Sei di Corvi e Il Regno Corrotto, di Leigh Bardugo.
Ormai devo prendere atto della realtà: i fantasy young adult non fanno più per me, neanche quando sono scritti bene.
A Ketterdam, vivace centro di scambi commerciali internazionali, non c'è niente che non possa essere comprato e nessuno lo sa meglio di Kaz Brekker, cresciuto nei vicoli bui e dannati del Barile, la zona più malfamata della città, un ricettacolo di sporcizia, vizi e violenza. Kaz, detto anche Manisporche, è un ladro spietato, bugiardo e senza un grammo di coscienza che si muove con disinvoltura tra bische clandestine, traffici illeciti e bordelli, con indosso gli immancabili guanti di pelle nera e un bastone decorato con una testa di corvo. Uno che, nonostante la giovane età, tutti hanno imparato a temere e rispettare. Un giorno Brekker viene avvicinato da uno dei più ricchi e potenti mercanti della città e gli viene offerta una ricompensa esorbitante a patto che riesca a liberare lo scienziato Bo Yul-Bayur dalla leggendaria Corte di Ghiaccio, una fortezza considerata da tutti inespugnabile. Una missione impossibile che Kaz non è in grado di affrontare da solo. Assoldati i cinque compagni di avventura - un detenuto con sete di vendetta, un tiratore scelto col vizio del gioco, uno scappato di casa con un passato da privilegiato, una spia che tutti chiamano lo "Spettro", una ragazza dotata di poteri magici -, ladri e delinquenti con capacità fuori dal comune e così disperati da non tirarsi indietro nemmeno davanti alla possibilità concreta di non fare più ritorno a casa, Kaz è pronto a tentare l'ambizioso quanto azzardato colpo. Per riuscirci, però, lui e i suoi compagni dovranno imparare a lavorare in squadra e a fidarsi l'uno dell'altro, perché il loro potenziale può sì condurli a compiere grandi cose, ma anche provocare grossi danni...
Una delle tante prove credo sta nel fatto che non ho recensito questa duologia libro per libro perché - semplicemente - non avrei trovato nulla da scrivere, quando ai tempi d'oro sono riuscita a tirare fuori quattro recensioni da The Selection.
Facciamo un passo indietro: di Leigh Bardugo, nel corso degli anni, si è parlato in termini entusiastici, tuttavia ci ho messo moltissimo a recuperare qualcosa di suo, ed era pure un libro che avevo preso per il fattore trash (Wonder Woman: Warbringer) ma che invece si era rivelato una lettura molto piacevole e mi ha creato delle aspettative sincere nei confronti di questa scrittrice.
La duologia di Sei di Corvi, in tal senso, è perfettamente in linea con quanto mi aspettavo: Leigh Bardugo pare in grado di creare una storia completa.
Dal punto di vista dell'intrattenimento c'è tutto quello che si può chiedere: un'ambientazione accattivante; un sistema magico interessante; complotti; situazioni politiche complesse e/o sul punto di esplodere; un cast di personaggi moralmente grigi. Siamo quindi di fronte ad una serie curata, dove si sente che l'autrice voleva offrire un divertimento il più completo possibile, tant'è che si può trovare qualcosa di adatto a tutti i gusti: c'è la componente romance, ci sono le epiche amicizie, ci sono i combattimenti.
È estremamente difficile non trovare almeno un aspetto della storia che non colpisca un punto preciso del proprio gusto, che riesca a fare paro anche con le cose che invece sono un po' meh.
Ora dovrei scendere nei dettagli, ma non lo farò in modo eccessivo perché vorrei essere il più spoiler free possibile.
Iniziamo parlando del Grishaverse: tecnicamente questa duologia segue la trilogia di Shadow and Bone. Non posso dirvi se ci sono dettagli che si apprezzano di più seguendo la cronologia di scrittura, ma quello che posso dirvi è che questi due libri si comprendono benissimo anche da soli (un po' come leggere i Mercanti di Borgomago prima della Trilogia dell'Assassino della Hobb), e questo vi fa intuire quanto sia completo il mondo creato dalla Bardugo (ogni nazione è in grado di "reggersi in piedi" da sola), così come risulta evidente il fatto che questa donna è in grado di caratterizzarlo nuovamente - o di spiegare cose che tecnicamente ha già spiegato - senza risultare ridondante.
Anche se ammetto che ci sono stati un paio di personaggi che mi hanno fatto pensare "Ok, questi mi sa che hanno fatto cose prima".
Il mondo creato dall'autrice è interessante: c'è un conflitto importante che coinvolge alcune nazioni, che vede al centro i Grisha (persone in possesso di poteri particolari). Odiati, temuti e sfruttati, sono la classica minoranza che si sta organizzando per trovare un posto in cui vivere, e se non possono trovarlo se lo prenderanno con la forza.
Ma noi non siamo qui per questo: noi siamo a Ketterdam, un posto orribile dove si sopravvive sfruttando gli altri, o si muore venendo sfruttati. Non c'è posto per grandi eroismi, nel Barile, e i nostri "eroi" sono un gruppo di topi di fogna che puntano non tanto a fare la cosa giusta quanto a fare il colpo che gli permetta di diventare ricchi per il resto della loro vita.
Così, quando arriva l'occasione giusta, accettano senza problemi (o sono pronti a farsi convincere) mentre alla fine si trovano in un'avventura più grande di loro.
O forse un'avventura così grande da tirare fuori inaspettate risorse e qualità.
Uno degli aspetti che ho apprezzato di più della narrazione è come la Bardugo non si sia fatta prendere la mano: per quanto la banda finisca in una situazione la cui risoluzione potrebbe avere conseguenze a livelli globali, riesce sempre a tenere la partita che i personaggi giocano su un livello più che accettabile.
Non è un "Dovete andare a rubare X, adesso sconfiggete Dio, siete l'unica speranza dell'universo!", ma una storia in cui l'escalation - per quanto presente e costruita in un modo che ti fa pensare "Oddio, e adesso come fanno" - rimane su un piano gestibile e coerente con il tipo di storia che sta venendo raccontata.
I personaggi sono costruiti molto bene: hanno punti di forza, pregi, difetti, e se lo scopo era di renderli il più a tutto tondo possibile, direi che è stato raggiunto. Certo, non mi fanno urlare al miracolo, ma questo perché sono io ad essere fuori target e molto ingiusta nel paragonarli a quelli che ho conosciuto in opere decisamente più serie e mature di questa.
Sono un gruppo eterogeneo, molto inclusivo dal punto di vista dell'etnia e della sessualità, e... beh, diciamo che ci sono circa tre love story qui dentro, e ciò ha dato alla Bardugo la possibilità di sbizzarrirsi con i possibili finali.
I personaggi, però sono anche uno dei problemi di questa storia: tanto per cominciare c'è Kaz, che capisco che deve essere il genio bastardo, ma tesoro, anche meno. È talmente un passo avanti a tutti che a una certa ho iniziato a sperare che perdesse. Ma di brutto proprio.
Tuttavia il vero dramma sono le età: siccome è uno young adult, sono adolescenti. Solo che non ha assolutamente senso che questi sappiano fare quello che fanno a sedici, diciassette anni: sono ragazzini, e questo non è il tipo di media in cui riesco a passarci sopra. Buona parte delle mie perplessità sono diminuite nel momento in cui ho buttato fuori dalla finestra i canon e mi sono immaginata tutto il cast composto da gente tra i venti e i trenta. Tranne un paio di personaggi che ci stava, che fossero piccini.
Per quanto riguarda i due libri: Sei di Corvi è più adrenalinico. È quello con il viaggio fuori porta, dove conosciamo i personaggi e pertanto li vediamo sfoderare tutte le loro capacità così da avere una vaga idea di cosa aspettarci. Non solo ci introduce al mondo, ma ci da anche i motivi per restare.
Sono stata contenta di leggere un libro che sì, finisce con un cliffhanger, ma che allo stesso tempo racconta una storia - non si limita a prendere tempo per raccontare due libri. Il Regno Corrotto per certi aspetti è più tranquillo, e l'ambientazione è più limitata, però è quello dove ci stanno i complottoni veri, e se devo essere onesta mi è piaciuto di più anche se è più lento.
In definitiva Sei di Corviè una duologia molto valida, che mi ha divertita ed intrattenuta, ma non mi ha fatto battere il cuore.
Ormai devo prendere atto della realtà: i fantasy young adult non fanno più per me, neanche quando sono scritti bene.
A Ketterdam, vivace centro di scambi commerciali internazionali, non c'è niente che non possa essere comprato e nessuno lo sa meglio di Kaz Brekker, cresciuto nei vicoli bui e dannati del Barile, la zona più malfamata della città, un ricettacolo di sporcizia, vizi e violenza. Kaz, detto anche Manisporche, è un ladro spietato, bugiardo e senza un grammo di coscienza che si muove con disinvoltura tra bische clandestine, traffici illeciti e bordelli, con indosso gli immancabili guanti di pelle nera e un bastone decorato con una testa di corvo. Uno che, nonostante la giovane età, tutti hanno imparato a temere e rispettare. Un giorno Brekker viene avvicinato da uno dei più ricchi e potenti mercanti della città e gli viene offerta una ricompensa esorbitante a patto che riesca a liberare lo scienziato Bo Yul-Bayur dalla leggendaria Corte di Ghiaccio, una fortezza considerata da tutti inespugnabile. Una missione impossibile che Kaz non è in grado di affrontare da solo. Assoldati i cinque compagni di avventura - un detenuto con sete di vendetta, un tiratore scelto col vizio del gioco, uno scappato di casa con un passato da privilegiato, una spia che tutti chiamano lo "Spettro", una ragazza dotata di poteri magici -, ladri e delinquenti con capacità fuori dal comune e così disperati da non tirarsi indietro nemmeno davanti alla possibilità concreta di non fare più ritorno a casa, Kaz è pronto a tentare l'ambizioso quanto azzardato colpo. Per riuscirci, però, lui e i suoi compagni dovranno imparare a lavorare in squadra e a fidarsi l'uno dell'altro, perché il loro potenziale può sì condurli a compiere grandi cose, ma anche provocare grossi danni...
Una delle tante prove credo sta nel fatto che non ho recensito questa duologia libro per libro perché - semplicemente - non avrei trovato nulla da scrivere, quando ai tempi d'oro sono riuscita a tirare fuori quattro recensioni da The Selection.
Facciamo un passo indietro: di Leigh Bardugo, nel corso degli anni, si è parlato in termini entusiastici, tuttavia ci ho messo moltissimo a recuperare qualcosa di suo, ed era pure un libro che avevo preso per il fattore trash (Wonder Woman: Warbringer) ma che invece si era rivelato una lettura molto piacevole e mi ha creato delle aspettative sincere nei confronti di questa scrittrice.

Dal punto di vista dell'intrattenimento c'è tutto quello che si può chiedere: un'ambientazione accattivante; un sistema magico interessante; complotti; situazioni politiche complesse e/o sul punto di esplodere; un cast di personaggi moralmente grigi. Siamo quindi di fronte ad una serie curata, dove si sente che l'autrice voleva offrire un divertimento il più completo possibile, tant'è che si può trovare qualcosa di adatto a tutti i gusti: c'è la componente romance, ci sono le epiche amicizie, ci sono i combattimenti.
È estremamente difficile non trovare almeno un aspetto della storia che non colpisca un punto preciso del proprio gusto, che riesca a fare paro anche con le cose che invece sono un po' meh.
Ora dovrei scendere nei dettagli, ma non lo farò in modo eccessivo perché vorrei essere il più spoiler free possibile.
Iniziamo parlando del Grishaverse: tecnicamente questa duologia segue la trilogia di Shadow and Bone. Non posso dirvi se ci sono dettagli che si apprezzano di più seguendo la cronologia di scrittura, ma quello che posso dirvi è che questi due libri si comprendono benissimo anche da soli (un po' come leggere i Mercanti di Borgomago prima della Trilogia dell'Assassino della Hobb), e questo vi fa intuire quanto sia completo il mondo creato dalla Bardugo (ogni nazione è in grado di "reggersi in piedi" da sola), così come risulta evidente il fatto che questa donna è in grado di caratterizzarlo nuovamente - o di spiegare cose che tecnicamente ha già spiegato - senza risultare ridondante.
Anche se ammetto che ci sono stati un paio di personaggi che mi hanno fatto pensare "Ok, questi mi sa che hanno fatto cose prima".
Il mondo creato dall'autrice è interessante: c'è un conflitto importante che coinvolge alcune nazioni, che vede al centro i Grisha (persone in possesso di poteri particolari). Odiati, temuti e sfruttati, sono la classica minoranza che si sta organizzando per trovare un posto in cui vivere, e se non possono trovarlo se lo prenderanno con la forza.
Ma noi non siamo qui per questo: noi siamo a Ketterdam, un posto orribile dove si sopravvive sfruttando gli altri, o si muore venendo sfruttati. Non c'è posto per grandi eroismi, nel Barile, e i nostri "eroi" sono un gruppo di topi di fogna che puntano non tanto a fare la cosa giusta quanto a fare il colpo che gli permetta di diventare ricchi per il resto della loro vita.
Così, quando arriva l'occasione giusta, accettano senza problemi (o sono pronti a farsi convincere) mentre alla fine si trovano in un'avventura più grande di loro.
O forse un'avventura così grande da tirare fuori inaspettate risorse e qualità.
Uno degli aspetti che ho apprezzato di più della narrazione è come la Bardugo non si sia fatta prendere la mano: per quanto la banda finisca in una situazione la cui risoluzione potrebbe avere conseguenze a livelli globali, riesce sempre a tenere la partita che i personaggi giocano su un livello più che accettabile.
Non è un "Dovete andare a rubare X, adesso sconfiggete Dio, siete l'unica speranza dell'universo!", ma una storia in cui l'escalation - per quanto presente e costruita in un modo che ti fa pensare "Oddio, e adesso come fanno" - rimane su un piano gestibile e coerente con il tipo di storia che sta venendo raccontata.
I personaggi sono costruiti molto bene: hanno punti di forza, pregi, difetti, e se lo scopo era di renderli il più a tutto tondo possibile, direi che è stato raggiunto. Certo, non mi fanno urlare al miracolo, ma questo perché sono io ad essere fuori target e molto ingiusta nel paragonarli a quelli che ho conosciuto in opere decisamente più serie e mature di questa.
Sono un gruppo eterogeneo, molto inclusivo dal punto di vista dell'etnia e della sessualità, e... beh, diciamo che ci sono circa tre love story qui dentro, e ciò ha dato alla Bardugo la possibilità di sbizzarrirsi con i possibili finali.
I personaggi, però sono anche uno dei problemi di questa storia: tanto per cominciare c'è Kaz, che capisco che deve essere il genio bastardo, ma tesoro, anche meno. È talmente un passo avanti a tutti che a una certa ho iniziato a sperare che perdesse. Ma di brutto proprio.
Tuttavia il vero dramma sono le età: siccome è uno young adult, sono adolescenti. Solo che non ha assolutamente senso che questi sappiano fare quello che fanno a sedici, diciassette anni: sono ragazzini, e questo non è il tipo di media in cui riesco a passarci sopra. Buona parte delle mie perplessità sono diminuite nel momento in cui ho buttato fuori dalla finestra i canon e mi sono immaginata tutto il cast composto da gente tra i venti e i trenta. Tranne un paio di personaggi che ci stava, che fossero piccini.
Per quanto riguarda i due libri: Sei di Corvi è più adrenalinico. È quello con il viaggio fuori porta, dove conosciamo i personaggi e pertanto li vediamo sfoderare tutte le loro capacità così da avere una vaga idea di cosa aspettarci. Non solo ci introduce al mondo, ma ci da anche i motivi per restare.
Sono stata contenta di leggere un libro che sì, finisce con un cliffhanger, ma che allo stesso tempo racconta una storia - non si limita a prendere tempo per raccontare due libri. Il Regno Corrotto per certi aspetti è più tranquillo, e l'ambientazione è più limitata, però è quello dove ci stanno i complottoni veri, e se devo essere onesta mi è piaciuto di più anche se è più lento.
In definitiva Sei di Corviè una duologia molto valida, che mi ha divertita ed intrattenuta, ma non mi ha fatto battere il cuore.