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L'ascesa dei re

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L'ascesa dei re, di C.S. Pacat.

Mi sento un disco rotto quanto parlo di questa serie.
Spoiler.

Damianos di Akielos è tornato.
Ora che la sua identità è stata svelata, Damen deve affrontare il suo padrone, Laurent, come Damianos di Akielos, l'uomo che il principe di Vere ha giurato di uccidere.
Sull'orlo di una battaglia epocale, il futuro dei loro due regni è in bilico. A sud, l'esercito di Kastor si sta radunando, mentre a nord le forze del reggente si mobilitano per la guerra. L'unica speranza di Damen è allearsi con Laurent per sconfiggere insieme i loro usurpatori. Ma anche se la fragile fiducia che condividono resisterà alla rivelazione della vera identità di Damen, sarà sufficiente per sventare l'ultimo e più spietato piano del reggente?

Sul serio, mi sento un disco rotto almeno per quanto riguarda l'aspetto oggettivo del libro: la Pacat, dopo il miglioramento tra il primo e il secondo volume, si è assestata. Non c'è un nuovo salto qualitativo, e lo stile rimane scarno con alcuni errori a metà tra il grottesco e l'esilarante - anche se ammetto che non so quanto sia colpa dell'autrice e quanta dell'adattamento.
Davvero, chi è responsabile delle virgole completamente a caso di questa frase?
Quando sollevò la testa, trasse godimento nel vedere lo sguardo che aveva acceso negli occhi di Govart, così come, chissà perché, si era goduto con un pizzico di masochismo, il ceffone.

Insomma, non posso dire niente di diverso da quanto abbia detto prima: scritto malino, guilty pleasure puro, più adatto ad un sito di fanfiction o un blog che alla pubblicazione, e sempre con l'impressione di fondo che in mano ad un autore o autrice più capace sarebbe stata una bella serie, senza se e senza ma.
Poi però c'è la parte soggettiva: L'ascesa dei re l'ho letto nel mood perfetto. Non mi aspettavo niente, me lo sono goduto per la lettura leggera che è... e ho sentito tantissimo la ship. Se prima Damen e Laurent mi piacevano ma non mi appassionavano, a questo giro la fangirl che è in me si è risvegliata dal suo sonno. Suppongo sia stato il cambio di dinamica tra i due: adesso che che Damen non è più uno schiavo, e i segreti sulla sua identità sono stati svelati, le carte in tavola sono state completamente rimescolate e ciò ha dato a Laurent l'occasione di fare marcia indietro totale nel loro rapporto personale, di tirare su i muri di nuovo e di premere a tavoletta sul passivo aggressivo.
Ciò mi ha permesso di notare una cosa, ossia che Damen non è solo incapace di una qualsiasi iniziativa in ambito politico (sul serio: ogni sua azione e la maggior parte delle situazioni in cui si trova sono una conseguenza di piani altrui, lui reagisce e basta), ma anche sul lato sentimentale le redini sono strettamente in mano a Laurent: è lui a decidere di aprirsi o mostrarsi vulnerabile, e quando non succede è perché interviene un elemento esterno (generalmente droghe o la sbornia del secolo). In tal senso non avere il pov di Laurent è un po' una fregatura perché non vediamo come e quanto Damen riesca ad influenzarlo.
Per quanto riguarda tutto ciò che non è una storia d'amore il livello rimane risibile, ma arrivata al terzo volume ho imparato a non aspettarmi niente di diverso dagli spunti da telenovelas come 'Jocasta è la copia sputata di Laurent, solo che ha le tette, quindi possiamo vestirlo come lei per Piani Geniali Vari', o il fatto che lei ha avuto un figlio che prima è di Castor, poi di Damen, poi no, scherzavo, è di Castor.
La cosa meravigliosa è che questo bambino diventa la moneta di scambio degli usurpatori (ce l'hanno loro, e per proteggerlo i nostri sono costretti a scendere a patti), ma è talmente tanto un plot device che non solo la Pacat non ha avuto le palle di renderlo davvero figlio di Damen, ma nemmeno lo vediamo mai. Per quello che ne sappiamo potrebbe non esistere.
Tuttavia niente può battere il magico momento in cui a sconfiggere il perfido reggente - fonte di tutti i mali che la cosa meno dannosa che ha fatto è stata violentare Laurent quando era un bambino - arriva la lettera del fratello morto di un personaggio secondario che racconta per filo e per segno tutti i suoi tradimenti.
La stessa Pacat non ha trovato un modo credibile in sui i suoi eroi potessero sconfiggere la loro nemesi, ha dovuto far piovere dal cielo la confessione di un tizio a caso per poterci riuscire, roba che ammazza il pathos come non mai, ma io ero talmente presa bene che ci ho riso di gusto, anche perché il Reggente si è visto talmente poco che chissené di come muore: meglio ridere dell'assurdità del tutto.
A rendere amare le mie risate, però, è stata la frettolosità con cui è stata gestita tutta la parte finale della storia: lì siamo tornati ai livelli del primo volume, di nuovo ho avuto la netta impressione che alla Pacat importasse relativamente poco di come chiudere la storia.
Già il processo a Laurent è stato una delusione, ma soprattutto lo scontro tra Damen e Castor è imbarazzante nel suo essere un palloncino che si sgonfia senza scoppiare: due parole in croce, niente o quasi che potesse farci capire chi è Castor, al di là di quanto detto da Damen... mi aspettavo molto di più, soprattutto perché lui al fratello voleva bene, si fidava e ha sofferto per il suo tradimento.
Tuttavia ero ancora disposta a dare tre stelline al libro, ma poi c'è stato il finale.
O meglio, non c'è stato.
Vedete, L'ascesa dei re finisce e basta, senza chiudere nessuna storyline a parte il Reggente e Castor: non sappiamo come si organizzeranno i due regni ora che sono - teoricamente - in pace. Non sappiamo come Damen abolirà la schiavitù ad Akielos. Non sappiamo come finirà la relazione tra Damen e Laurent. Non sappiamo cosa succederà ai personaggi secondari.
Però se volete c'è l'epilogo in vendita come novella a parte.
Capite perché gli ho dato una stellina in preda al sacro furore, vero?
Alla fine questa serie è come il suonatore di trombette: non è la musica, è l'esecuzione, e non puoi smettere di guardarlo.


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