Quantcast
Channel: A Game of T.A.R.D.I.S.
Viewing all articles
Browse latest Browse all 944

The Song of Achilles

$
0
0
The Song of Achilles, di Madeline Miller.

E alla fine l'ho letto anche io.
Spoiler per un'immagine, anche se credo che si sappia tutti come va a finire.

Greece in the age of heroes. Patroclus, an awkward young prince, has been exiled to the court of King Peleus and his perfect son Achilles. Despite their difference, Achilles befriends the shamed prince, and as they grow into young men skilled in the arts of war and medicine, their bond blossoms into something deeper - despite the displeasure of Achilles' mother Thetis, a cruel sea goddess.
But when word comes that Helen of Sparta has been kidnapped, Achilles must go to war in distant Troy and fulfill his destiny. Torn between love and fear for his friend, Patroclus goes with him, little knowing that the years that follow will test everything they hold dear.

The song of Achillesè un libro di cui hanno parlato tutti, ma che mi ha sempre respinta perché... beh, mettere le mani su Omero pare un'impresa persa in partenza. Però poi è successo che ne parlavano tutti bene, e alla fine ho ceduto alla tentazione. E devo ammettere che il libro è piaciuto molto anche a me: non credo sia un capolavoro, ma si è trattato di una lettura piacevole che, alla fine, mi ha anche commossa, e la Miller mostra la differenza tra fare retelling per sentito dire ed informarsi davvero su ciò che si va a ri-raccontare, ma ora passiamo al libro vero e proprio.
Ho trovato interessante che la prima persona usata sia quella di Patroclo, qui descritto come un ragazzo che vive la grande tragedia di essere Medio-Man in un mondo popolato da eroi greci e semi-divinità, ma più andavo avanti nella lettura più ero dell'idea che la storia di Achille - almeno in questa versione - potesse raccontarla solo lui (vi giuro che questa frase ha un senso se si è letto il libro).
Altra cosa che ho apprezzato è come l'autrice, pur parlando di una storia d'amore che tutti abbiamo quanto meno sospettato, non si sia gettata sull'insta love: si prende il tempo di presentarci i suoi personaggi. Li vediamo bambini, conoscersi, diventare amici e poi l'amicizia che diventa un rapporto fraterno e infine, con l'adolescenza, come diventi qualcos'altro. Non tanto una scoperta quanto una naturale evoluzione di un rapporto che era chiaro sarebbe andato a finire lì, appena i due avessero avuto l'età giusta. Insomma, la Miller ha messo in scena il loro amore in un modo che io ho percepito come molto naturale.
Ma la guerra di Troia? C'è, ma a sorpresa non copre la maggior parte del libro, visto che - come detto sopra - l'autrice considera la prima parte della vita due suoi eroi importante quanto quella che gli ha dato la gloria, e non l'ha vista male dato che questo finisce per far soffrire i lettori ancora di più per le metamorfosi che Patroclo e Achille subiranno a causa della prolungata guerra.
Insomma, siamo di fronte ad un libro che punta più sul lato umano dei personaggi che sulle scene d'azione, e va bene anche così (anche perché era quello che volevo e mi aspettavo).
Tra l'altro Madeline Miller non commette l'errore che commettono molti autori di YA quando si lanciano nei retelling, cioè quello di non considerare minimamente i personaggi secondari: qui ci sono, e sono caratterizzati bene. Teti è inquietantissima, e si vede quanto non sia umana e come interagire con gli umani non le piaccia: i suoi trascorsi con loro sono orribili a dir poco, e lei sembra proprio... disgustata dalla metà umana del figlio, che vorrebbe cancellare. In effetti tutta la parte divina del setting mi è piaciuta, e Chirone l'ho particolarmente apprezzato.
Ma il mio cuore appartiene a loro: Odisseo e Diomede. Il primo non ha bisogno di presentazioni, e il secondo di è conquistato il mio amore nell'Iliade perché è una bestia in grado di andare a menare gli dei. E non è che va a menare quelli piccoli, no, lui va contro Ares, lo ferisce, e sopravvive per raccontarlo.
Comunque, mi è piaciuto come l'autrice li abbia mantenuti ambigui perché ok, non sono cattivi, però non sono neanche del tutto dalla parte dei nostri eroi, e soprattutto Odisseo con le sue macchinazioni è dipinto davvero come qualcuno che non sai cosa pensa, cosa pensare di lui o se considerarlo un amico.
Non siamo, però, di fronte ad un libro perfetto: ho trovato la parte iniziale molto lenta, e per quanto abbia capito che voleva farci conoscere bene Patroclo prima di buttarlo nella mischia, secondo me la parte in cui Achille ancora non c'è poteva essere accorciata un po' dato che consiste in Patroclo che viene trattato male dal padre e si piange addosso e dopo un po' diventa ripetitivo.
Per il resto l'unica altra pecca che ho trovato è proprio Achille: per quanto si senta che la Miller conosce bene il mito, ho trovato la sua caratterizzazione un po'... diversa rispetto a quella che mi sarei aspettata. Per farla breve, non è l'arrogante altezzoso violento che tutti conosciamo e amiamo nell'Iliade: è un po'tanto troppo mimmo, e a me non piace quando tolgono i difetti a personaggi conosciuti per renderli più appetibili al pubblico generalista.
Però, alla fine, nel grande schema delle cose, se con questa versione un po' all'acqua di rose a qualche ragazzino viene voglia di leggere l'Iliade, ben venga.


Viewing all articles
Browse latest Browse all 944

Trending Articles