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Firelord

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Firelord, di Parke Godwin.

Altra recensione, altro retelling arturiano.

From the ruins of empire, a great king arises.
Enslaved for centuries, used and then abandoned by the Roman conquerors, Britain is a shattered land - with petty warlords and tribal leaders fighting over its pieces like mongrel dogs. The time is ripe for a warrior-king who will unite this wounded realm - and a young centurion courageously answers the call. Name is Artorius Pendragon - and it is his destiny conquer with indomitable iron. A man flawed, filth and painfully mortal - a clear-eyed leader with a strong distaste for war's necessary cruelties - he will know a glory unparalleled in historical annals... an ultimately, will lose his heart and his kingdom to greatest betrayal of all.

Firelordè un retelling arturiano che ho cercato per diverso tempo: fuori catalogo in lingua originale, mai tradotto in Italia, lo trovavo solo a dei prezzi improponibili che va bene che sono fan, va bene che mezza roba non la ristampano da circa quindici anni, ma anche no. 
A volte 'sti libri li mettono in vendita ad un prezzo che ci faccio spesa per un mese.
Ad ogni modo sono riuscita a trovarlo, su un sito meno conosciuto, ad un prezzo più che abbordabile, probabilmente perché in condizioni disastrose: sono abbastanza sicura che sia sopravvissuto ad un allagamento in cantina, considerando l'odore e quanto è rovinato.
Dopo tante peripezie per riuscire ad averlo le aspettative circa la qualità del titolo sono aumentate a dismisura, e ammetto che l'ho iniziato col timore di non riuscire ad apprezzarlo proprio perché a questo punto volevo che ne valesse la pena e già in passato sono rimasta scottata.

Firelord
è un romanzo profondamente diverso rispetto all'ultimo retelling del ciclo arturiano che ho portato sul blog: laddove Exiled from Camelot si concentrava su un unico episodio del mito, in questo caso siamo di fronte ad un retelling che punta a presentarci non dico tutto il ciclo, ma almeno i suoi episodi cardine, in forma di flashback.
La narrazione è in prima persona: Artù, morente dopo le ferite ricevute a Camlann, racconta la sua vita ad un monaco così che possa trascriverla. Un espediente semplice, che pure Godwin ha usato bene, dato che ci permette - spesso e volentieri - di avere non solo il racconto di cosa sia avvenuto, ma anche il parere di Artù, i suoi sentimenti su azioni e decisioni prese quando era giovane, senza sapere cosa si profilasse all'orizzonte.
Artù ci racconta quindi la sua infanzia, tramite i suoi occhi vediamo il suo paese cadere nel caos dovuto al ritiro dei romani e alle guerre interne, vediamo l'eterno conflitto coi Sassoni, e vediamo come questo giovane soldato, intelligente ed ambizioso, inizi un'ascesa tanto inevitabile quanto studiata.
Il mondo in cui questo particolare Artù si muove è molto ben costruito: non sembra mai troppo evoluto, un rinascimento mascherato da medioevo, ma sporco quanto serve a renderlo credibile, frammentario nelle tradizioni, in cui la magia è presente ma mai eccessiva... nel senso che Artù sarà anche destinato ad essere un grande re, ma se non si impegna per diventarlo non succederà mai - profezia o non profezia.
C'è una grande cura anche nella costruzione dei personaggi: Artù arriviamo a conoscerlo intimamente proprio grazie alla narrazione, dato che è lui stesso a raccontarsi, il vecchio che ci mostra quasi con tenerezza il giovane che è stato, mentre tutti gli altri li vediamo attraverso i suoi occhi.
Uomini valorosi ma non perfetti, umani, Godwin per fortuna è uno di quegli autori che non sente il bisogno di sminuire alcuni personaggi per farne emergere altri. Mi è piaciuto come è stata gestita la sottotrama di Tristano ed Isotta, e anche i cattivi meritano: per una volta mi sono trovata di fronte ad un Cerdic che ho sinceramente apprezzato, mentre Mordred qui è veramente un piccolo gremlin pieno di odio verso il padre (interessante che per una volta non volesse tanto il trono quanto ucciderlo, punto).
Ma soprattutto ho apprezzato Ginevra: braccio destro politico di Artù, sua pari per intelligenza ed abilità nel muoversi sul panorama politico (anzi, in questo campo gli è forse superiore), per una volta non la vediamo come la principessa promessa sposa, ma come parte attiva dell'ascesa di Artù, sua consigliera, che si è mossa per essere la regina. E per questo fa così male, sapere come andrà a finire e vederlo succedere.
In definitiva Firelordè un retelling notevole, ben costruito, che riesce in un unico volume a raccontare una storia completa e densa, senza mai dare l'impressione che qualcosa sia stato tagliato fuori, con dei personaggi ben costruiti e ben rielaborati.


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