che esista un libro che raccoglie tutto questo e che adorerò, e non perchè mi ha fatto morire dalle risate.
  • Il Triangolo. Ormai è una persecuzione: una storia d'amore non è tale se ci sono Lui, Lei, L'Altro/a e indovinate un po'... non deve essere così per forza: un rapporto di coppia è bello soprattutto in due. È interessante anche in due. Non è necessario avere il terzo incomodo per rendere una storia d'amore degna di essere letta, e Un Altro Tizio non è l'unica cosa che può rendere conflittuale una relazione, soprattutto se non lo sapete fare: state tranquilli, autori. Scrivere di due persone va bene lo stesso.
  • La Creatura Sovrannaturale Umana. Questa ce l'ho da relativamente poco: quante volte ci troviamo di fronte a un personaggio che non è umano eppure, dopo due paragrafi, si comporta esattamente come un essere umano tranne quando fa comodo all'autore? Ecco, è una cosa che detesto e per me indica se non proprio incapacità, quantomeno molta inesperienza in colui che tiene in mano la penna.
  • La Sindrome dell'Adolescente. Emersa con prepotenza durante la lettura di Legend e Raven Boys: sanno combattere, hanno titoli e titoli di studio, sono i massimi esperti nel loro campo, tutti gli altri personaggi sono attratti da loro a vari livelli, hanno salvato il mondo e/o sono reputati in grado di salvarlo. Ma non possono ordinare alcolici da soli. Sul serio, quanti libri sarebbero meno ridicoli se i protagonisti non avessero sedici anni? Già a diciassette sono dei veterani.
  • La Storia d'Amore Cannibale. Andava tutto bene: c'era una trama, c'erano dei personaggi... poi il dramma: è morto qualcuno? No, Lui ha incontrato Lei, e da quel momento è l'unica cosa che importi, perchè vuoi mettere vedere i protagonisti (o chiunque) fare effettivamente qualcosa quando puoi vederli limonare? Perchè dovrei voler vedere il combattimento fra Thresh e Cato quando posso godermi Katniss e Peeta seduti in una caverna a pomiciare? Il romance si è mangiato la trama.
  • L'Idiozia. Sul serio, quando ci sono ragionamenti che non stanno né in cielo né in terra, e piani geniali che sembrano usciti dalla serie di Batman degli anni '60, io mi sento un po' come Mugato in Zoolander.
E con questo ho chiuso, la parola a voi.

Il giorno dei Trifidi

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Il giorno dei Trifidi, di John Wyndham.

Suppongo si sia capito da alcuni post che non nutro un'amore smisurato nei confronti della Mondadori: tra alcuni lavori a membro di cane (la traduzione de La Corona di Mezzanotte per citare il più recente), alcune idee semplicemente demenziali (i flipback: sembravano stupidi e si sono confermanti tali) e decisioni incomprensibili (in una serie  hanno pubblicato prima il secondo volume e poi il primo), ammetto di essere arrivata a disprezzarla. Però quando hanno deciso di ristampare alcuni classici della fantascienza sono stata davvero, davvero felice.
Perchè le CE possono vivere in questo mondo alternativo dove il digitale è il male, ma i lettori generalmente sono contenti di vedere in libreria quello che gli piace e se amano un libro lo comprano.
Quindi mi sono scaricata un bel po' di libri di fantascienza fuori catalogo, ma se tornano in libreria (o nel kindlestore) li compro.

Il primo segnale è una straordinaria pioggia di meteoriti verdi che scende su Londra illuminandone il cielo notturno e toglie la vista a chiunque vi assista. Poi, l'invasione: quei corpi celesti contenevano infatti i semi di piante mostruose che crescono a una velocità mai vista, si spostano e inghiottono qualunque essere vivente, umani compresi. Solo una piccola colonia sull'isola di Wight è ancora immune, ma la civiltà, impazzita di terrore, per sopravvivere si è riassestata su spietate basì feudali... Ospitato a puntate sulla rivista americana "Colier's" nel 1951, "Il giorno dei Trifidi"è stato un immediato successo, la prima affermazione di massa della fantascienza al di fuori del ristretto ambiente degli appassionati, dopo gli ormai lontani trionfi di H.G. Wells. Da un giorno all'altro, i silenziosi e letali trifidi si sono conquistati un posto nell'ampia galleria di creature mostruose che l'uomo è andato nei secoli evocando per dare corpo ai più nascosti fantasmi della propria immaginazione.

Avete visto la copertina? Avete letto la quarta? Toglietevele dalla testa perchè non c'entrano nulla col libro. È vera e propria pubblicità ingannevole: i trifidi non vengono dallo spazio, non sono kraken volanti viola e di base quello che il lettore viene preparato ad aspettarsi non succede. 
L'altra possibilità è che la quarta sia stata scritta da qualcuno che guardava il film tratto dal libro mentre correggeva la traduzione de La Corona di Mezzanotte, e questo spiegherebbe tante cose.
Devono sempre sbagliare qualcosa
Sono quindi costretta a raccontare un minimo di trama di questo libro scritto nel 1951: Bill Masen è un biologo, vive a Londra in un mondo dove parte dell'economia è cambiata a seguito della creazione dei trifidi, ossia piante nate in laboratorio selezionando le qualità più utili agli umani.
Piccolo problema: i trifidi non sono semplici piante, sono veri e propri organismi vegetali dotati di intelligenza, capaci di muoversi, velenosi e - soprattutto - carnivori. Una minaccia gestibile grazie all'unico senso che rende gli umani superiori: la vista.
Questo nemico dell'umanità non viene dallo spazio ma è stato creato dall'umanità stessa, arrogante e non solo certa della propria superiorità, ma incapace di riconoscere la pericolosità di una razza ritenuta inferiore.
Più o meno

Quando la pioggia di metoriti - e anche qui non è esattamente una calamità venuta dall'universo profondo - causa la ciecità della popolazione, il mondo cambia radicalmente: Bill (scampato alla catastrofe grazie ad un ricovero ospedaliero) si trova all'improvviso in un ecosistema che da un giorno all'altro vede la fine degli umani come specie dominante. I ciechi vagano disperati nelle città e la percentuale di vedenti è così bassa da rendere fisicamente impossibile occuparsi di loro, tant'è che Bill e Josella (altra vedente) sono costretti all'inizio a non palesarsi, e in seguito a dover scegliere tra due linee di condotta opposte: quella di Beadley, votata alla sopravvivenza anche a costo di abbandonare i ciechi al loro destino, e quella di Cokey, violento fanatico pronto ad imprigionare i vedenti pur di aiutare le vittime. Ma ci sono anche gradevoli sfumature, come 'teniamo le donne perchè in grado di partorire figli non ciechi e abbandoniamo i maschi a morire'.
Su tutto la minaccia dei trifidi, che mentre gli uomini cercano la direzione da prendere fanno la loro mossa per la conquista del pianeta: più numerosi e ormai superiori alla maggior parte delle persone, sono il nemico supremo sempre dietro l'angolo, sempre intorno a te.
E capace di imparare.
C'è anche chi ha gradito la cosa
Il libro quindi si offre a diverse chiavi di lettura: c'è l'analisi della società e della reazione dei singoli (e della collettività) di fronte alla tragedia inaspettata, ci sono i tentativi di salvare il salvabile, rendersi conto che - per sopravvivere - è necessario fare un passo indietro nell'evoluzione sociale.
E c'è la condanna di un'umanità che, al massimo della propria arroganza e ciecità metaforica, ha creato il proprio nemico mettendosi a giocare in un campo dove - non essendo Dio - non era in grado di controllare tutte le conseguenze. E sì, tutto questo lo fa nel 1951.
I trifidi sono una figura interessante e quietamente terrificante: più che mostri venuti dagli abissi ricordano gli zombie... ma peggiori perchè dotati di intelletto.

Nota di curiosità: pensavante che l'inizio di The Walking Dead ricalcasse quello di 28 Giorni Dopo? Errore, entrambe le scene dei protagonisti che si svegliano in ospedale per trovarlo vuoto e fuori c'è stata la fine del mondo sono una citazione a questo inizio.
Insomma, a me questo libro è piaciuto proprio tanto e ve lo consiglio.

Blogger Love Project #8: Rainbow challenge

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Ottavo appuntamento col BLP: oggi parliamo di colori. La sfida, infatti, consiste nel creare un arcobaleno con i libri delle nostre librerie ed ecco il mio risultato:


Rosso:La Donna Perfetta, di Ira Levin.
Arancione: Scherzi del Destino, di Diana Wynne Jones.
Giallo: I Signori Bambini, di Daniel Pennac.
Verde:Le Parole Segrete, di Joanne Harris.
Blu:Storia di una Gabbianella e del Gatto che le Insegnò a Volare, di Luis Sepùlveda.
Indaco:Stelle Cadenti, di Terry Pratchett.
Violetto:L'Estate dei Morti Viventi, di John Ajvide Lindqvist.

Eccolo qui, il mio piccolo arcobaleno. Spero solo di aver azzeccato l'indaco: è un colore così ambiguo, a metà tra il blu e il viola...

Blogger Love Project #9: Event wrap-up

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Con l'ultimo giorno del Blogger Love Project è giunto il momento di tirare le somme e vedere quanto di quello che mi ero ripromessa sono riuscit a fare, e devo dire la verità: non è andata malissimo ma speravo di fare di meglio. Andiamo con ordine:
  • Scrivere e pubblicare le recensioni in arretrato. Ne ho pubblicate tre: Queen of Someday; Il giorno dei Trifidi; Praemonitus. Ho scritto quella de I ragazzi venuti dal Brasile e iniziato I shall wear Midnight. Per Eracle e The Strain mi servirà più tempo.
  • Aggiornare le vecchie recensioni. Dalla più vecchia alla più recente ne ho aggiornate nove completamente, e dodici parzialmente (mancano le gif).
  • Commentare con più frequenza i blog che seguo. In forma minima rispetto a quello che mi ripromettevo, mi dispiace.
  • Svolegere le attività previste dal progetto. Beh, mi ripromettevo di svolgerne almeno una al giorno, e ci sono riuscita.
Partecipare al BLP era una cosa che volevo fare dall'anno scorso, quando lo seguii sui blog altrui perchè, causa impegni, non ce l'avevo fatta a prenderne parte. È stata una bella esperienza on-line, e tutte le attività sono state divertenti da fare e da leggere ma - se ci fosse una terza edizione - non sono sicura che parteciparei. Il motivo è semplice: il tempo. Si tratta di un progetto ambizioso ed impegnativo, e alcuni giorni mi sono trovata di corsa a dover programmare i post appena avevo un attimo libero, o a dover scegliere tra il post giornaliero e la scaletta che mi ero data.
Insomma, è stato molto bello e sono stata felice di farne parte anch'io, ma ha un ritmo diverso dal mio. Per cui complimenti vivissimi a tutti voi, che aggiornate così spesso il vostro blog: è una faticaccia e nutro per voi un rinnovato rispetto.

Teaser Tuesday #96

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Ed ecco di nuovo la rubrica settimanale Teaser Tuesday, creata dal blog Should Be Reading, che si divide in poche, semplici fasi:
1_ prendi il libro che stai leggendo
2_ apri una pagina a caso
3_ scrivi un breve brano (stando attenti a non spoilerare)
4_ scrivi titolo e autore

Lucrezia was in her apartament at the Palace of Santa Maria, and her slaves and women were helping her to dress. One fastened the ribbon of her gown while another set a jewelled ornament in her hair.
The arrangements for her marriage had advanced considerably; Don Gasparo, the rejected suitor, had been placated with a gift of three thousand ducats; and the whole of Italy was talking of the Borgia-Sforza alliance. Some saw in this a threat to their security, and della Rovere had decided he would be safer out of Rome. Ferrante of Aragon was disturbed by the alliance and waited apprehensively for what it would bring forth.
There was no doubt in Lucrezia's mind that this betrothal had reached a stage which none of the others had, and it seemed almost certain that she would marry Giovanni Sforza.
So, when a page knocked for admission and told one of her attendats that a noble gentleman had arrived at the palace and was asking to see her, Lucrezia immediately thought that Giovanni Sforza had come.
 - Madonna of the Seven Hills, Jean Plaidy

I ragazzi venuti dal Brasile

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I ragazzi venuti dal Brasile, di Ira Levin.

Ho usato una delle copertine americane perchè quella italiana è questa, che trovo veramente brutta e inerente zero alla trama.
Non che ce l'abbia in casa: Ira Levin, per motivi a me ignoti, è praticamente fuori catalogo (sono riuscita a trovare giusto La Donna Perfetta) quindi sì, l'ho scaricato. Se qualcuno si decidesse a ripubblicarlo lo prenderei - come Rosemary's Baby - ma evidentemente alle CE i miei soldi non interessano.
Spoiler.

La Seconda guerra mondiale è finita da decenni; il dottor Josef Mengele, il famigerato medico dei lager nazisti celebre per i suoi crudeli esperimenti sulle cavie umane, ha trovato scampo in un paese sudamericano, dove con tutta calma, cerca di attuare il suo folle piano: la clonazione di Adolf Hitler per far sì che il nazismo si ripresenti ancora una volta nella storia per conquistare e sottomettere il mondo. Ha fatto nascere e adottare 14 cloni perfetti del Fuhrer, allevati in tutto il mondo da famiglie quanto più simili a quella "originale". Ma non tutto fila liscio. Alcuni giovani ebrei, coordinati da un cacciatore di nazisti, scoprono le trame di Mengele...

Se devo essere sincera non è che la trama me la ricordi proprio così e trovo assurdo che il colpo di scena venga buttato lì nella quarta ma, alla fine dei conti, è da quando è uscito il film che nessuno cerca più di nascondere che i bambini sono cloni di Hitler.
La storia è ambientata alla fine degli anni '70, quando la maggior parte delle persone sta cercando di lasciarsi la guerra alle spalle e inizia a considerarla un semplice evento storico. Un momento di cambiamento, che chi la guerra l'ha vissuta nel modo più traumatico possibile non riesce a seguire: i sopravvissuti ai campi di concentramento, i cacciatori di nazisti, non fanno più notizia e - agli occhi dell'opinione pubblica - stanno diventando dei vecchi rancorosi incapaci di lasciarsi il passato alle spalle. La meschina opinione di non capisce, e non può capire, la follia suprema del nazismo.
Ma ci sono altri, che come loro non riescono a dimenticare: sono i cattivi, i nazisti fuggiti che dai loro nascondigli progettano un ritorno che nessuno si aspetta, un piano folle e disperato. 
Più folle, ma meno epico
Ovviamente, altrimenti non ci sarebbe il libro, alcuni dettagli del piano vengono scoperti: omicidi, semplicemente, di 94 uomini. Uomini che non si conoscono, che non hanno influenza e la cui morte non gioverà a nessuno, e infatti il vecchio cacciatore di nazisti Lieberman è propenso a lasciar perdere, eppure... perchè è stato proprio Mengele, la sua nemesi, ad organizzare la missione?
In pratica è un giallo, un'indagine serratissima in cui il protagonista cerca di mettere insieme un puzzle senza avere tutti i pezzi e senza neanche sapere qual è l'immagine.... e santo cielo quanto internet e i cellulari aiutano in situazioni simili, perchè un sacco di cose sarebbero state più semplici per quei poveri personaggi se avessero potuto consulate wikipedia.

Ad ogni modo il libro vince per l'atmosfera di disagio, quasi di sconfitta, che trasmette in ogni pagina: l'eroe che seguiamo non è giovane e forte, è vecchio e bastonato dalla vita. Un uomo che ha già vissuto il suo momento di gloria e adesso si trova senza soldi e senza agganci, a combattere un'ultima battaglia in cui nessuno vuole aiutarlo perchè non interessa più. E se già questo rende il libro meritevole di essere letto, il dubbio etico lo rende ancora migliore: è chiaro che i piccoli cloni sono abbastanza sul disturbato andante, ma è anche vero che per ricreare l'ascesa di Hitler non basta mettere un bambino col suo corredo genetico in una situazione familiare simile. In ogni caso i genitori sono persone diverse, che parleranno di cose diverse. Le persone intorno a lui saranno diverse. Il paese in cui vivrà sarà diverso.
E che dire della particolare situazione del mondo che ha permesso ad un folle di ottenere quel potere?
Il parere dell'esperto, prima di sapere chi era l'originale
È ovvio che il piano di Mengele è disperato, ma forte come la disperazione è la paura, il 'e se?' di Lieberman e dei suoi alleati. E se uno diventa come lui? E se fossero due? E se avessero mezzi di comunicazione maggiori? E se?
Ma, come dice Lieberman, sono soprattutto bambini. Bambini che non hanno fatto niente e che, molto probabilmente, non faranno niente. Anche l'ultimo clone, quello che più di tutti sembra seguire le orme dell'originale... come fai a sapere se sarà davvero una minaccia, o se è solo un tredicenne che non si sente capito e che sogna la gloria?
L'ambiguità dei cloni è un punto a favore della storia: sono costantemente sulla linea che separa le prime irrazionalità dell'adolescenza e la sociopatia, e la suggestione di cui il lettore è vittima (perchè sappiamo cosa potrebbero diventare) rende difficile capire da che parte stanno.
Con possibile evoluzione in Caotico Malvagio o Legale Malvagio
Alla fine? Alla fine il pericolo viene anche dai buoni perchè se qualcuno sapesse dei cloni potrebbe volerli usare (il potenziale carisma è tutto lì), ma il piano di uccidere novataquattro bambini senza fare domande per salvare il mondo è esattamente lo stesso di Mengele all'inizio: uccidere novantaquattro uomini per salvare il Reich. E come dice Lieberman, sono loro quelli che ammazzano i bambini. Per fermare l'ipotetica minaccia di un ragazzo non ancora uomo non serve ucciderlo, serve un mondo che non gli permetta di diventare un mostro. E se lo diventa, che non lo metta al potere.

In definitiva a me questo libro è piaciuto da morire: per la storia, per la conduzione dell'indagine, per come i tasselli si mettono insieme, e per come riesce a metterti davanti alla domanda "Se potessi uccidere Hitler bambino, quando ancora non ha fatto nulla e senza la certezza che diventi Hitler, lo faresti? Lo faresti novantaquattro volte?"

Nota di curiosità inquietante: il libro è uscito che Mengele era ancora vivo. Potrebbe averlo letto.

Bioshock

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E facciamola, una recensione per Halloween. Ma non parlerò di libri o film: parlerò di un videogioco. Un videogioco un  po' vecchiotto (del 2007) a cui però ho giocato da poco e che, per atmosfere, si adatta bene a questa festa.
Vi rivelo subito il mio sporco segreto: l'ho giocato in modalità facile perchè negli sparatutto in prima persona la mia coordinazione occhio-mano crolla vertiginosamente fino quasi a sparire, e perchè - soprattutto nelle prime ore di gioco - il mio stato d'animo si può riassumere così.  Quindi sì, è molto simile a barare ma l'ho comprato anch'io e ho il diritto di finirlo anch'io.

Detto questo, passiamo alla trama: con Bioshock il mio pregiudizio che gli sparatutto non ne avessero è scomparso perchè quello che mi ha tenuta incollata allo schermo è stata, beh... la trama. È stata quella a farmi comprare Bioshock 2 mentre ero a metà gioco. E il libro prequel. E Bioshock Infinite.
Il tutto per una spesa totale di circa 40 €, che è il vantaggio di prendere giochi usati anni dopo la loro uscita.
Ma la trama, dicevamo.
Negli anni '60 il giovane Jackè coinvolto in un incidente: l'aereo su cui viaggiava precipita in mare e lui è il solo sopravvissuto. E lo sarebbe per poco, se non trovasse l'ingresso per una città: Rapture, creata da Andrew Ryan in fondo all'oceano, una piccola società idilliaca con il sogno di liberarsi da ogni freno morale.
Peccato che i freni morali ci siano per un motivo, e il luogo in cui Jack si ritrova non è una bella utopia ma una distopia da incubo, dove la follia regna sovrana: la scoperta dell'ADAM (una sostanza in grado di modificare la struttura genetica umana) e dei plasimidi (il modo in cui scegli di modificarti) hanno creato una popolazione di mutantiimpazziti (ricombinanti), in una città in declino dove il modo migliore per sopravvivere è sparare a tutto quello che si muove. E se non si muove, spara lo stesso.
Jack, per restare in vita, dovrà farsi guidare dal misterioso Atlas, il capo della ribellione (che, a sua volta, vuole salvare la propria famiglia) e decidere se mantenere o meno la propria umanità: per sconfiggere i nemici è necessario l'ADAM, ottenibile solo dalle Sorelline - bambine di cinque o sei anni in cui è stato impiantato il parassita in grado di produrre la preziosa sostanza - e per avvicinarle bisogna affrontare i mostruosi Big Daddies (anche loro vittime di esperimenti e condizionamenti mentali che li portano ad avere un'unico obbiettivo: la protezione delle Sorelline).
Ma una volta catturata una piccola, Jack avrà due scelte: prosciugarla dall'ADAM, uccidendola, o salvarla... ottenendone molto meno?

Questa la storia, che pur essendo bella e avendo molti colpi di scena a mio avviso non è la cosa migliore del gioco: per me la cosa migliore è Rapture. È un'ambientazione bellissima, graficamente perfetta, con un'atmosfera che ti mette addosso un'ansia pazzesca (complice anche la colonna sonora, i rumori, e le luci che - come dei migliori horror - saltano).
Girando per i vari livelli è possibile trovare molti registratori, che se ogni tanto forniscono punti chiave per proseguire molto più spesso raccontano la storia della città, dalla sua nascita alla sua caduta, ed è lì che si impara a conoscerne i personaggi chiave.
La profonda crudeltà e pazzia di Rapture si vede anche nel fatto che uno dei possibili alleati di Jack lavorava con gli scieziati nazisti e che - in mezzo a corruzione e violenza - i personaggi più puri siano, in un certo senso, le Sorelline e i Big Daddies.
I secondi soprattutto: sono dei veri e propri carri armati da sfondamento, ma il modo in cui proteggono le Sorelline a loro affidate (più l'affetto che loro gli dimostrano, e che piangono quando muoiono) è stranamente tenero. Non aiuta che non attacchino mai per primi: è il giocatore a decidere di ingaggiare il combattimento e, contrariamente alle bambine, non è possibile salvarli. Sei tu che scegli di ucciderli.
Indubbiamente sono la figura più potente ed iconica del gioco.

E per giocare? Non sono un'esperta del genere, ma imho c'è molta differenza nei livelli di difficoltà: normale per me era un game over continuo ma facile... alla fine era effettivamente facile, ma il sistema di gioco è interessante: andando avanti puoi equipaggiare nel tuo personaggio molte abilità, e decidere come giocare: se usare i plasmidi per l'attacco o per la strategia, piazzando trappole un po' ovunque. Rapture è piena di sistemi d'allarme e di difesa, e anche lì puoi scegliere se distruggerli oppure hackerarli in modo che lavorino per te (ed ecco i minigiochi puzzle).
È molto strana anche la faccenda del protagonista: Jack ha un passato, ma non ha caratterizzazione - neanche parla - per cui il suo... "carattere"è quello del giocatore. Quando ci giocava un mio amico, che con gli sparatutto è bravo, pareva una specie di marines dedito alla sopravvivenza. Nella mia partita... il mio Jack era un fascio di nervi isterico terrorizzato simile a questo.
Insomma, per me è un gioco che merita un sacco e sto pensando di provare a rigiocarlo in modalità normale. Anche solo per avere il brivido del combattimento contro un Big Daddy in preda ad un'attacco di panico.
Altra nota: il gioco ha tre diversi finali, a seconda che tu decida di salvare o meno le Sorelline.

E il seguito? L'ho iniziato da poco per cui della trama ancora so poco: è ambientato otto anni dopo la fine del primo e il protagonista è il Soggetto Delta, uno dei primi Big Daddy. Risvegliatosi dopo dieci anni di coma - più o meno - si ritrova in una Rapture distrutta e, soprattutto, senza la più pallidea idea di dove sia Eleanore, la sua Sorellina. Per adesso posso solo dire che il filmato iniziale porta l'investimento emotivo verso Delta al massimo livello in quattro minuti, e che la modalità facile è più impegntiva rispetto al primo gioco.

Bioshock



Bioshock 2

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