Dolores Claiborne, di Stephen King.
Credo che Stephen King stia tornando ad essere una presenza costante delle mia vita da lettrice.
Dolores Clairborne è una anziana rompiscatole yankee che adesso si trova a doversi discolpare, davanti alla polizia, per la fine misteriosa di Vera Donovan, la ricca invalida di cui era la governante. Ma a Little Tall Island molti si chiedono ancora cosa sia realmente successo in quel giorno spettrale di trent'anni prima - che coincise con un'eclissi totale - in cui morì suo marito. Per difendersi, Dolores si lancia in un racconto trascinante, un avvincente monologo in cui ripercorre la sua tormentata e terribile esistenza.
Da ragazzina ho sempre evitato questo libro: non prometteva mostri o creature sovrannaturali, e a quattordici-quindici anni poche cose mi attiravano meno che il racconto di una vecchia. Dopo averlo letto posso dire di aver fatto bene: non credo proprio che a quell'età sarei stata capace di apprezzare Dolores Claiborne come merita.
Perchè questo libro l'ho trovato bellissimo, e per me è allo stesso livello di opere di King quali IT o L'ombra dello scorpione.
La prima cosa di cui devo parlare è lo stile: come dice la quarta di copertina, si tratta di un lungo monologo: noi sentiamo solo la voce di Dolores, anche quando le vengono fatte delle domande o viene interrotta, noi abbiamo solo le sue risposte. La cosa non interferisce nel piacere della lettura, è solo leggermente strano all'inizio ma tempo due pagine e ci si abitua benissimo.
Per quanto riguarda il resto, questo è un libro dove non riesco a trovare difetti: suppongo che ne abbia perché non credo nella perfezione, ma ora come ora non me ne viene in mente nemmeno uno. Dolores è una narratrice formidabile, una donna forte, complessa nella sua semplicità: la sua vita rientra nella categoria "terribile, resa ancora più terribile dal fatto di essere normale" (<- parafrasando una frase di Terry Pratchett, perché quell'uomo era un genio e sono riuscita a nominarlo in una recensione di King, capite il mio amore). Sposata ad un uomo violento con problemi legati al bere e con tre figli a cui assicurare un futuro più roseo, la nostra protagonista è una donna che si è spaccata la schiena per fare le cose migliori, le più giuste, consapevole che per ogni scelta c'è un prezzo da pagare che - a volte - viene pagato degli innocenti.
Il suo matrimonio con Joe, che non viene reso migliore dalla mancanza di abusi fisici; il rapporto complicato coi figli, a cui non riesce a dedicare abbastanza tempo per via del lavoro; gli errori che non si possono rimediare; il rapporto di amore-odio, rispetto-disprezzo con Vera Donovan sono il cuore pulsante del libro: è quasi impossibile credere che Dolores non esista, che nessuno dei personaggi qui presenti sia una persona reale, tale è la forza trascinante di questo racconto.
Un altro punto a favore è che nonostante la storia sia narrata in prima persona, e quindi ci sia solo il punto di vista - e la versione - di Dolores... ecco, nonostante questo ogni personaggio è tratteggiato a tutto tondo. King è così bravo da aver mantenuto l'ambiguità a prescindere dallo stile scelto.
Ma l'horror? Allora, più che spaventoso questo libro è angosciante e inquietante: ci sono cose che potrebbero essere paranormali, ma più per la mano che ha tenuto la penna che per le implicazioni della trama,: in fin dei conti Stephen King può piacere o non piacere, ma non si può dire che non sappia creare inquietudine oltre che terrore, soprattutto se può giocare con elementi come una eclissi totale di sole e i deliri di un'anziana malata con gravi problemi cognitivi.
La tensione è costruita ad arte: sappiamo cosa succederà, quale sarà il climax (è la stessa Dolores a dirlo nelle prime pagine), ma non sappiamo come e perché, né quale sia stato il coinvolgimento di Vera. Tutto in noi si protende verso quel momento, e quando arriva è impossibile distogliere lo sguardo. Seriamente, questo è stato un libro che mi sono portata a tavola da quanto mi aveva presa.
L'ultima volta credo di averlo fatto a dodici anni.
Sinceramente non credo di riuscire a scrivere altro, e non posso consigliarvi abbastanza di leggerlo.
Però a chi l'ha letto posso mostrare la cover meno adatta di sempre: non le abbiamo solo noi a quanto pare.
Credo che Stephen King stia tornando ad essere una presenza costante delle mia vita da lettrice.
Dolores Clairborne è una anziana rompiscatole yankee che adesso si trova a doversi discolpare, davanti alla polizia, per la fine misteriosa di Vera Donovan, la ricca invalida di cui era la governante. Ma a Little Tall Island molti si chiedono ancora cosa sia realmente successo in quel giorno spettrale di trent'anni prima - che coincise con un'eclissi totale - in cui morì suo marito. Per difendersi, Dolores si lancia in un racconto trascinante, un avvincente monologo in cui ripercorre la sua tormentata e terribile esistenza.
Da ragazzina ho sempre evitato questo libro: non prometteva mostri o creature sovrannaturali, e a quattordici-quindici anni poche cose mi attiravano meno che il racconto di una vecchia. Dopo averlo letto posso dire di aver fatto bene: non credo proprio che a quell'età sarei stata capace di apprezzare Dolores Claiborne come merita.
Perchè questo libro l'ho trovato bellissimo, e per me è allo stesso livello di opere di King quali IT o L'ombra dello scorpione.

Per quanto riguarda il resto, questo è un libro dove non riesco a trovare difetti: suppongo che ne abbia perché non credo nella perfezione, ma ora come ora non me ne viene in mente nemmeno uno. Dolores è una narratrice formidabile, una donna forte, complessa nella sua semplicità: la sua vita rientra nella categoria "terribile, resa ancora più terribile dal fatto di essere normale" (<- parafrasando una frase di Terry Pratchett, perché quell'uomo era un genio e sono riuscita a nominarlo in una recensione di King, capite il mio amore). Sposata ad un uomo violento con problemi legati al bere e con tre figli a cui assicurare un futuro più roseo, la nostra protagonista è una donna che si è spaccata la schiena per fare le cose migliori, le più giuste, consapevole che per ogni scelta c'è un prezzo da pagare che - a volte - viene pagato degli innocenti.
Il suo matrimonio con Joe, che non viene reso migliore dalla mancanza di abusi fisici; il rapporto complicato coi figli, a cui non riesce a dedicare abbastanza tempo per via del lavoro; gli errori che non si possono rimediare; il rapporto di amore-odio, rispetto-disprezzo con Vera Donovan sono il cuore pulsante del libro: è quasi impossibile credere che Dolores non esista, che nessuno dei personaggi qui presenti sia una persona reale, tale è la forza trascinante di questo racconto.
Un altro punto a favore è che nonostante la storia sia narrata in prima persona, e quindi ci sia solo il punto di vista - e la versione - di Dolores... ecco, nonostante questo ogni personaggio è tratteggiato a tutto tondo. King è così bravo da aver mantenuto l'ambiguità a prescindere dallo stile scelto.
Ma l'horror? Allora, più che spaventoso questo libro è angosciante e inquietante: ci sono cose che potrebbero essere paranormali, ma più per la mano che ha tenuto la penna che per le implicazioni della trama,: in fin dei conti Stephen King può piacere o non piacere, ma non si può dire che non sappia creare inquietudine oltre che terrore, soprattutto se può giocare con elementi come una eclissi totale di sole e i deliri di un'anziana malata con gravi problemi cognitivi.
La tensione è costruita ad arte: sappiamo cosa succederà, quale sarà il climax (è la stessa Dolores a dirlo nelle prime pagine), ma non sappiamo come e perché, né quale sia stato il coinvolgimento di Vera. Tutto in noi si protende verso quel momento, e quando arriva è impossibile distogliere lo sguardo. Seriamente, questo è stato un libro che mi sono portata a tavola da quanto mi aveva presa.
L'ultima volta credo di averlo fatto a dodici anni.
Sinceramente non credo di riuscire a scrivere altro, e non posso consigliarvi abbastanza di leggerlo.
Però a chi l'ha letto posso mostrare la cover meno adatta di sempre: non le abbiamo solo noi a quanto pare.